2222
9 Luglio 2007

Parisi si candida alle primarie. “La corsa solitaria fa male al Pd”

Autore: Giovanna Casadio
Fonte: La Repubblica

Arturo
Parisi lancia l’offensiva per le primarie del Partito democratico. Mentre
Enrico Letta scalda i motori (ma prende tempo) per la sfida del 14 ottobre a
Walter Veltroni alla guida del Pd, è il ministro della Difesa a porre
l’ultimatum: «In assenza di altri candidati, sempre che ce ne siano le
condizioni e che si possa giocare ad armi pari, per amore di verità e per il
bene del progetto, la mia candidatura è da ritenersi in campo».

Parole
ponderate che Parisi dirà al “comitato dei 45”, mercoledì, a meno che nelle
prossime quarantott’ore, Letta o Rosy Bindi non decidano di scendere in
gara. «Certo chi parteciperebbe mai a una gara nella quale è stato già
proclamato il vincitore? – ragiona il leader ulivista che sul Pd ha sempre
scommesso – Ma abbiamo bisogno di verità non di unanimismo». Sono giornate
di incontri, di scaramucce e anche di assemblee in giro per l?Italia sia per
il candidato segretario del Pd, Veltroni (giovedì a Modena per la lezione di
politica) che del suo numero due, Dario Franceschini. Franceschini oggi è in
Calabria, a Pizzo Calabro prima e a Cosenza, poi. Visiterà un centro di
eccellenza; lavoratori in difficoltà; l’università e i giovani del
volontariato: una sequenza di contatti decisa con Veltroni. Costituiscono,
come spiega Franceschini, la chiave delle priorità per il futuro
Pd.

Intanto la fibrillazione sulle candidature continua. La decisione
definitiva sulle regole dovrebbe comunque costituire una sorta di “dead
line”: una volta stabilito se ci possono essere una o più liste a sostegno
del candidato segretario nazionale, non ci sono più alibi per mantenere la
riserva. Dovrebbe rinunciare alla corsa Pierluigi Bersani, il diessino
ministro dello Sviluppo economico. Ha sentito il segretario del partito,
Piero Fassino più volte e, pur mantenendo un margine di incertezza, sembra
puntare piuttosto a una lista (per Veltroni) ma connotata in modo deciso su
imprese, Nord e lavoro. Giovedì al più tardi dovrebbe comunque prendere una

decisione definitiva. Diverso discorso per Letta. Marco Stradiotto, il
sottosegretario allo Sviluppo economico, uno degli amici a lui più vicini,
afferma che «Enrico ha voglia di tirare fuori le unghie». Più d?una
controindicazione, non ultimo il ruolo nel governo. A confortare chi vuole
più di un candidato segretario in corsa per il Pd, c?è il sondaggio Ipsos
pubblicato sul Sole 24 ore di sabato: il 62% degli elettori del Pd
intervistati è convinto che «dovrebbe esserci più di un candidato» in corsa
per poter scegliere.

«Se dovessi scommettere vedrei in gara Veltroni,
Letta e Furio Colombo», azzarda Maurizio Migliavacca, della segreteria Ds.
Saranno Migliavacca, Antonello Soro (il coordinatore della Margherita) e il
prodiano Mario Barbi a vedersi domani per limare la bozza di regole da
sottoporre ai 45. I nodi aperti restano appunto il numero delle liste da
collegare al candidato segretario alle primarie e l?elezione delle
costituenti e dei segretari regionali. Nonostante il dissenso dei parisiani,
sembra però che il criterio destinato a passare sia quello di una pluralità
di liste per ciascun leader. Ma alto sarà lo sbarramento per presentarle:
almeno 100/150 firme in ciascun collegio. Un candidato segretario deve poi
avere raccolto 3.000 firme in almeno 5 regioni. Infine, la Bindi. Per una
candidatura femminile a segretario si battono “le democratiche”, la rete di
donne per il Pd di cui fanno parte Tina Anselmi e Flavia Franzoni Prodi.
«Importante è una forte mobilitazione per la Costituente», chiosa Beppe
Fioroni, il ministro della Margherita, che sabato sera a Viterbo ha
inaugurato la prima festa italiana del Pd con Ugo Sposetti, il tesoriere dei
Ds.