La soddisfazione è generale: così vicina all’unanimità da far pensare che qualcuno sia più contento degli altri, pur non dandolo a vedere. Il ritorno di Romano Prodi ad una riunione del centrosinistra si chiude con un sì alla federazione che ha proposto; un altro sì alle primarie, che vuole per benedire la propria investitura; con un coro compatto a procedere uniti verso le regionali del 2005 e le politiche del 2006. E con la convocazione dei capi dell’opposizione il 4 ottobre prossimo. Ma è come se l’operazione «avanti tutta» fosse frenata e condizionata dai tempi dei partiti alleati; in particolare dei Ds, che hanno il congresso fra quattro mesi. Certe contraddizioni nel testo finale si spiegano soprattutto su questo sfondo: non esplicitato, ma incombente. Così, il presidente della Commissione Ue annuncia che «l’orientamento» è di votare per le primarie nell’ottobre del 2005. Eppure, in precedenza Prodi aveva insistito perché si celebrassero entro il gennaio prossimo. Quanto alla federazione dei partiti prodiani, si farà ma a deciderla saranno loro, ha aggiunto: una presa d’atto che i ds non sono disposti ad assecondare il progetto senza ricevere il «via libera» congressuale; ma anche che le resistenze nella Margherita rimangono. D’altronde, dirigenti come Massimo D’Alema avevano lanciato più di un segnale di nervosismo contro le primarie. Ma non perché non vogliano Prodi candidato. La ragione era più prosaica: l’insidia di un duello fra il fondatore dell’Ulivo e il segretario di Rc, Fausto Bertinotti. Le primarie subito significherebbero infatti Prodi sugli altari; Bertinotti sugli altarini, battuto ma con un consenso superiore alla consistenza di Rc; e i Ds schiacciati da una sfida dall’esito scontato. Emerge così un Professore duttile, che non forza i tempi. Anzi, adatta il passo a quello degli alleati: e loro ringraziano. Il segretario ds, Fassino, sottolinea che «le primarie in autunno sono un’idea di Prodi». Il presidente della Margherita, Rutelli, archivia le polemiche e parla di «raccolto ricchissimo»: anche perché sulla lista unitaria alle Regionali ha ottenuto che sia decisa «in base alle leggi elettorali e alle convenienze nelle singole Regioni». La convinzione del Professore è che alla fine verrà confermata l’inesistenza di un candidato alternativo; e che compatterà un’alleanza con problemi vistosi di omogeneità. La chiusura del dialogo con il centrodestra sul federalismo già gli procura il primo applauso; e i battimani aumentano quando Prodi spinge per il referendum. Ma l’altro sulla fecondazione assistita, voluto dalla sinistra ma non da lui, crea un contrasto palese. La questione più vistosa, tuttavia, resta la politica estera. A fine ottobre, Prodi parteciperà alla firma della Costituzione europea a Roma. Lo stesso giorno, Bertinotti e una parte della sinistra manifesteranno contro: ieri, alla festa di Liberazione, il segretario di Rc ha definito la Costituzione Ue «un gambero senz’anima». Eppure, lui e Prodi hanno giurato che saranno alleati.