14 Ottobre 2005
Lista del Presidente se non c’è l’Ulivo
Autore: Claudio Sardo
Fonte: Il Mattino
Per descrivere gli umori del centrosinistra, Ciriaco De Mita usa persino la parola «panico»: «Prima si dormiva tranquilli con tanti collegi sicuri. Ora per vincere bisogna svegliarsi».
Le elezioni che sembravano già stravinte si sono riaperte. Non solo. Lo stravolgimento del sistema politico, imposto dalla riforma, sta facendo saltare l’equilibrio raggiunto il 16 giugno scorso, quando Romano Prodi decise di mettere da parte l’Ulivo e di rilanciare le primarie.
Cancellati con un colpo di spugna i collegi uninominali, pure la candidatura di Prodi in Parlamento è diventata un problema. Dove? In quale lista? In queste ore la trama dei colloqui tra i vertici dei partiti è fittissima.
Si raccomanda di evitare strappi, di cercare la soluzione più indolore, soprattutto di fare in fretta. Ma l’intesa non è a portata di mano. Forse neppure esiste una soluzione «indolore». Il cambio di sistema potrebbe costringere il centrosinistra ad un nuovo duro scontro interno, come quello che seguì il no di Francesco Rutelli alla lista dell’Ulivo.
Per ora vige la moratoria imposta dalla battaglia di Montecitorio. Ma più che una regola è una protezione per i leader, che prendono tempo per le decisioni. Seguirà la moratoria delle primarie. Fino a domenica.
Nella speranza che la partecipazione dei cittadini sia alta e che valga come prima risposta allo scacco della Cdl. Ma poi bisognerà prendere il toro per le corna. Prodi sta già preparando le sue mosse. Per lui sarà decisivo il responso delle primarie. Ha bisogno di tanti voti come dell’aria per respirare.
«Ma se le cose andranno bene – spiega un suo fedelissimo – è chiaro che lunedì rilancerà il progetto unitario. Se la legge del centrodestra porta alla disgregazione, noi dobbiamo rispondere con l’unità».
Ma cosa vuol dire unità? Vuol dire riproporre la lista dell’Ulivo? Oppure sarebbe sufficiente una lista dell’Unione al Senato, come prova del vincolo di coalizione? Per il momento, nessuno tra i prodiani si sbilancia. Piuttosto si attende la risposta dei Ds e, soprattutto, quella di Rutelli.
Prodi comunque ha già fatto i suoi primi sondaggi. Ha chiesto a Fausto Bertinotti se è disposto a fare liste dell’Unione al Senato e il leader di Rifondazione ha risposto di no. «Se Bertinotti va da solo, vado da solo anch’io» ha detto Clemente Mastella. Così anche Oliviero Diliberto.
Prodi ha incassato con disappunto. Ma ha anche spiegato ai collaboratori che quella soluzione – liste separate alla Camera, lista unica al Senato – sarebbe stata comunque «debole»: i segretari di partito impegnati nella competizione proporzionale della Camera, il vincitore delle primarie relegato a rappresentare l’unità residuale. Questa l’impressione negativa di Prodi. Che non vuole rinunciare alla Camera solo perché non c’è un posto dove candidare il leader.
Per il Professore, la sola carta di riserva è la lista del Presidente. La lista Prodi. Oltre i Ds e la Margherita. «O siamo capaci di rispondere con una forte iniziativa unitaria – spiegava ieri Arturo Parisi – oppure tanto vale aumentare l’offerta delle liste e cercare di battare la destra sul terreno che ha scelto».
Ovviamente per Fassino e Rutelli la prospettiva di una lista Prodi sarebbe una sciagura. L’altro ieri i due si sono visti e hanno voluto farlo sapere: un messaggio per invitare Prodi alla prudenza, mentre Ds e Margherita sono impegnate per lui alle primarie.
Al momento, conviene anche a Prodi stare al riparo. Ma lunedì sarà il capitano di una squadra che deve giocare con regole nuove. Il rilancio dell’Ulivo è nelle sue corde: il progetto di unità dei riformisti contro la frammentazione partitica.
Nei Ds sa di avere la sponda di Massimo D’Alema. Anche se Fassino è più frenato: l’Ulivo di oggi non avrebbe lo Sdi e l’aggregazione radical-socialista potrebbe aggiungere un concorrente ai Ds. Ma soprattutto sarà decisiva la risposta di Rutelli. Per ora è negativa.
«Non c’è motivo di cambiare la decisione presa» dicono i suoi. I prodiani sperano che la minaccia di una lista del Presidente convinca Rutelli. Franco Marini lavora a ipotesi di mediazione: ad esempio, rilanciando l’Ulivo al Senato. Magari un Ulivo ancora più largo, con Di Pietro e i Verdi.
Ma, a parte Prodi, ci sono gli ulivisti della Margherita che premono: l’unità non può diventare un escamotage tecnico, dicono. Ieri si sono parlati a Montecitorio. L’ipotesi di una rottura con la Margherita non è remota, se la strada della lista unitaria fosse sbarrata.