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11 Maggio 2001

Parisi: “Le bugie di Guazzaloca”

Autore: Luciano Nigro
Fonte: la Repubblica - Bologna


«La verità è che si vergognano di Berlusconi. E allora ogni volta ricorrono a qualche mezzuccio, anche a costo di dire bugie, per parlare d’altro». E’ un sassolino che dava fastidio fin al primo mattino quello che Arturo Parisi si toglie poco dopo le dieci al mercato di via Sigonio e che scaglia verso il sindaco Giorgio Guazzaloca. La giornata è lunga e Parisi si prende una pausa prima della volata finale di una campagna fatta di incontri nei centri sociali, nei mercati e nelle sezioni Ds, sempre in coppia con il senatore Giancarlo Pasquini con il quale condivide pure il camper, e riunioni serali di caseggiato ospite di elettori che hanno riempito i salotti per avere un confronto diretto con il candidato. Un faticoso remake della sfida con Sante Tura che l’ematologo ha deciso di rinnovargli 18 mesi dopo.
A due passi da qui, gli ricorda il suo vecchio barbiere, Parisi ha abitato per vent’anni, «in via Pellizza da Volpedo quella che continua in via Guazzaloca». E quella parola, oggi, non va giù a Parisi. Perché oggi davanti a tutte le edicole della città c’è la locandina del Carlino con il sindaco assieme il suo avversario Tura e il titolo. «Parisi a Sassari, Tura a Bologna». Un perfidia alla Guazzaloca, un calcio travestito da carezza del sindaco che dice: li vorrei tutti e due in Parlamento, Parisi eletto a Sassari e Tura a Bologna.
«La cosa che rigetto protesta il professore è quella specie di messaggio subliminale che fa intendere lasciate Bologna ai bolognesi. Per sostenerlo, però, bisogna dire un bel po’ di bugie. Tura, infatti non è nato a Bologna ed è immigrato esattamente come me. Guazzaloca poi sa bene che io bolognese lo sono da 33 anni e che la stragrande maggioranza dei cittadini di questa bellissima città non sono nati qui. Ma tutto questo in bocca al primo cittadino di Bologna è di una gravità assoluta. Ed è anche pericolosissimo da parte loro. Che cosa vogliono sottolineare? Il mio accento sardo? Francamente in una città finora aperta e tollerante non mi ero mai sentito straniero. Cos’è? Un invito a omologarmi?».
Andiamo professore è Guazzaloca che ha scelto un altro modo per sostenere Tura, non crede?
«E’ così dice il capo dell’Asinello e purtroppo non è neppur la prima volta. Questa campagna l’ha ispirata attraverso la lista della sua Bologna. La ragione? Parlano d’altro perché si vergognano e questo mi rassicura moltissimo. Si vergognano di Berlusconi. Tura, addirittura, invita a mettere la croce sul suo nome anziché sul simbolo e il nome del candidato premier. Legittimo, per carità, ma è chiaro l’imbarazzo e questo mi convince ancora di più di essere dalla parte giusta».
Quanto influirà l’intervento del sindaco?
«Niente sul risultato. Né nel 2001, né nel 2004 quando si voterà per il sindaco. Però è un altro episodio che conferma l’ambiguità e la doppiezza del sindaco».
Ma l’esternazione non è ancora finita. Parisi comincia a fare il bilancio di un bagno elettorale, nel quale ha stretto migliaia di mani e ascoltato migliaia di domande. La più strana: Perché, professore, sull’acqua minerale si paga una tassa del 4%. La più frequente e accorata: Ci garantisce onorevole che fermerete Berlusconi, Bossi & c.? Una domanda talvolta da quell’altra: Perché non avete fatto una legge sul conflitto d’interesse? «Campagna faticosa, ma bella dice Parisi , la gente sa che in gioco non c’è il risultato di un collegio, ma quello del paese intero». E infatti Parisi ha una cosa soltanto da dire alla signora elegante che esce dalla Conad di via Lombardia e al ragazzo che lo saluta e lo incita a tenere duro: «Anche un voto può decidere». La stessa frase che di primo mattino aveva ripetuto a un gruppo di studenti al primo voto incontrati per caso davanti a tabellone elettorale mentre discutevano di come si vota con il prof di religione.
«Sento che le cose andranno bene dice il candidato . I tanti incontri nelle case che ho fatto, invitato da cittadini che vogliono discutere di politica, sono il segno di una nuova politica che sia pure a fatica sta nascendo. Mi chiamano non per chiedere favori, ma per ragionare del futuro comune».
E della campagna dei suoi avversari, cosa pensa professore? «L’hanno fatta tutta cercando di parlare d’altro. Per nascondere da che parte stanno. Prima hanno riprovato a dire che ero stato paracadutato a casa mia. Poi “non ti sei più visto nel collegio” dove passo sempre il fine settimana. A un certo punto, Tura mi detto persino: “C’eri, ma studiavi a casa tua” che mi è sembrato un bel complimento. A un certo punto mi hanno detto che c’ero, ma non avevo un ufficio, peccato che a 900 metri da casa sua ci sia una bandiera dell’Ulivo che sventola sulla mia sede. Un giorno non mi interessavo a Bologna e il giorno dopo che avevo strumentalizzato la vicenda della cabina Enel ai giardini Margherita. Un ping pong per cambiare continuamente discorso e nascondere la sostanza di questo voto: da una parte c’è il programma dell’Ulivo e il governo di Rutelli, mentre l’altra parte si vergogna di difendere Berlusconi. Li capisco. Ma non raccontino bugie».