TRE VOLTE il Milan, un governo che a portarlo in trasferta ci vogliono due pullman. Berlusconi è sempre stato magnanimo, coi suoi: per Natale tapis roulant, per il varo del bis un giro al governo per tutti.
Novantanove tra sottosegretari e ministri, che poi è come dire cento: è come quando ti vendono le pentole a 9.90 con una moneta di resto. C’è qualche inconveniente, a stare lì in novantanove.
Bisogna giurare in coro per non metterci tre ore, per esempio, e stare in piedi in aula perché non c’è posto a sedere per tutti ma non fa niente: si parla in coro, se serve, ci si stringe qui sotto il nuovo tetto del Partito Unico, tra le pareti della grande nuova casa comune che Berlusconi è venuto ad annunciare.
Follini l’ex dc lo ascolta muto, si vede benissimo che preferiva una multiproprietà ma non può farci niente, non è lui che guida.
La foto del giorno è quella del premier che invita i 63 sottosegretari e i 9 viceministri a giurare tutti insieme agitando le braccia come un direttore d’orchestra – “al mio via” – sotto lo sguardo allibito degli anziani funzionari di palazzo. Non s’era mai visto, in tanti anni. “Si vota a maggio del 2006 perciò avete tredici mesi di lavoro”, questi sono gli auguri.
Letta giura per primo poi fa il giro di tavolo e officia il rito: ecco, si giuri, un due tre, al nostro via. Ma il governo del Nord è un governo del fare, queste cerimonie sono inutili perdite di tempo sono solo formalismi, i sottosegretari son contenti anche così è entrato anche il socialista Del Bue, ci sono momenti di commozione, andiamo avanti.