13 Giugno 2005
L’offensiva di Prodi: ora cambiare la legge
Autore: Francesco Alberti
Fonte: Corriere della Sera
ROMA – «Non è un voto politico». «E resta comunque intatta la speranza che in Parlamento si creino le condizioni per modificare l’attuale legge sulla fecondazione assistita». Di fronte all’ormai certa eventualità che il quorum non venga raggiunto, l’esercito del «sì», pur continuando a confidare in un’impennata dell’affluenza, si prepara a gestire il dopo referendum.
Il più esplicito, rompendo il quasi generale silenzio della domenica, è stato il segretario della Quercia, Piero Fassino. «Tentare di dare una valenza politica a questo voto – ha affermato a Radio Radicale – è una forzatura. Non mi illudo, so che quest’operazione sarà tentata, conosco il sottobosco politico di questo Paese. Ma tutti sappiamo che un referendum è una consultazione distinta dalle altre».
I DS – E lo conferma, aggiunge, il fatto che «nessuno pensa, ad esempio, che io e Fini, pur votando allo stesso modo, domani daremo vita ad un’alleanza politica, così come Rutelli e Pera». Non solo, ma secondo il leader dei Ds, l’eventuale mancato quorum «non potrebbe essere invocato come una ragione per non toccare la legge e al tempo stesso non chiarirebbe qual è l’indicazione dei cittadini su questo tema».
Perché il punto, a detta di Fassino, è che «l’astensione è un equivoco». E «hanno sbagliato» i presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, a dare indicazioni a favore del non voto: «Chi ricopre alte cariche – afferma il segretario ds – dovrebbe essere particolarmente attento a compiere atti che non allentino il rapporto di fiducia dei cittadini verso lo Stato».
IL PROFESSORE – Diverso invece, conclude il leader, il comportamento del capo dello Stato, che «ha voluto indicare ai cittadini il valore del voto». Romano Prodi, che ha votato a Bologna, attenderà invece i risultati definitivi prima di pronunciarsi sull’esito della consultazione.
E’ comunque certo che il leader dell’Unione, di fronte al fallimento del referendum, non esiterà ad indicare nella via parlamentare la strada migliore per modificare la normativa sulla fecondazione assistita: lo pensava quando ancora il referendum non era stato indetto, lo pensa con maggior convinzione ora che il quorum non sarà raggiunto.
Una posizione, la sua, condivisa da Giuliano Amato e Arturo Parisi. Prodi, assieme alla moglie Flavia, si è presentato alle 10 di mattina nel liceo classico «Luigi Galvani», infilandosi nella sezione 142. Un cenno di saluto agli scrutatori e poi via, in cabina. Nemmeno un minuto dopo, era già fuori, muto come un pesce.
Commento di un bolognese in fila: «Accidenti, il Prof è stato un razzo, aveva davvero le idee chiare…». Quali siano, però, resta un mistero: tra i primi leader politici ad annunciare che sarebbe andato al voto («Sono un cattolico adulto» aveva detto in gennaio, prima ancora che la Chiesa si mobilitasse per l’astensione), Prodi non ha però mai voluto rendere pubblico il proprio orientamento sui quattro quesiti, nel timore che le sue posizioni divenissero «un fattore di divisione», anche alla luce del pronunciamento astensionistico dell’alleato-rivale Francesco Rutelli.