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11 Aprile 2005

Nessuna suggestione moderata non vedo un Monti ministro

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica

ROMA – Un altolà che volendo assomiglia a un ultimatum: o noi o Mario Monti. Lo vorrebbe l´ex commissario Ue nel governo dell´Unione? «Lo vedo di più in un rispettabile governo liberale di cui mi piacerebbe essere un´alternativa». Fausto Bertinotti parla di «differenze culturali rilevanti e incomponibili» con quello che molti, e forse Prodi per primo, vorrebbero super-ministro nella squadra del centrosinistra. Ma parlando di Monti il segretario di Prc manda messaggi anche al leader dell´Unione che sabato a Bologna ha detto di condividere per intero l´analisi del rettore della Bocconi. «La piattaforma dei metalmeccanici e le richieste degli statali sono più importanti di quello che dice Monti. E la realtà conta più delle strologazioni».

Monti ha invocato maggiore concorrenza e regole di mercato. Ci può essere un dialogo su questo con voi?

«Stimo Monti e mi piace il suo modo raffinato di argomentare. Lui sostiene che le regole di mercato portano all´efficienza. Beh, la vogliamo misurare questa efficienza? In Italia assistiamo a un crollo del potere d´acquisto e delle retribuzioni, c´è una diffusione del precariato che non è solo un elemento di ingiustizia ma segna una contrazione dello sviluppo, la crescita fatica ad arrivare all´1 per cento: mi pare difficile chiamarla efficienza economica. E nessuno può dire che l´Italia sia fuori dalle regole del mercato… Il punto di partenza è quindi una tesi falsificata della realtà. La discussione tra di noi non è sì o no al mercato, in questa logica, come si sa, ci sono teorie economiche che vanno da Keynes a Friedman e stanno tutte nel mercato. Il punto è un altro: è il mercato l´elemento regolatore della società? Io non appartengo a questa cultura, io penso che debba essere collocato in uno stato sociale forte e con uno spazio pubblico capace di programmare lo sviluppo. Altri pensano che vada inserito in un contesto di Welfare minimo con un´economia del laissez-faire».

Si ha l´impressione che Prodi, forte del risultato non brillante di Rifondazione alle regionali, possa oggi «abbracciare» Monti e tornare a marcare le distanze con voi.
«Questa sarebbe una bella tragedia perché potremmo andare a una crisi di rapporto. Prodi non può essere così miope da non vedere che il problema è proprio quello di sviluppare una politica alternativa a quella della destra. La lezione del voto va colta nel suo complesso, anche guardando alla Puglia. E chi volesse leggere una suggestione moderata nei risultati delle regionali si metterebbe in rotta di collisione non con Prc ma con la domanda che è emersa dalla gente. Vede, la piattaforma dei metalmeccanici o le rivendicazioni degli statali contano più di quello che dice Monti. Non per Monti ma perché tutti abbiamo detto che la questione dei salari è un valore costitutivo dell´unità del centrosinistra. Pensare di ereditare qualcosa di Berlusconi invece di preparare l´alternativa è profondamente sbagliato. Ma Prodi lo sa bene, sa che deve rispondere ai bisogni del Paese».

Le regionali, con Rifondazione in calo, hanno seppellito il Prodinotti?
«Prodinotti non c´è mai stato, ma nell´Unione ci muoviamo come pesci nell´acqua. Con il nostro ingresso abbiamo reso impossibile l´ipotesi neocentrista. La sofferenza nel voto è ordinaria per le amministrative. Eppoi, la Puglia, dove la mettiamo? Dunque, Prodinotti non esiste, ma dire che oggi il baricentro programmatico del centrosinistra si muove sull´asse Monti-Prodi sarebbe assai disinvolto. A me piacerebbe confrontarmi presto sul campo delle proposte, con un metodo davvero partecipativo. Sapendo che la costruzione del programma non è un pranzo di gala. È anche uno scontro».

Lo vorrebbe Monti ministro?
«Francamente lo vedo di più in un rispettabile governo liberale di cui mi piacerebbe essere un´alternativa. Io sogno un´Italia dialettica dove da una parte c´è una politica liberale orientata da un uomo limpido come Monti e dall´altra una socialità che muove verso un diverso modello di sviluppo. Ma ognuno si colloca liberamente, non sono io a dover dire dove sta Monti. Lo dica lui. Può anche rimanere fuori dall´agone politico ed essere ugualmente rispettabile».

Nessuna convivenza sarebbe possibile?
«Le differenze con lui sono ideologiche. Per me i diritti dei lavoratori costituiscono la condizione a partire dalla quale si esercita la concorrenza. Ed è per questo che voto contro la Convenzione europea che assolutizza la concorrenza. Diciamo però che il dissenso si pone in un terreno nuovo ed interessante perché è tra due europeismi e non su una resistenza nazionale che pure c´è stata nel movimento operaio. Non sono d´accordo su niente con Monti. Ma si può anche fare un confronto tra diversi perché noi abbiamo bisogno delle convergenze programmatiche sull´oggi, non di un dibattito sulle culture».

L´opposizione interna di Rifondazione, dopo il voto, si unisce e chiede più radicalità. Reggerete alla prova del governo?
«Abbiamo fatto campagna elettorale chiedendo l´abolizione della legge Biagi, della riforma Moratti, della Bossi-Fini. Se vogliono possiamo radicalizzare ancora… Rifondazione non si legge nei numeri del comitato politico, si legge nella vittoria di Vendola. La verità è che le minoranze hanno deciso di rientrare in direzione. E mi fa piacere che abbiano cambiato idea rispetto a Venezia. Ma questo lo attribuisco a una vittoria, non a una sconfitta. Semplicemente, le opposizioni si sono affacciate all´uscio di casa e hanno visto la gioia del popolo di sinistra».