Non credo che la novità proposta di Cofferati sia quella di dare al Pd una struttura federale a base regionale, ma quella di organizzare il partito a partire dal riconoscimento che il Paese è articolato in macroregioni. Se l’idea di articolare il Partito in strutture regionali autonome non è certo nuova ed è in qualche modo da considerate un dato acquisito anche a livello statutario, nemmeno l’articolazione del Paese in macroregioni è tuttavia nuova. Oggetto a lungo del dibattito degli studiosi di scienze sociali a livello analitico, le macroregioni dopo una prima formulazione della Fondazione Agnelli negli anni ’80 divennero il fulcro della proposta della Lega fin dalla sua fondazione anche col contributo della riflessione del professor Miglio.
E’ a questo che fanno riferimento i sostenitori del Pd del Nord, con la variante di Cofferati allargata all’Emilia? Qual è il senso della loro proposta? Articolare il Partito in corrispondenza alla articolazione del Paese? E, poichè un partito è sempre una anticipazione dello Stato che si intende costruire, articolare il Partito per articolare lo Stato? Se così fosse non sarebbe questa una proposta da poco. Non è una cosa da poco. E’ anzi proprio a causa della natura eversiva di questa proposta e quindi a causa della sua inaccoglibilità nel quadro costituzione attuale, che Bossi, guidato dall’antico principio che in politica invita i realisti a chiedere l’impossibile, individuò in essa la garanzia della inestinguibilità della ragione sociale della Lega Nord. Tutte le idee sono utili alla riflessione comune soprattutto in un passaggio impegnativo quale quello aperto al Partito Democratico dal recente risultato. Bisogna tuttavia essere consapevoli di ciò che si dice e pesare attentamente le parole. La mia precedente esperienza di analista elettorale mi sconsiglia tuttavia di chiedere alla lettura dei dati più di quello che essa può dare, e in particolare di scambiare le analisi sui movimenti di voto con le congetture sul loro perchè.
La attività attuale mi sconsiglia poi ancor più di inseguire la Lega sul suo terreno alla ricerca della pecorella perduta. Se non si sta attenti può infatti accadere che oltre alla pecorella perduta si finisca per perdere il gregge lasciato incustodito alle nostre spalle. Il problema a noi difronte non è infatti riconoscere se esista una o molte Padanie, ma come comporre le molte voci che in essa convivono con quella di altre regioni. Chi propone una macroregione deve infatti farsi carico di come organizzare anche il resto del Paese. Chiedersi cosa fare del Nord senza chiedersi cosa fare dell’Italia è velleitario o irresponsabile, perchè dimentica che oltre alle diverse regioni, macroregioni o microregioni che esse siano, esiste il Mondo. Esiste un Mondo che ci interpella con offerte e minacce. E a questo Mondo la nostra Repubblica deve dare una risposta attraverso l’Europa.
Prima di inseguire irresponsabilmente gli umori leghisti il Pd deve approfondire le scelte alle quali ha affidato la novità della sua identità di partito nuovo. Perchè mai avremmo dato i colori nazionali al nostro simbolo? Perchè mai Veltroni avrebbe deciso di rompere sui palchi del suo lungo viaggio affidandosi alla sola compagnia della bandiera italiana? Perchè mai avremmo deciso di concludere i nostri incontri col canto corale di Fratelli d’Italia? Se non per ricordare che il Pd vuole essere una risposta alla chiamata che viene dal Mondo? Se non ribadire che in questo Mondo ci vogliamo stare come Italia oltre che come italiani? Prima di sostituire alle nuove illusioni illusioni nuovissime, non è il caso regalarsi un tempo di rilessione e stare intanto a quelle che dovrebbero essere convinzioni profonde?