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23 Maggio 2005

Parisi: ormai Romano non ha più un partito

Autore: Aldo Cazzullo
Fonte: Corriere della Sera

Professor Parisi, a Prodi chi gliel’ha detto?
« Non l’ho chiamato. Un mio collaboratore gli ha mandato un sms con il risultato del voto » .

Questione di scelte di tempo. Lui in Cina, Rutelli a Roma.
« L’assemblea l’ho convocata io. Certo, altri hanno fatto precipitare la decisione. Riconosco che la posizione di Marini e Rutelli era già nota. E’ dal giorno dopo le Europee che lavorano contro la lista unitaria.
Al convegno del Correntone Franceschini appena due giorni prima era stato applaudito in piedi, il loro sito ha titolato: ” France’, facce sogna’”. La vittoria della Marg h e r i t a e la grande vittoria dell’Unione alle regionali avrebbero dovuto rassicurare Rutell i . Invece ha scelto la strada della competizione con i Ds » .

Una strategia craxiana, è stato detto.
« E’ stato detto. Craxi però appartiene a un’altra stagione, che obbligava a cercare soluzioni affidate alla tattica. Poi è arrivato il bipolarismo » .


Sono pronti a continuare comunque con la lista dell’Ulivo?
« Ci ha creato qualche problema » .

Voi prodiani andrete avanti con i Ds?
« No. Era un’ipotesi che in questo momento non riesco neppure a immaginare.
Possiamo escluderci solo se la scelta dell’Ulivo viene esclusa. La questione del riequilibrio tra le forze del centrosinistra la sentiamo soprattutto noi, non solo Rutelli » .

Teme di essere fagocitato dai Ds in una sorta di Cosa 3?
« Be’, sì, vogliamo evitare uno scenario del genere » .

E una lista del presidente?
« Non è nell’agenda del presente. Certo, la situazione attuale pone un problema: a quale partito si apparenta il candidato premier Romano Prodi? E’ una questione tecnica. Ma, ovviamente, anche politica » .

Prodi non ha un partito.
« Il leader sta al centro della coalizione. La Margherita si è spostata verso destra. E’ stato messo a verbale un patto federativo con Mastella, mai approvato, sottoscritto in segreto, concordato con i Ds ma non con noi. E non è l’Udeur a muoversi verso la Margherita; è la Margherita a muoversi verso l’Udeur. Rutelli apre ai nuovi arrivati dalla destra.
Senza il collegamento all’Ulivo non posso non chiedermi se siano loro a subire l’attrazione della Margherita, o se sia la Margherita a subire l’attrazione verso i nuovi arrivati » .

Sta dicendo che la Margherita senza i prodiani potrebbe andare a destra?
« Sì. Noi abbiamo sciolto i Democratici e fondato la Margherita per radicarla nell’Ulivo e farlo rinascere.
Se prevale la linea che ha vinto oggi, la Margherita perde la sua funzione originaria. Della Margherita noi ci sentiamo padri; come potremmo andarcene, se non di fronte a un comprovato tradimento? Dobbiamo interrogarci su quanti pensano l’Ulivo al passato, e credono di aver vinto le regionali; come se l’albero non fosse stato scosso da un vento nazionale che ha attraversato il Paese, bensì dai raccoglitori » .

Rutelli dice: in questi anni ho mangiato pane e cicoria.
« E noi con lui. A volte neppure quello. Sono stato io, in un’intervista, a lanciare la candidatura di Rutelli a premier. Allora lui era quello che sono io adesso: presidente dell’assemblea dei Democratici. Molti si chiedono se il suo progetto non sia cambiato » .

Con l’appoggio dei vecchi democristiani.
« Lo spettacolo di questi giorni è stato impressionante. Oratori che parlando della Margherita sono capaci di dire ” noi cattolici”. Altri che per denunciare la prepotenza dei comunisti se la prendono con Reichlin. Marini che da sin dacalista bianco sente il bisogno di citare la Rerum Novarum, ahimè solo per un omaggio rituale. De Mita che continua a confondere la strategia con la tattica e l’affabulazione con il pensiero politico » .

E maltratta le signore, come Cinzia Dato: « Stai zitta, qui si parla di cose serie » .
« Mi hanno colpito i toni, i modi. L’arroganza di chi si sente vincitore. L’assemblea è stata militarizzata; anche sul nostro fronte, lo riconosco. Non si sono espresse opinioni, si sono segnate appartenenze. Per questo spero ancora che questa decisione si possa cambiare » .

Continuerete la battaglia dentro la Margherita?
« Sì. Saremo dinamici, non statici. Non sarebbe la prima volta che una scelta viene superata da scelte successive. L’ha riconosciuto appena qualche giorno fa De Mita. Quando noi fondavamo la Margherita lui era per la sopravvivenza del Ppi. Quando scegliemmo la Margherita unitaria lui difendeva la Margherita come federazione. Quando Prodi propose la lista dell’Ulivo alle europee, De Mita e Marini mi coprirono di parolacce; poi la proposta passò, ahimè, all’unanimità » .

Li convinceste.
« Diciamo che lavorammo perché potessero convincersene da soli » .

Cossiga si rallegra per la vostra sconfitta.
« Lo aspettavo, anche se non così presto. E lo capisco: tra il centro e la sinistra oggi è stato messo non un trattino ma un trattone » .

Perché ce l’ha tanto con lei?
« Ma no, è un fratello maggiore, è stato pure mio professore. E’ che abbiamo due prospettive opposte.
Io in qualche modo presagivo che potesse andare così.
Fin da Parma, quando lasciai il congresso di fondazione prima di parlare. Abbiamo avuto tre anni di tempo, abbiamo colto grandi vittorie elettorali. Tutto inutile. Ma non dispero » .

Avete perso nettamente.

« Più o meno, 25 contro 75.
Ma dubito che tra i tesserati i rapporti siano gli stessi. E tra gli elettori della Margherita, meno ancora » .

La leadership di Prodi appare indebolita.
« Il problema c’è. C’è per Prodi come ci sarebbe per chiunque altro. Berlusconi lo scopre a un anno dalla fine della legislatura. Noi dobbiamo fronteggiarlo prima ancora di vincere le elezioni. Sempre che davvero tutti le vogliano vincere » .

Questo potrebbe indurre Prodi a rinunciare?
« Non rispondo per Romano Prodi. Parlo per me: non abbiamo altre opzioni, non ci sono altri candidati possibili » .

E’ stato un venerdì nero per il bipolarismo, anche a destra.
« Sì, e sono preoccupato.
C’è una frammentazione spaventosa, non c’è un partito oltre il 20%. Rutelli propone il doppio turno come in Francia, dove però il capo dello Stato è eletto dal popolo. C’è nostalgia della normalità della Prima Repubblica » .

Il grande centro. La palude.
« La divaricazione nel nostro campo è evidente. Spero che le due gambe non si allarghino ulteriormente; altrimenti si finisce con il sedere per terra » .

Voterà al referendum?
« Sì, ma non dirò come: si sono sparsi già troppi veleni. Darò quattro distinte risposte a quattro distinte domande, con un sì e con un no, e forse anche una scheda bianca » .