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11 Dicembre 2006

“Nuovo partito una follia fermarsi ora”. Rutelli: “Mai ostili alla cultura cristiana del popolo”

Autore: Luigi Contu
Fonte: la Repubblica

Onorevole
Rutelli, il progetto del partito democratico stenta a decollare. Il
dibattito tra le forze politiche che hanno deciso di dare vita a questa
nuova formazione prosegue stancamente. E anche il congresso del Pse di
Oporto, che pure ha riconosciuto il valore dell´iniziativa, ha riacceso
la polemica sulla collocazione internazionale del partito dell´Ulivo.
Una sfida ambiziosa, che doveva fare sognare l´elettorato di
centrosinistra, rischia di naufragare ancor prima di arrivare in porto.

«Invertire ora la rotta alla nave sarebbe una follia, ma
francamente non vedo questo rischio. E´ vero però che si registra un
certo disincanto pericoloso, nel paese e nel nostro elettorato. Per
questo voglio rivolgere un forte appello, un richiamo a tutti coloro
che credono in questo disegno: dobbiamo completare in modo coerente il
percorso di undici anni di Ulivo. Gli elettori non capirebbero una
marcia indietro quando è in vista l´approdo».

C´è chi ipotizza uno slittamento dei congressi di Ds e Margherita, chi rispolvera la federazione dei partiti.

«Tutti
devono sapere che non esiste un piano B e che le scadenze che ci siamo
dati devono essere rispettate. Il congresso della Margherita è indetto
e l´obiettivo politico è uno: la nascita del Pd. E sono convinto che
anche i Ds, guidati da Fassino e con l´impegno di D´Alema, andranno
avanti senza tentennamenti. In altre parole, non ci sono alternative:
ora il nostro compito è dare forza e qualità al progetto. I nostri
elettori sanno che la scelta, nei fatti, è stata compiuta. Ci siamo
candidati a far nascere il partito di tutti i democratici, riformisti e
progressisti italiani».

Nel suo partito, come nei Ds, aumenta la paura di perdere l´identità.

«Sono
il primo firmatario al congresso del mio partito di una mozione che
dice che siamo pronti a superare i nostri partiti e a lanciarci in
questa nuova grande impresa che ha certamente molte incognite ma anche
un´enorme significato perché rappresenta un messaggio dirompente per la
politica italiana: unire anziché separare. E la sua importanza è stata
capita anche al congresso del Pse».

La
forza e il ruolo del Pse rappresentano anche un ostacolo al vostro
cammino: voi della Margherita continuate a dire no all´ingresso nel
gruppo socialista europeo e i Ds, che ne fanno parte, hanno difficoltà
a seguirvi su altre strade.

«E´ importante che il Pse abbia
capito che la nascita del partito democratico in Italia, come ha
riconosciuto il presidente Rasmussen potrebbe essere un elemento
decisivo per la riscossa delle forze progressiste in Europa. Ma noi
pensiamo ad una alleanza europeista e di centrosinistra, non certo ad
un ingresso nel Pse. Non credo proprio che la larga maggioranza del
popolo italiano e degli stessi elettori dell´Ulivo si riconoscerebbero
oggi nel socialismo. Sin dall´inizio l´Ulivo è stato l´incontro tra le
migliori culture democratiche italiane. C´è un valore fondante anche
nella esperienza socialista, dei democratici di sinistra. Far diventare
socialista la maggioranza relativa degli italiani è un tema non più
all´ordine del giorno da almeno venti anni».

Resta
il fatto che in Europa dovrete pure trovare una casa. Che soluzione
prospetta? Come spiega il disinteresse con il quale gli italiani
seguono questo confronto?

«Può apparire che il dibattito
sia stato già troppo lungo. Ma i nostri partiti hanno cominciato a
discutere da neppure un anno. E dobbiamo convincere e portare a questo
approdo formazioni politiche che hanno centinaia di migliaia di
iscritti, e dobbiamo saper rispettare i tempi della democrazia. E con
un largo coinvolgimento della società civile. Ci aspettiamo molto da
chi è più libero da responsabilità di partito, soprattutto in termini
progettuali, di idee, di capacità di aggregazione».

Non
crede che anche le difficoltà che sta attraversando il governo Prodi
nel paese siano un elemento che accresce le vostre difficoltà?

«Certamente
non ci aiuta. Tutti sanno che la nascita del partito democratico non
può prescindere da un buon successo del governo Prodi. Anche il
difficile momento attraversato dal governo sulla legge finanziaria ha
suscitato preoccupazioni. Ma sono ottimista. Ttra poco il governo
passerà il duro gran premio della montagna della legge finanziaria, per
raggiungere il quale abbiamo molto faticato pedalando in salita:
passata questa fase saremo in grado di marciare più spediti e in un
clima più favorevole».

Quali dovrà essere il profilo identitario del nuovo partito?

«Il
partito democratico dovrà essere plurale sia dal punto di vista della
rappresentanza sociale – lavoratori dipendenti, professionisti, piccoli
imprenditori – sia dal punto di vista culturale: in una parola dovrà
essere l´alfiere della modernizzazione del paese. Con coraggio dobbiamo
far capire che votare per noi significherà scegliere il cambiamento, il
superamento dell´Italia della paralisi, dei privilegi, della incapacità
di crescere. Dovremo far incontrare le generazioni, offrire nuove
opportunità per il cittadino consumatore accrescendo la competitività e
la concorrenza. Ma anche un partito che riscopra l´orgoglio italiano,
fondato sul patriottismo dei grandi valori: la cultura, l´arte, la
difesa del paesaggio; l´ambientalismo; l´innovazione e la qualità delle
produzioni nazionali».

Ogni
giorno si registrano tensioni e polemiche tra esponenti di Margherita e
Ds sui temi etici. Potranno convivere nello stesso partito laici e
cattolici?

«La società italiana è pluralista e il nostro
partito dovrà esserlo anche dal punto di vista culturale. Dovremo
rappresentare un paese civile, che non sarà mai né laicista né
clericale. Mi lasci dire che commetteremmo un errore imperdonabile,
un´autoamputazione, se ci mostrassimo ostili alla profonda cultura
cristiana che è nel nostro popolo. Abbiamo ben chiara la separazione
tra la fede delle persone e la non confessionalità delle istituzioni e
allo stesso tempo diciamo che nella nostra società è ben legittimo il
confronto pubblico sui temi che riguardano la sfera religiosa come sarà
costante quello sulle grandi questioni etiche. Questo, è proprio il
caso di dirlo, è un aspetto che va affrontato laicamente, cioè in modo
aperto, pluralista: c´è spazio per tutti ed è possibile una sintesi che
parta da un rispetto profondo di ciascuno. Un partito che aspira a
rappresentare la maggioranza relativa degli italiani non può ignorare
quelli che erano i “limiti del politico” secondo Hannha Arendt, e
tantomeno dimostrarsi antagonista verso radicati sentimenti popolari».
 
Non
crede sia rischioso legare la buona sorte del governo a quella del
partito democratico? Il terreno delle riforme, che lei indica come
prioritario, è quello su cui Prodi dovrà ingaggiare un confronto non
facile con la sinistra radicale.

«Io penso invece che la
caratterizzazione riformista del nostro progetto sia un elemento di
forza del governo. I numeri sono chiari, i due terzi dei seggi del
centrosinistra sono stati conquistati dall´Ulivo, mentre le forze
radicali hanno raccolto un quarto delle preferenze. Noi abbiamo stretto
e manterremo un patto leale con la sinistra radicale, ma se
l´elettorato avesse la percezione che si affermasse la linea delle
sinistre estreme non potremmo che perdere consensi, oltre a non
rispettare il mandato degli elettori».

Viste
le proteste di piazza, la contestazione di Mirafiori ai leader
sindacali e i fischi di ieri a Prodi, sembra che i consensi siano già
in calo.

«E dobbiamo recuperarli. Abbiamo realizzato una
legge finanziaria giusta e forte, anche se con tanta fatica. Con il
tempo gli elettori comprenderanno che la manovra economica ha un
contenuto decisivo per la crescita oltre che per rimettere in ordine i
conti dopo i disastri di Tremonti. Ma il consenso risale se si rispetta
la volontà degli elettori: l´obiettivo del governo è difendere fino
all´ultimo i 130.000 voti (compresi quelli espressi dagli italiani
all´estero) di vantaggio ottenuti alle elezioni o piuttosto lavorare
per allargare i consensi? Non vorrei che qualcuno pensasse che la nuova
fase dopo l´approvazione della legge finanziaria, anziché la crescita,
una eu-
economia, mi passi il gioco di parole sia invece la battaglia per l´eutanasia».

Magari non l´eutanasia, ma i Pacs.
«Non
stiamo parlando di Pacs, lo sapete. Le regole riguardanti una giusta
soluzione dei problemi delle unioni di fatto sono nel programma del
governo: sono sicuro che affronteremo e risolveremo tutti insieme
questo tema. Ma voglio dire che gli operai di Mirafiori, gli artigiani,
i piccoli imprenditori, i giovani e le famiglie attendono risposte sui
temi dell´economia. E l´agenda del cambiamento del paese deve essere
fatta da Prodi, dalla Margherita e dai Ds: cioè dal nascente partito
democratico. Se non vogliamo regalare il ceto medio a questa destra
populista dobbiamo avere un governo allo stesso tempo innovatore e
attento ai temi sociali».
 
Magari con l´aiuto in Parlamento dei centristi dell´Udc?
«Alt.
Con Casini niente inciuci o accordi sottobanco. Abbiamo il nostro
programma da realizzare. Ma dobbiamo accogliere con grande rispetto
tutti coloro che nell´opposizione, invece di alzare le barricate becere
di Berlusconi, Fini e Bossi, siano disposti a dialogare nell´interesse
del paese».

Intanto Berlusconi continua a sostenere di avere vinto le elezioni, chiede che si ricontino tutte le schede.
«Ben vengano i controlli. Il risultato non cambierà, anzi ne usciremo rafforzati».