14 Gennaio 2005
Ma quel voto è una roulette, cresce la tentazione dell’intesa
Autore: Concita De Gregorio
Fonte: la Repubblica
Si potrebbe anche non fare, però. Ora che c´è il via libera a votare i referendum si potrebbe anche decidere di non andare alla conta. Tornare in parlamento con un argomento in più: se non si cambia in meglio questa legge si va al referendum. Che costa, che è un rischio per tutti: il rischio di non arrivare al quorum, per chi ha voluto la consultazione. Il rischio di arrivarci e che vincano gli altri per chi la legge 40 l´ha approvata com´è.
Si potrebbe anche non fare: non è solo un´ipotesi, è una tentazione. Del centrosinistra innanzitutto, che al di là delle dichiarazioni di giornata (entusiasmo, certo) conosce bene i rischi che corre. Martedì scorso i ds hanno riunito una cinquantina di parlamentari per discutere del tema: non si sapeva ancora cosa avrebbe deciso la Consulta, più rapida delle attese, ma «c´era comunque molto forte la preoccupazione della tenuta dell´alleanza», racconta uno dei partecipanti. Fra i cattolici di centrosinistra, nella Margherita soprattutto, ci sono sacche di resistenza grandi al referendum. Fra i laici di centrodestra, d´altra parte, sono in molti a pensare che questa legge si debba cambiare. Il «partito dei medici», per esempio. Antonio Tomassini, Forza italia, medico cattolico e presidente di commissione al Senato è tra quelli che sentono forte la pressione di una categoria che chiede una legge più europea, meno talebana. Si augura una rapida modifica parlamentare: «Abbiamo due strade. O un aspro confronto sulla consultazione popolare, condotto non saprei con quanta consapevolezza, oppure cercare di creare delle sinergie per provare, almeno su quelle tematiche sulle quali c´è una larga adesione, di integrare la legge». Accorperà, in commissione, tutte le proposte in un testo unico. «Certo, ci vuole una forte volontà politica, ma si può arrivare o a un´unica legge che stoppi tutti referendum. Più si riesce a fare per via parlamentare meglio è».
Nel centrodestra fra chi sostiene la necessità di cambiare la legge in Parlamento c´è un ministro, Stefania Prestigiacomo, da sempre dubbiosa sulla bontà del testo approvato: «Eliminato il rischio di un referendum totalmente abrogativo, che avrebbe riportato l´Italia al far-west procreativo, il parlamento può lavorare con serenità». Altrimenti il referendum, certo. Però meglio una legge, dice per An Daniela Santanchè. Alessandra Mussolini, esplicita: «Non credo che il referendum si farà. Il fatto che non ci sia il referendum abrogativo elimina le estremizzazioni: andremo a una soluzione parlamentare». Meglio «un confronto costruttivo ed approfondito ora che non c´è il rischio di una tabula rasa», dice la socialista Chiara Moroni. La leghista Rossana Boldi: «Bisogna ritoccare in qualche modo questo testo. I quesiti rimasti sono molto specifici, diventa difficile spiegarli correttamente alla gente, è difficile decidere con un sì o con un no su materie così delicate». E´ evidente che a destra i soli che vogliono il referendum sono quelli che si augurano che non si arrivi al quorum. Riccardo Pedrizzi, presidente della consulta etica di An, uno che ha sempre parlato dell´embrione come di un bambino: «Ci sono proposte di legge che possono evitare le urne, ma proprio per questo vanno bocciate. E´ meglio andare ai referendum».
Chiaro. La proposta Amato ed altre a firma ds vanno scoraggiate, per gli oltranzisti del Polo, proprio perché hanno possibilità di successo. Lo stesso Giuliano Amato considera «possibile che il governo, all´avvicinarsi del voto, capisca come si sta orientando il Paese ed accetti di trattare».
Dunque una nuova legge anziché il referendum. La tentazione è forte anche a sinistra, appunto. Il lavorìo dei cattolici è già cominciato. Rosi Bindi l´ipotesi di referendum non la esamina neppure. Passa direttamente a parlare di modifiche di legge: «Ora la parola torna al Parlamento che può intervenire su quelle parti ritenute insoddisfacenti anche da chi ha condiviso lo spirito e gli obiettivi della legge». Cioè anche da lei stessa, che riconosce come questa legge sia «un pasticcio, un brutto compromesso». Chi dà la più articolata chiave di lettura di quel che accade a sinistra è Giorgio Tonini, cattolico dei Ds, da sempre impegnato in tentativi di mediazione per un testo migliore.
«Tutta la questione è se si possono superare o no le colonne d´Ercole di chi dice che l´embrione è intoccabile. Se si arriva a un tavolo politico che consente di rivedere la legge io credo sulla revoca del consenso della madre fino all´impianto, sul numero di embrioni congelabili, sulla diagnosi preimpianto per alcune malattie genetiche gravi o gravissime si possa lavorare a un testo migliore». Certo resterebbe fuori la questione della fecondazione eterologa, sull´opportunità della quale ci sono molti dubbi anche a sinistra. Ma, si chiede Tonini, «ha senso pensare di andare a un referendum in estate ed affidare alla roulette russa del quorum un tema così». In altri termini: il Polo non consentirà di accorpare voto per le regionali e referendum, perché questo garantirebbe ai referendari un´alta affluenza alle urne. Si voterà dunque dopo le regionali, a ridosso dell´estate. Si voterà su un tema spinoso come la possibilità di fecondazione al di fuori della coppia. Sicuri di vincere. Conviene rischiare.