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5 Maggio 2001

L’Ulivo scettico: «L’ha detto troppe volte. E’ solo l’ennesima trovata elettorale»

Autore: Paolo Meli
Fonte: Il Resto del Carlino


ROMA – Gli uomini dell’Ulivo sono convinti che la querelle sulla vendita di Mediaset sia l’ennesima trovata elettorale del Cavaliere. Ma non rinunciano a brandire la spada del conflitto di interessi, eterno dilemma della politica italiana da quando Berlusconi scese in campo nel ’94. E così, mentre il leader di An, Gianfranco Fini, dice che sarà la Casa delle libertà a fare una legge dopo aver vinto le elezioni, Francesco Rutelli si mostra scettico sulle intenzioni dell’avversario: «E’ un tormentone che va avanti non so da quanti anni. Il mio avversario ha detto dieci volte cose diverse e opposte tra loro». E se Fini ricorda che la mancanza di una legge è responsabilità del centrosinistra, Giuliano Amato ribadisce che «è interesse di chi vuole governare risolvere la questione del conflitto di interessi». Così anche Vincenzo Vita, Ds, dice che – indipendentemente dalle iniziative di Berlusconi – sarà necessaria una legge, mentre nella Margherita si usa l’arma dell’ironia: Lapo Pistelli, capo della segreteria del Ppi, già immagina «una donazione ai figli», grazie alla quale, «previo azzeramento delle imposte di successione e donazione che farà se dovesse vincere le elezioni, saranno gli italiani a pagare a Berlusconi tutta l’operazione». Arturo Parisi, leader dell’Asinello, ritiene che il Cavaliere non abbia «cultura democratica», mentre Enrico Boselli, numero uno dello Sdi pensa si tratti di «paura di perdere».
Per i terzopolisti, Giulio Andreotti considera pretestuoso il modo in cui è stata sollevata la questione, mentre il suo compagno di partito, Ortensio Zecchino, ritiene il conflitto di interessi «una patologia grave». «Solo un teatrino tra poli», dice il socialista Claudio Martelli e «un’occasione per trionfare alle elezioni», a parere del Repubblicano Giorgio La Malfa.
C’è poi la coda polemica sulla questione dei cosiddetti paradisi fiscali ai quali è ricorso in passato il Cavaliere. Quest’ultimo, secondo Rutelli, «inneggia all’elusione fiscale» (Bonaiuti: «Rutelli non conosce neanche il senso della parola»), mentre i diessini, a partire da Alfiero Grandi, considerano «di gravità inaudita le ammissioni di Berlusconi». Il ragionamento che accomuna tutte queste reazioni è duplice: da una parte l’etica pubblica va oltre l’ambito della legge. Dall’altra, Berlusconi sottarendo gettito fiscale al nostro Paese ha costretto altri cittadini a pagare più tasse. Chiosa Pierluigi Castagnetti (nella foto), segretario del Ppi: «Berlusconi paga le tasse alle Bahamas e dice che è legittimo? Beh, allora si candidi a governare le Bahamas…».