ROMA – Ci aveva scommesso su, Franco Marini: entro Natale candidati presidenti del centrosinistra pronti. E la scommessa, dice, non la dovrà pagare. «L´ho vinta io».
Però stava per saltare tutto l´accordo, dopo l´affondo di Prodi.
«Uno scoglio, improvviso, affiorato nell´ultimo vertice della federazione, alla vigilia di Natale. Prodi a fine riunione manifestò apertamente la sua interpretazione sul nodo delle liste unitarie. Ora, non voglio stare a rivangare se avesse ragione o torto. Mi sono dato una regola: abbiamo un capo, e d´ora in poi solo se si scatena lo tsumani dirò che il nostro leader ha torto. Dico che oggi l´esito finale del confronto è assolutamente unitario. Non ha perso nessuno. Hanno vinto la Margherita e il centrosinistra».
Solo che a lei, per vincere la scommessa, manca ancora il nome del candidato governatore dell´Abruzzo, giusto la sua regione…
«Non è certo colpa mia se la Casa della Libertà ha cambiato la legge, all´ultimo minuto, per impedire al sindaco di Pescara di candidarsi. Nel frattempo, loro, in Calabria stanno pensando di far scendere il pista il sindaco di Catanzaro, e non mi risulta che vogliano cambiare le vecchie regole. Veri campioni di spregiudicatezza».
Torniamo alla Margherita.
«Dopo il richiamo di Prodi, ho avvertito un clima difficile nella nostra periferia, nel nostro mondo politico: il peso delle divisioni crescenti. Il non capire le ragioni di tante polemiche. Alla vigilia delle elezioni regionali il rappresentare la Margherita come freno del processo unitario – cosa che non è mai stata – mi ha convinto dell´assoluta necessità di una soluzione unitaria».
E´ questa la motivazione che l´ha convinta a passare dalla formula del 7+7 al 9+ 5 sui listoni regionali?
«Sì, è stata la voglia di superare le difficoltà che ci ha spinto ad offrire il criterio della “prevalenza” delle liste unitarie per le regionali. Il che però non è in contraddizione con la nostra configurazione di partito in alcune regioni, dove si vince se invece non andiamo uniti».
Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo. Nelle regioni del sud, la Margherita andrà da sola.
«Prevalentemente al sud. Nel Lazio però proporremo alle strutture regionali la lista Uniti nell´Ulivo».
Con una lista del presidente Marrazzo, anche?
«Di questo non vorrei parlare. La decisione finale spetta alle nostre strutture regionali e nazionali. Nella possibilità di un accordo io ho sempre creduto, in piena sintonia con Rutelli. E con Fassino. Perché nel nostro partito non ci sono due linee».
Arturo Parisi, nella riunione dell´ufficio di presidenza, ha sostenuto il contrario.
«Non ha detto questo. In realtà c´è stato un accumulo di equivoci, sospetti, incomprensioni. Del resto si fosse trattato di due linee diverse, non saremmo mai arrivati ad un´intesa. Abbiamo ribadito che siamo per il bipolarismo, la federazione, la Gad. Com´è potuto saltar fuori che la Margherita è tiepida con la Fed? Agli incontri per fissare le regole della Federazione, nel gruppo guidato da Scoppola, c´eravamo io e Franceschini».
Però le strutture della Fed, è l´accusa dei prodiani, non decollano.
«Per la semplice ragione che i ds, alle prese con il congresso, ci hanno chiesto com´ è comprensibile di aspettare la conclusione delle loro assise prima di dar corso a scelte tanto impegnative».
Federazione scelta strategica dunque?
«Assolutamente sì. Sarà un nucleo che mettendo insieme i quattro partiti servirà a sintetizzare il punto di vista su alcune grandi questioni. E sarà il punto di forza per Prodi, che la guiderà come presidente. Così, finirà il tormentone sul leader di governo che non è anche il capo di una forza politica».
Fine del partito unico?
«Oggi non c´è, sarebbe una forzatura, e sarà così per un bel pezzo. Magari un giorno potrò vederlo, forse quando avrò già smesso di fare politica. In futuro, nessuno può escludere che nasca. La pensa così anche Parisi».
Lo chiede ancora, onorevole Marini, un chiarimento a Prodi con la Margherita?
«E´ sembrata una provocazione. E invece dovrebbe far scattare una scintilla. Accetto che non sia l´uomo della Margherita, visto che è il leader di tutta la Federazione, ma mi sembra utile un chiarimento ulteriore con Prodi, per una sorta di cooperazione rafforzata. Scelga lui il modo migliore».
L´unico no, a 360 gradi, è arrivato da De Mita.
«Quello di Ciriaco, in realtà, è stato un gesto di snobismo culturale».
E´ la volta buona per la pace nella Margherita?
«Sono soddisfatto perché abbiamo superato tante tensioni. Ma questo stato d´animo deve durare, dobbiamo liberarci di tutti i sospetti. L´ho anche chiesto a Rutelli: ci sono alcuni nodi nella vita del partito che vanno sciolti. Per esempio su una visione più unitaria della comunicazione. E sono sicuro che il presidente del partito favorirà le decisioni giuste».