Vietri — «Ds e Popolari? Irreggimentati, coperti e inquadrati». Da quando i suoi pensieri politici non viaggiano più sulla stessa, identica onda di quelli di Romano Prodi, il professor Arturo Parisi può dire con ancora maggiore libertà quel che proprio non gli piace della politica italiana. Può stroncare sul nascere l’accordo sulla legge elettorale e consegnare al vento freddo che soffia su Vietri la dolorosa convinzione che il Pd stia nascendo sotto la peggiore stella: quella del correntismo e delle lotte identitarie.
Gli chiedono se è vero che i parisiani sostengono
Il finale è tutto sul Pd. Il giornalista Guido Rampoldi gira al padre dell’Ulivo un titolo comparso a luglio su Europa:
«Non faremo prigionieri». Parisi sorride e rivela che lui il giornale del suo partito non lo legge: «E non mi sento nemmeno troppo solo, perché so che lo leggono in pochi. Certo, se quel titolo lo avessi visto…». Avrebbe risposto, il Professore, come i bersaglieri a Sebastopoli che portavano al collo un cordoncino di giunco verde: «Ah, ci impiccate? E noi ci mettiamo direttamente il cappio». Cupa metafora per dire la sua rassegnazione di fronte al riprodursi di vecchie pratiche che lui sperava bandite.
«Quando ci si avvia in nome della novità non si arriva inquadrati, coperti, irreggimentati, è successo e lo dico con rammarico» e qui il colpo è per Rutelli, Marini, Fioroni. Ma il bersaglio grosso sono i Ds, sono Fassino, D’Alema e dunque Veltroni i leader ai quali Parisi rimprovera «l’indisponibilità a presentarsi come persone, ricchi di esperienza e della propria personale libertà».
Dov’è la mescolanza tra le diverse anime? E perché Bersani è stato convinto a ritirarsi? «La decisione del partito di impegnarsi attorno a un solo candidato ha aperto una questione che va risolta». Spartizione, è la parola che Parisi non pronuncia e che gli fa dire, nelle conversazioni con gli amici più stretti, che questo Pd contro Berlusconi non vincerà mai.
Dopo Parisi è stata la volta di Ciriaco De Mita a mettersi di traverso sulla strada del Pd. L’ex premier è arrivato «scortato» da una claque di 300 demitiani accaniti a sostegno della sua volontà di correre in Campania per la carica di segretario del Partito Democratico: «Ciri’ non molla’». Dal palchetto dell’oratorio punzecchia Veltroni, dice che «non si valutano le persone per l’età e il luogo di nascita» e lascia intendere che relegarlo a formare i giovani quadri non sarà facile. E poi, rivolto ad Amato incenerisce Prodi: «Giulià, purtroppo questo governo c’è».
Da Reggio Emilia, invece, Walter Veltroni conferma «pieno sostegno» a Prodi, propone allo Sdi di Enrico Boselli un «patto di collaborazione» e prova a riallacciare il «filo del dialogo» con