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23 Settembre 2004

Non scarichiamo tutto su Prodi, la Margherita creda nell’unità

Autore: Marco Cianca
Fonte: Corriere della Sera

Piero Fassino ci mette passione. Ricorda un po’ Luciano Lama che alla guida della Cgil ripeteva sempre, anche quando con Cisl e Uil volavano gli stracci, «l’unità sindacale è il bene più prezioso». Il segretario dei Ds, 55 anni, sembra avere lo stesso spirito nei confronti della Margherita. Tesse la tela e si adonta con chi evidenzia le lacerazioni. Domenica scorsa, chiudendo la festa dell’Unità a Genova, lei ha detto, invocando l’unità del centrosinistra: «La possibilità di tornare a governare il Paese è alla nostra portata. Nessuno ci perdonerà di non esserci riusciti per le nostre divisioni». Il giorno dopo, nell’incontro con Prodi, non avete però voltato pagina e l’immagine resta quella di un’alleanza riottosa, percorsa da veleni, con un leader a sovranità molto limitata.

«Partiamo da un dato. Dopo tre anni di governo la destra presenta un bilancio fallimentare. Basta elencare gli episodi delle ultime quarantotto ore. Berlusconi, con un grido di dolore, dipinge se stesso come una sorta di ultimo dei mohicani, l’unico a credere ancora nella riduzione della tasse. I rettori universitari hanno avanzato una critica ad alzo zero nei confronti del ministro Moratti. La Confindustria invoca investimenti per le ricerca e per lo sviluppo denunciando che dal 2001 sono di fatto bloccati. Mario Monti boccia come illegittima la Tremonti bis. Parto da qui per dire quanto sia infondato il luogo comune che Berlusconi stia recuperando credito. Dove Non c’è nulla che lo indichi. Anzi, tutto, compresi i sondaggi come quello pubblicato ieri proprio dal Corriere , dimostra che si sta acuendo la crisi di credibilità che ha portato il centrodestra alla sconfitta elettorale delle Europee e delle amministrative».

Questo che c’entra con le divisioni del centrosinistra ?

«C’entra perchè adesso il centrosinistra deve accelerare il suo sforzo per rendere credibile l’alternativa di governo. E l’incontro di lunedì è importante perchè per la prima volta abbiamo definito le modalità con le quali Prodi, a partire dal 1°novembre, quando lascerà la commissione europea, guiderà il centrosinistra. Abbiamo scelto Prodi almeno per tre motivi: ha già sconfitto Berlusconi; è stato presidente del Consiglio nel periodo più fecondo del centrosinistra; con la sua esperienza a Bruxelles è l’unica persona in grado di rimettere l’Italia, sospinta ai margini dal centrodestra, al centro dell’Europa. E solo chi ha una mentalità da complottista può pensare che qualcuno di noi voglia mettere in discussione il suo ruolo».

Ma le primarie avete deciso di farle solo nell’autunno del 2005. Fino ad

allora chi è Prodi ? Che investitura ha avuto ?

«Prodi è già da ora il leader incontestato del centrosinistra. Le primarie sono solo un’ utile modalità di investitura. La prima cosa che ha detto di voler fare è un viaggio nella società italiana per ascoltare la gente. Un confronto costante per definire il programma. E parallelamente renderà sempre più evidente la costruzione della squadra di governo».

Non teme che possa gettare la spugna di fronte alle tante difficoltà che ha di fronte ?

«Non credo. Il centrosinistra deve affrontare questa fase così decisiva con grande solidarietà, non caricando sulle sue spalle tutti i problemi della coalizione. Il centrodestra si affida ad un uomo solo al comando, ma la cultura del centrosinistra non è questa».

E’ vero che nella riunione di lunedì Rutelli frenava ?

«Non amo le dietrologie e non ho il costume di fare illazioni. Dico che la richiesta fondamentale che ci viene posta dai cittadini è l’unità. Si tratta di un vincolo e di un obbligo morale e politico che nessuno di noi può disattendere».

Eppure alla elezioni regionali Rutelli vuole che la Margherita scenda in campo da sola.

«Intanto lo Sdi e i repubblicani hanno dichiarato di essere pronti come noi a fare liste unitarie. La Margherita fa una valutazione diversa che rispetto e in ogni caso abbiamo trovato un punto d’incontro soddisfacente. Valuteremo, cioè, Regione per Regione dove sia possibile presentarci uniti, anche in base ai sistemi elettorali che possono essere differenti». E in quante Regioni saranno possibile le liste unitarie «Se dipendesse da me, in tutte».

Lei non ha la tentazione di far correre i Ds da soli ?  Potrebbero anche diventare il primo partito, superando Forza Italia.

«Se io facessi un ragionamento di bottega dovrei dire: solo liste di partito, visto che i Ds sono in crescita. Ma se il centrosinistra vuole vincere ha bisogno di mettere in campo una grande forza unitaria. Per questo dobbiamo costruire la federazione dell’Ulivo che, senza annullare la diversità dei partiti, privilegi l’obiettivo strategico di una coalizione unita. Noi Ds siamo orgogliosi della nostra forza ma consapevoli che questa forza non deve essere gestita in solitudine ma essere il lievito che contribuisce ad un progetto più grande».

Perchè Prodi ha più difficoltà nella Margherita, che è il suo partito, e ne ha meno nei Ds ?

«Voglio spezzare una lancia a favore della Margherita. E’ un partito giovane. Ha appena tre anni di vita. E’ quindi naturale che abbia problemi di consolidamento e sia più prudente di una forza politica come la nostra che ha alle spalle una lunga storia. Ma se queste ragioni sono vere, e sono vere, il mio appello è che evitino il rischio di esserne prigionieri, perchè anche la Margherita ha tutto l’interesse a scommettere sul progetto unitario».

 Lei ha piena fiducia in Rutelli.

«Sì, ho piena fiducia. Non sono mai animato da pregiudizi e sospetti, tantomeno verso gli alleati. Credo in quello che una persona mi dice. Sono uno che si fida». Ma non sarà che Prodi è l’ombrello che copre anche le divisioni interne ai Ds ?

«Prodi non è un ombrello e noi non abbiamo bisogno di ombrelli. A febbraio andremo al congresso. Sarà un congresso diverso da quello di Pesaro, quando eravamo un partito smarrito e incerto, che si poneva la domanda angosciosa del proprio futuro. Questo problema è ora alle nostre spalle. Siamo cresciuti in voti e credibilità. Non è più in discussione chi siamo e cosa vogliamo. Al centro del congresso che faremo c’è l’Italia, il suo futuro. Non so ancora quante mozioni verranno presentate, ma sarà un congresso sereno», Tra gli ostacoli sul cammino del centrosinistra c’è la legge sulla fecondazione. Lei si è detto favorevole al referendum mentre Prodi e Rutelli sono contrari.

«La legge è pessima, così brutta che ora il centrodestra vorrebbe cambiarla proprio per la paura del referendum. Se adesso si vuole fare una buona legge, che prima con sordità e arroganza non hanno voluto, siamo pronti a discutere. Il referendum non è un obiettivo in sé ma uno strumento. Naturalmente occorre serietà. Noi vogliamo una buona legge, non una mossa finta. Altrimenti si va al referendum. Che sarà un confronto civile e non spaccherà il Paese».

Spaccherà la neonata federazione…

«No, perchè su un tema di questa rilevanza, che ha a che fare con la vita, sono comprensibili posizioni diverse, etiche, religiose, culturali. Non penso che la federazione debba dare indicazioni di voto». Non ci sono solo i temi etici a dividere il centro sinistra. Con Rifondazione, ad esempio, c’è un abisso sulla politica estera. A fine ottobre Prodi firmerà la nuova costituzione europea mentre Bertinotti sarà in piazza a manifestare contro. Come si fa a trovare una sintesi «Bisogna discutere. L’accordo con Bertinotti non si sigla solo perchè lo si vuole fare, bisogna trovare un’intesa vera sui contenuti. Prodi e Rutelli, Bertinotti e Fassino, una cosa la sanno e non la possono dimenticare: gli elettori non ci perdonerebbero se ci presentassimo divisi alle elezioni politiche del 2006. Questo è il vincolo al quale tutti dobbiamo piegare i nostri comportamenti».

Si chiamerà Grande Alleanza Democratica ?

 «Grande lo diranno gli elettori. Alleanza Democratica mi piace».