27 Luglio 2005
Ora da Fazio un gesto di responsabilità
Autore: Dario di Vico
Fonte: Corriere della Sera
Due concerti fanno una rete La scoperta da parte della Consob delle intese intercorse tra Gianpiero Fiorani e Stefano Ricucci nella partita Antonveneta ha gettato nuova luce sulla battaglia delle Opa. Descritta inizialmente come un braccio di ferro tra fautori dell’italianità del sistema bancario e fan dello shock concorrenziale, la contesa sulle due banche si è caricata di altre valenze e ha rivelato l’esistenza di nuove solidarietà.
Il senatore Ivo Tarolli, esponente dell’Udc considerato molto vicino al governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, in un paio di dichiarazioni e interviste ha per la prima volta parlato di «rete», ha descritto l’insieme delle opzioni manifestate sul mercato da una serie di soggetti assai diversi tra loro («da Gnutti a Caltagirone», sono state le sue parole ) come legate da un disegno comune e da una consultazione corrente che abbraccerebbe non solo la contesa per il controllo della Banca Nazionale del Lavoro e Antonveneta ma anche la scalata alla Rcs e i ripetuti acquisti di azioni Mediobanca.
Una conferma indiretta delle dichiarazioni di Tarolli viene anche dal testo delle intercettazioni delle telefonate tra Fiorani e Fazio, l’impressione che più soggetti si siano mossi su tavoli diversi in questi mesi con una comune regia è forte e ne viene avvalorata. Ciò detto, il ritorno a vecchi cliché degli anni Novanta, la ricomparsa delle intercettazioni fatte filtrare sui giornali non ci rende sereni. È l’ennesima dimostrazione di come attorno al futuro del sistema bancario italiano si sia aperta una contesa tutt’altro che limpida e che a vigere siano, più che le regole del mercato, quelle della giungla.
Ma quali sono gli obiettivi della rete I più ingenui parlano di una sorta di trasfusione di sangue, la pazza idea di far affluire i globuli rossi degli immobiliaristi e Unipol nelle vene dei Buddenbrook nostrani che non hanno più la forza di lanciarsi in nuove sfide imprenditoriali. I più spregiudicati, però, vanno oltre e pensano di poter ridare al sistema un centro motore, di creare un nuovo snodo da cui far passare le operazioni che contano.
Di costruire in epoca post-cucciana qualcosa che replichi la centralità della vecchia Mediobanca.
È sin troppo facile rispondere che Cuccia riuscì a tenere in piedi il capitalismo delle grandi famiglie, tentò quantomeno di creare una solida sovrastruttura finanziaria che potesse permettere agli industriali italiani di concentrare i loro sforzi nell’economia reale, di battersi sui mercati.
Oggi l’avvento dei Fiorani, degli Gnutti e dei Ricucci segna invece il massimo divorzio tra finanza ed economia reale, fiumi di denaro affluiscono attorno alla battaglia delle Opa e intanto però tutti gli indicatori macroeconomici segnano tempesta. La vicenda Unipol di per sé è istruttiva: un gruppo dirigente si siede al tavolo del risiko bancario e rischia così di compromettere il futuro della piccola e media impresa cooperativa cresciuta anche grazie a un regime di premi fiscali. C’è qualcuno tanto ottimista in casa Ds da poter pensare che una piccola Bnl rossa sarà tanto efficiente da affrontare i marosi della concorrenza interna ed estera
La verità è che mentre si intravedono sullo scacchiere le mosse della rete, non si comprende quale progetto abbia che non sia la volontà di attaccare il Monte dei Paschi o di investire le plusvalenze Bnl nella conquista di Mediobanca. Chi pure ha voluto rintracciare nelle Considerazioni finali lette dal governatore a fine maggio un asse strategico lungo il quale riposizionare il credito made in Italy, alla fine si è dovuto ritrarre.
Il fazismo non ha ricette. Appare, e ce ne spiace, come la difesa intransigente del potere di un uomo. Anche e soprattutto per questo motivo di fronte al discredito che rischia di abbattersi su un’istituzione che tanto ha rappresentato per l’Italia. Il governatore dovrebbe trovare la forza di compiere un gesto di responsabilità. Se Fazio mostrasse questa sensibilità il Paese non potrebbe che essergliene grato.