23 Agosto 2005
Monti porti le sue idee insieme cambieremo il paese
Autore: Francesco Rutelli
Fonte: la Repubblica
Caro direttore, conviene sbarazzarsi di un argomento che non esiste – e di cui si parla moltissimo – per affrontare un tema molto serio del quale ci occupiamo ancora poco.
Un’intervista alla “Stampa” di Mario Monti ha riaperto un dibattito che poggia sul nulla, ovvero sull’ipotesi che sorga in Italia un “centro” autonomo rispetto ai poli di centrosinistra e centrodestra. Ipotesi che non esiste, e non solo perché la legge elettorale rende velleitario un “terzo polo”. Non esiste anche perché chi dovrebbe esserne interpellato, in primo luogo quello che è attualmente il terzo partito italiano per consensi, la Margherita DL, è nato per rafforzare e migliorare il bipolarismo, non per azzerarlo, e ha deliberato più volte (democraticamente e all’unanimità) motivando la propria collocazione nel campo democratico e riformista del centrosinistra. Punto e fine.
Dove la discussione stenta invece a definirsi, è sulla parte decisiva delle argomentazioni di Monti, ovvero sulle soluzioni da mettere in campo per tornare a far crescere l’economia italiana. Suona non motivato e comunque prematuro il giudizio critico di Monti sulle attitudini di governo dell’Unione, poiché il programma per la legislatura abbiamo iniziato a prepararlo, e sarà varato nel prossimo dicembre. Dunque, i giudizi andranno espressi solo a conclusione di questo lavoro. Ma appare del tutto immotivata la raffica delle critiche al Monti “politico”.
Perché egli politico non è e ha confermato di non voler essere. E perché le sue sono piuttosto considerazioni da cittadino; un cittadino che ha posizioni moderate, e come tale non ama il panorama politico in cui il peso delle posizioni più radicali sia eccessivo. E individua un’area culturale nelle coalizioni che sia fattore di equilibrio e abbia visione riformatrice.
E allora? Dov’è lo scandalo? Ho visto che alcuni hanno teorizzato l’inesistenza tout court di posizioni come quelle di Monti – che dovrebbe dunque prenderne atto, e dichiarare egli stesso che le proprie opinioni non esistono – mentre altri vorrebbero che non esistessero.
Ma in verità esse esistono, e tutte le rilevazioni dell’opinione pubblica italiana indicano che un certo numero di milioni di cittadini la pensano grossomodo come Mario Monti. Qui interviene la seconda questione.
Il centrosinistra intende schierarsi sulla linea di chi dice che chi la pensa come Monti non esiste, intende ricacciare nelle braccia della destra chi la pensa come Monti (a forza, visto che il giudizio degli italiani, inclusi milioni di moderati, su Berlusconi è impietosamente negativo), oppure intende conquistare anche la fiducia e il consenso di questa parte determinante dell’elettorato? La mia opinione, l’opinione di un politico di centrosinistra, di un avversario di Berlusconi che non ha mai aperto uno spiraglio per qualsiasi intesa politica con Berlusconi e la destra è nota, e da tempo. Penso che sia interesse del paese, e particolarmente dell’Unione, rispondere seriamente alle questioni poste da Mario Monti sulla politica economica.
Mobilitando tutti i consensi di centrosinistra, e impegnandosi per conquistare non pochi altri consensi potenziali, indispensabili per vincere le elezioni quanto un programma convincente per lo sviluppo economico sarà indispensabile per governare. Alcuni mesi fa, ho ascoltato una bellissima relazione di Monti in cui l’ex commissario europeo tracciava le linee dei profondi cambiamenti necessari in Italia per creare più concorrenza e liberare energie oggi soffocate, a danno della crescita economica, della competitività delle imprese, degli interessi dei consumatori e dei risparmiatori. Un discorso convincente, e indicazioni molto precise riguardanti la riduzione della spesa pubblica e la crescita degli investimenti, i cambiamenti da introdurre per la crescita dimensionale delle imprese, per il riordino delle professioni, per la difesa e la modernizzazione dello Stato sociale, per gli investimenti nell’economia della conoscenza (inclusa una maggiore meritocrazia nell’istruzione, e una maggiore selettività nella ricerca).
Noi della Margherita siamo nel centrosinistra perché anche queste idee divengano patrimonio di proposta e, domani, siano tra gli assi portanti del governo. Naturalmente, in un governo di coalizione il programma dovrà essere frutto di una sintesi efficace tra culture e sensibilità diverse; e Prodi, al lavoro con i nostri partiti per riuscire nell’intento, ha una sensibilità di governo che lo stesso Monti ha potuto sperimentare in cinque anni di collaborazione a Bruxelles. Non sarà un programma in cui prevalga il radicalismo. Del resto, se abbiamo deciso di tenere delle “Primarie” è anche per chiarire le priorità che prevarranno nell’auspicato scenario di un nuovo governo del centrosinistra. Credo in definitiva che ci siano le condizioni per dare una doppia e chiara risposta alle questioni poste da Monti: non si deve perdere tempo a vagheggiare un “centrismo” che non c’è, né altre energie in discussioni astratte.
Siamo al lavoro per una sfida di governo innovativa. Non c’è da fare bricolage economico – sociale, ma scelte coraggiose indispensabili in una situazione pessima come quella attuale in cui il centrodestra dovrebbe passare la mano. Con l’Italia – ancora secondo le ultime proiezioni dell’Economist – all’ultimo posto per crescita tra tutti i paesi occidentali. Sono convinto che dobbiamo proporre a uno degli italiani più stimati a livello internazionale per la sua capacità, competenza e integrità – tutti sappiamo quanto sia rara e preziosa questa sua autorevolezza – di partecipare, nelle forme che assieme riterremo più opportune, a una nuova stagione di governo del paese.
Che sia una stagione di profondo, serio, condiviso e appassionante cambiamento.