7 Settembre 2004
Offensiva per stanare tutti gli oppositori
Autore: Massimo Franco
Fonte: Corriere della Sera
Il tono è stato quello di chi non propone, ma vuole le elezioni primarie. E si sente già così dentro la campagna elettorale, da avvertire gli alleati che non accetterà nè condizionamenti, né mezzadrie. Quando Romano Prodi ironizza su chi gli vorrebbe affiancare una «badante» diessina, fa capire che l’unico, vero candidato del centrosinistra è lui. La decisione di forzare nasce dal timore di una investitura ambigua; dalla volontà di cancellare la sindrome dell’«anatra zoppa», mandata avanti soltanto dai capi-partito.
Letta su questo sfondo non solo politico, la forzatura di ieri alla festa della «sua» Margherita, non rappresenta neppure una novità. Assomiglia alla seconda tappa, studiata a tavolino, dell’operazione «lista unica» per le europee del giugno scorso. Anche allora, Prodi riuscì a imporre agli alleati, diessini in testa, un cartello elettorale che suscitava molte resistenze; quella «lista unica» che alla fine si è rivelata soltanto «unitaria», ma ha raccolto oltre il trenta per cento dei voti. La proposta delle primarie è altrettanto ambiziosa e azzardata. Ma il Professore confida nella debolezza di chi le sconsiglia, finge di assecondarle o ha già detto che sono inutili: e cioè due terzi della sinistra, da Massimo D’Alema a Walter Veltroni, più Verdi, Comunisti Italiani e Rifondazione. D’altronde, sa che finora nessuno è stato in grado di proporsi a palazzo Chigi al suo posto, nel centrosinistra.
Fra i Ds e negli altri partiti, candidature in grado di essere accettate o subìte all’unanimità non se ne vedono. Così, dopo avere subodorato la trappola di un «sì» per inerzia, il presidente uscente della Commissione Ue ha deciso di anticipare gli avversari. E rilancia pur sapendo che nell’immediato può dividere, non unire l’opposizione. La reazione accondiscendente ma fredda del presidente diessino, D’Alema, lascia capire che il suo asse con Prodi viene messo alla prova; e non lo rafforza la decisione dalemiana di firmare il referendum per abrogare la legge sulla fecondazione assistita.
Ma il braccio di ferro che il presidente uscente della Commissione Ue ha deciso di accentuare, non si limita alla sinistra. Avvertendo che «a 65 anni non ho bisogno della badante», ieri il Professore ha voluto rispondere anche a Francesco Rutelli: alle frasi (smentite) del segretario della Margherita su un Prodi «prigioniero dei Ds». «Al limite» ha detto, «Fassino è sorridente. Ma D’Alema che fa la badante!». Il tono era scherzoso solo in apparenza. Il candidato premier ammette di vedere il pericolo di «un dibattito sulle figurine, sulle ombre cinesi». E cerca di esorcizzarlo, esasperando a freddo la questione della propria candidatura; esaltando le primarie come il luogo «dove ci si conta» e dove «scorre sangue». Per questo, Prodi insiste per averle presto: entro gennaio, suggerisce l’ex ministro Enrico Letta.
Il Professore conferma, sostenendo che debbono essere «abbastanza lontane dalle elezioni perché si possa lottare… e poi avere il tempo per mettersi insieme». Eppure, la sensazione è che la sua offensiva di persuasione, volutamente brusca, non abbia un esito scontato. Ieri sera, dopo le sue ironie in pubblico nei confronti Rutelli e di altri dirigenti della Margherita, si avvertiva una punta di irritazione. Qualcuno è arrivato a prevedere che dopo un discorso così puntuto, Prodi le primarie non le avrà mai: perché nella «sua» Margherita e fra i Ds, l’idea di dargli carta bianca sarebbe sempre più impopolare.
Ma la prospettiva di andare al voto nel 2006 senza una leadership preparata e riconosciuta, appare rischiosa. E’ un rischio che Prodi deve aver calcolato; e che sembra pronto ad esporre in termini di ultimatum.