DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Una minoranza atlantista? Romano Prodi sgrana gli occhi, agita le mani come a dire: per carità, lasciamo perdere. Quindi sibila: « Li possiamo chiamare un ramo dell’Ulivo, anzi, un rametto… » . Rutelli, Marini e la pattuglia dei dissidenti in materia irachena, visti da qui, dall’hotel parigino dove da quattro giorni ha messo radici il leader dell’Unione, danno l’impressione di una nuvola passeggera in una giornata di sole: « Cose che rientrano nella normale dialettica — sospira il Professore — e che non turbano la forza della decisione dell’Ulivo » . Sarà la lontananza da Roma o forse inaspettate doti da mimo, ma Romano Prodi non ha per niente la faccia di uno che si sente sotto schiaffo: « Oggi l’Ulivo, da progetto che era, è diventato soggetto politico » . Poi confessa di non essere neanche del tutto informato sui numeri dei votanti e dei contrari all’assemblea dei parlamentari: « Mi dicono 32… » butta lì. Tanto, aggiunge, « quello che conta è il risultato » . E, cioè, che « c’è stata una grande, fortissima maggioranza » , resa ancora più significativa « dai voti contrari e dalla seria trasversalità che ha caratterizzato il confronto » . Insomma, sfreccia il Professore, « test pienamente superato dalla Federazione, nonostante la materia irachena fosse tra le più delicate » . E ora, avanti tutta: in Senato. « Dove naturalmente si andrà compatti al voto » : un no rotondo alla missione, e stavolta non sono ammesse scorciatoie.
Ma quel « rametto d’Ulivo » , sul quale da ieri sono appollaiati Rutelli e Marini, resta comunque lì, ombra dispettosa, insistente. E allora il capo dell’Unione, trascinato in argomento, comincia a scoprire le carte. Ammette che il pronunciamento rutelliano « ha evidentemente un significato particolare » . Non arriva a dire che non se lo aspettava, questo no. Però « un po’ sorpreso » è rimasto. Perché, spiega, « nella riunione dei capi delegazione non c’era stata alcuna espressione contraria, anche se, evidentemente, c’erano delle riserve mentali » . Che poi lui stesso abbia avuto sentore delle dissociazioni in corso, « anche perché con Marini e Rutelli sono stato in contatto fino all’ultimo » , cambia di poco la sostanza. Comunque qualche frecciatina all’indirizzo dei dissidenti, il Professore non se la nega. Prima, scherzoso: « Se i contrari fossero stati ancora meno di quello che sono, qualcuno poi avrebbe parlato di maggioranza bulgara, meglio così… » . Poi, serio: « La sostanza è che l’Ulivo ha preso una direzione e alcune frange, pur se motivate e serie, un’altra » .
Basta così, comunque. Meglio concentrarsi su Berlusconi, che nelle stesse ore sta sparando pesante in Senato sul no iracheno del centrosinistra: « Ma come fa a dire certe cose! — sbotta il capo dell’Unione — Proprio adesso che c’è una corsa al ritiro da parte di tanti Paesi e che anche negli Stati Uniti il dibattito sta esplodendo… » . La verità, aggiunge, è che « tra noi e i nostri avversari c’è un abisso quanto a democrazia e dialettica: è un confronto che ha addirittura del surreale » . Prodi ha fretta: lo attendono all’Alta scuola del commercio, dove è pronto per lui un diploma d’onore come quelli ricevuti in passato da Gorbaciov, Kohl, Delors, Giscard d’Estaing. L’ultimo pensiero è per i radicali: « So che la Bonino mi ha portato in ufficio un mazzo di rose: grazie di cuore, ma i fiori non parlano… » . Se non è un addio, poco ci manca.