ROMA – La Margherita conferma il suo sostegno alle primarie. Primarie con più nomi («Non si può impedire a nessuno di candidarsi») ma legate ai punti programmatici. E alla fine perde la persona e perde il suo programma. È questo l´unico cavillo anti-Bertinotti che Dl è disposta a concedere, ma più che una concessione alla Quercia è una clausola di garanzia per tutelare le proprie idee su economia, politica estera, lavoro, welfare. «Capiamo i problemi dei Ds, ma le primarie si devono fare», è la posizione dell´esecutivo della Margherita riunito ieri.
Si è parlato molto della sfida per la leadership, nelle stanze di Dl, anche se Francesco Rutelli non ha voluto alimentare il dibattito: «C´è la moratoria su questo argomento, la rispettiamo. Comunque non ci sono novità». Detto questo, la Margherita accelera, considera il congresso diessino (3-5 febbraio) il termine ultimo per evitare l´argomento-primarie. Da quel momento in poi ogni momento è buono per decidere regole, date e chi sarà in campo. Per approvare, cioè, il regolamento definitivo. E la Margherita non è convinta della proposta di un´assemblea programmatica della Gad. Un parlamentino eletto sulla base dei partiti, dicono, indebolirebbe Prodi.
Soddisfatto Arturo Parisi, presidente dell´assemblea federale di Dl e inventore del metodo-primarie. Parisi continua a sposare l´idea di una consultazione autentica. Alla trasmissione «Planet 430» dice che «a Prodi basta la metà più uno dei voti per vincere», che la partecipazione di Bertinotti «è legittima», che prevede un´affluenza di «700 mila-un milione di elettori del centrosinistra». Altro che una cerimonia d´investitura per il candidato premier già scelto da tutti. È la posizione opposta a quella dei Ds, sempre a caccia del compromesso per evitare il confronto Prodi-Bertinotti. La strada sarebbe quella di un accordo programmatico con Rifondazione prima della sfida all´americana, accordo che dovrebbe portare al ritiro del «candidato Fausto». Ma è una strada in salita. I Ds non sono isolati dentro al Gad sul tema-primarie eppure non trovano l´aggancio giusto per farle saltare.
Ciriaco De Mita, contrario al metodo all´americana, incontra il capogruppo di Prc Franco Giordano alla Camera e sorride: «Voi siete inattaccabili, dovete insistere». L´ex premier resta un nemico delle primarie ed è sicuro che non si faranno, alla fine. Ma fa capire che difficilmente Fassino troverà sponde importanti nell´Alleanza democratica: «Perché la Margherita non dice no alle primarie? Perché non può dire la stessa cosa dei Ds». Ecco perché i più pessimisti cominciano a mettere le mani avanti. Peppino Caldarola, deputato ds, dalemiano, prevede il peggio: «Se va avanti così, Bertinotti può prendere il 40% alle primarie, intercettare tutto lo scontento nei partiti. A quel punto è difficile immaginare che gruppi dei Ds non trovino un loro candidato».
Ma adesso la Quercia si concentra sul congresso del Palalottomatica a Roma, tra dieci giorni. Sono ufficiali i dati sulla mozione del segretario Fassino: 79,1 per cento. Significa che la riconferma alla segreteria viene da una vittoria molto più larga di quella di Pesaro. Su questo risultato Fassino ha sempre detto di voler costruire una gestione unitaria dei Ds. C´era una disponibilità, ma adesso il correntone boccia la bozza di statuto della maggioranza.