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16 Gennaio 2006

Partito Democratico: Prodi e l’occasione da non perdere

Autore: Michele Salvati
Fonte: Corriere della Sera

Aggrediti come partito sulla questione Unipol, era difficile per i Ds
non rispondere come partito, e questo hanno fatto nella riunione della
Direzione di mercoledì scorso. Spazio per riconfermare l’impegno alla
fusione delle forze riformistiche in un Partito democratico non è stato
trovato: insistere troppo su questo tema, forse così si è pensato,
oltre a irritare le sinistre interne poteva essere inteso come
un’ammissione di debolezza e di colpa, come se ci fosse il bisogno di
cambiar pelle per difendere un onore che non poteva essere difeso nella
pelle vecchia.

Benissimo, l’onore è stato difeso nella pelle
vecchia. Ma della pelle nuova c’è bisogno, e per tutt’altri motivi, non
per nascondersi dietro un riparo, ma per attaccare con maggior forza.
Per i motivi che tanti vanno ripetendo da una decina d’anni e sempre
più insistentemente negli ultimi mesi, a mano a mano che ci si avvicina
alla scadenza elettorale. Io non penso che lo straordinario risultato
delle primarie dell’ottobre scorso equivalga a una domanda esplicita e
consapevole di Partito democratico: si è trattato di una investitura di
Romano Prodi e di una domanda di unità del centrosinistra. Ma si è
trattato anche di una grande occasione per capitani coraggiosi: la
palla poteva essere presa al balzo, alla domanda generica di unità si
poteva dare una risposta specifica, passi potevano essere fatti che
rendessero la fondazione del Partito democratico una decisione
irreversibile e a breve scadenza. I nostri capitani coraggiosi o non
c’erano o erano distratti. La lista unica alla Camera non impegna
nessuno e si va alle elezioni tra litigi aperti, fraintendimenti e
sospetti: il programma dell’Unione è criticato dalle sinistre, molti Ds
partecipano alla manifestazione per i Pacs che la
Margherita contesta, e si potrebbe continuare. Se i partiti sono divisi, se
sono immersi in un ambiente proporzionale che premia la divisione, che altro
ci si può aspettare?
Romano Prodi, nella sua lettera aperta, chiede di «affrettare con decisioni
concrete il cammino verso il Partito democratico», di «procedere subito e
ovunque» alla sua costruzione. Espressioni comprensibilmente generiche. Ma
poi ha aggiunto nelle dichiarazioni di andarsi a leggere l\’articolo di Ilvo
Diamanti su Repubblica.

E qui si fanno affermazioni più specifiche: che, per i Ds e Margherita,
presentarsi in una lista unica alla Camera e in liste distinte al Senato
genera solo confusione. Che non contribuisce a dare agli elettori la
certezza che il Partito democratico si farà, e a scadenza breve. E che è
questa la certezza che deve essere data.

Diamanti stesso si rende conto che un cambio di tattica a dodici settimane
dalla scadenza elettorale, la presentazione di liste unitarie sia alla
Camera che al Senato, è probabilmente chiedere troppo a capitani che
coraggiosi non sono. Forse un ultimo rimedio potrebbe ancora esserci, anche
per chi è consapevole di non saper resistere alle tentazioni: quello
adottato da Ulisse, farsi legare ben stretto all\’albero della nave contro le
sirene del proporzionale. La direzione di mercoledì scorso non era per i Ds
l\’occasione giusta, e va bene. Ma sia i Ds che la Margherita, e poi tutti i
partiti che ci stanno, potrebbero convocare i loro organismi rappresentativi
più allargati e impegnarsi in modo solenne ad avviare un processo
costituente subito dopo le elezioni e a concluderlo in data ravvicinata.

Basterà a dare agli elettori la convinzione che il Partito democratico si
farà e sarà guidato da Prodi? Non lo so. Ma se i partiti resistono sia alla
presentazione di liste comuni in entrambi i rami del Parlamento, sia
sull\’impegno costituente subito, credo che al candidato premier non resti
che subire un accordo tra partiti che passa sulla sua testa o usare la bomba
atomica che da sempre possiede, la presentazione di liste Prodi che si
aggiungano alle liste dei partiti: nelle dichiarazioni di ieri ci sono frasi
che non escludono questa possibilità. Che cosa succederebbe se la bomba
atomica venisse sganciata, è difficile prevedere.

L\’onore dei Ds è stato difeso dalla pelle vecchia. Ora serve quella nuova Il
Professore potrebbe usare la bomba atomica: liste col suo nome

16 gennaio 2006

sono immersi in un ambiente proporzionale che premia la divisione, che altro ci si può aspettare?

Romano
Prodi, nella sua lettera aperta, chiede di «affrettare con decisioni
concrete il cammino verso il Partito democratico», di «procedere subito
e ovunque» alla sua costruzione. Espressioni comprensibilmente
generiche. Ma poi ha aggiunto nelle dichiarazioni di andarsi a leggere
l’articolo di Ilvo Diamanti su Repubblica.

E qui si fanno
affermazioni più specifiche: che, per i Ds e Margherita, presentarsi in
una lista unica alla Camera e in liste distinte al Senato genera solo
confusione. Che non contribuisce a dare agli elettori la certezza che
il Partito democratico si farà, e a scadenza breve. E che è questa la
certezza che deve essere data.

Diamanti stesso si rende conto
che un cambio di tattica a dodici settimane dalla scadenza elettorale,
la presentazione di liste unitarie sia alla Camera che al Senato, è
probabilmente chiedere troppo a capitani che coraggiosi non sono. Forse
un ultimo rimedio potrebbe ancora esserci, anche per chi è consapevole
di non saper resistere alle tentazioni: quello adottato da Ulisse,
farsi legare ben stretto all’albero della nave contro le sirene del
proporzionale. La direzione di mercoledì scorso non era per i Ds
l’occasione giusta, e va bene. Ma sia i Ds che la Margherita, e poi
tutti i partiti che ci stanno, potrebbero convocare i loro organismi
rappresentativi più allargati e impegnarsi in modo solenne ad avviare
un processo costituente subito dopo le elezioni e a concluderlo in data
ravvicinata.

Basterà a dare agli elettori la convinzione che il
Partito democratico si farà e sarà guidato da Prodi? Non lo so. Ma se i
partiti resistono sia alla presentazione di liste comuni in entrambi i
rami del Parlamento, sia sull’impegno costituente subito, credo che al
candidato premier non resti che subire un accordo tra partiti che passa
sulla sua testa o usare la bomba atomica che da sempre possiede, la
presentazione di liste Prodi che si aggiungano alle liste dei partiti:
nelle dichiarazioni di ieri ci sono frasi che non escludono questa
possibilità. Che cosa succederebbe se la bomba atomica venisse
sganciata, è difficile prevedere.

L’onore dei Ds è stato difeso
dalla pelle vecchia. Ora serve quella nuova Il Professore potrebbe
usare la bomba atomica: liste col suo nome.