GENOVA – «Se vinciamo le elezioni, dopo i primi 5 anni di mandato non ho intenzione di rimanere in quel posto. E voi sapete che quando dico una cosa, la mantengo». Romano Prodi rilancia, in una strategia che segna la sua campagna. Così getta in campo il proprio progetto, poi promette quel che «io sento in modo molto profondo». Andarsene dopo aver governato un quinquennio.
Il suo impegno il Professore lo prende da “federatore”, come si definisce, per ritornare sulla polemica con Rutelli, per chiedere scusa delle «intemperanze giovanili», senza rimangiarsi i messaggi politici, rivendicando il ruolo di «arbitro» e quindi il dovere di «parlare in modo aperto» come si fa «in tutte le famiglie», «essere brutale e sincero con tutti». Questo, afferma, è il senso delle consultazioni primarie per il candidato premier del centrosinistra. «Chi ha qualcosa da dire lo dica adesso e poi taccia per sempre» lancia fra grandi applausi alla Festa dell´Unità. Ezio Mauro lo stringe a spiegarsi su tutto, a raccontare programmi, amicizie e inimicizie.
«Quel che ho detto a Piero Fassino e a Francesco Rutelli lo dico a tutti voi. E così l´impegno diventa ancora più solenne» dice Prodi, guardando al leader in prima fila che alla fine gli solleverà il braccio urlando «facci vincere» e a quello che sabato gli risponderà dalla Festa della Margherita. Rivolgendosi alla folla nel tendone e agli italiani che «vogliono il cambiamento del paese.
«Ma l´insoddisfazione non basta a farci vincere». E dall´intervista con il direttore di Repubblica discende in un´ora e mezzo la visione, i progetti presenti e futuri di Prodi.
Leader bollito? «In fondo sono coerente. Mi hanno chiamato Mortadella, l´unico prodotto di salumeria cotto. Come Mortadella abbiamo vinto, come Bollito faremo ancora meglio». Una frecciata «scherzosa» a chi come Dario Franceschini chiede un cambio generazionale: «In verità chi sostiene queste cose, ha cominciato a far politica 15 anni prima di me».
Ulivo e partiti «Se ho una tessera? In specifico no. Ho la tessera n.1 dell´Ulivo, piccina, la conservo, le voglio molto bene». Cambiare il nome Ulivo per la futura coalizione? «Ma è un marchio che va così bene! Ci abbiamo vinto, ci sono molto affezionato». Poi spiega: «Se vinceremo, quello che farò non sarà un governo contro i partiti: ci sono delle regole, i partiti propongono e discutono, poi ci sono dei momenti delicati in cui la forza del premier dovrà essere decisiva e rilevante. Definire me l´antipartito è un´invenzione bella e buona».
Primarie «Vanno fatte un anno prima delle elezioni per ripulire il pavimento dal sangue. Come in America vedono una lotta tra più persone, uno rimane e gli altri cadono e poi tutti insieme lottano per la vittoria. Da noi le primarie servono per mobilitare, per aprire un gran dibattito e nominare un candidato. Non servono per pesare i partiti con il bilancino proporzionale: se ragioniamo in quest´ottica sbagliamo del tutto. Nel ?96 abbiamo vinto perché avevamo migliaia di persone che hanno girato l´Italia e spinto un pullman scassato. O si hanno i soldi e le televisioni o si ha il cuore».
Margherita «Quella con Rutelli è una discussione in famiglia, credo che nell´incontro di lunedì tutto sarà chiarito e si potrà avere una posizione comune. Se non si portano i problemi sul tavolo, non si possono risolvere e si creano sottintesi che danneggiano la coalizione in futuro».
Rutelli definito da Prodi “bello guaglione”? «Lasciamo stare le mie intemperanze giovanili, sono parte del dibattito politico. Non c´è nessun fatto personale o di diversità radicale. Ho il diritto di parlare delle cose della Margherita: sono tra i fondatori, fa parte della mia storia e della mia vita».
Ds «Non è vero che da parte mia ci sia una preferenza o un arbitraggio non oggettivo. Il mio compito e la mia responsabilità sono di arbitrare l´intera coalizione».
Come battere Berlusconi «Prima di tutto non nominandolo mai, da´ il 10% della vittoria. Un 20% viene da una critica serrata di quel che ha fatto questo governo. Il 70 dal programma e dalla scelta degli uomini. L´Italia ha paura, ha perso fiducia, gioia di vivere. Dobbiamo saper mobilitare chi ha 23-35 anni e che non può essere considerato eterno adolescente, ridare al paese il senso della solidarietà e dell´equità». «Le imposte non sono diminuite, ma è aumentata l´iniquità: sono rimaste almeno alte di quando noi eravamo al governo, ma noi con quelle abbiamo risanato il paese. Loro l´hanno distrutto».
Prodi-Berlusconi: simul stabunt, simul cadent? «Veramente se cade lui io resto in piedi. Se cado io, non so».