2222
6 Giugno 2005

L’INTERVISTA. Parla la moglie di Rutelli, Barbara Palombelli

Autore: Concita De Gregorio
Fonte: La Repubblica

ROMA – Prendete esempio dalle mogli, ha detto ieri Stefania Prestigiacomo.
“Dalla signora Veronica Lario in Berlusconi, dalla signora Barbara Palombelli in Rutelli”. Lasciate stare le “posizioni strategiche” dei mariti. Barbara Palombelli, giornalista, vota quattro sì.
Lo ha scritto il 26 maggio nella sua rubrica settimanale: “Sono contraria alla fecondazione eterologa in modo assoluto. Mai, però, mi sentirei di vietarla ad un’altra persona”, “mi batterò perché adozione e affido diventino diffusi e più
semplici. Ma non mi sentirei mai di proibire in Italia quello che si può
fare a Lugano, a Londra, a Malta”.

Suo marito si astiene, la Margherita è in travaglio. Hanno quattro figli, gli ultimi tre – anche l’ultima ormai quasi adolescente – sono adottivi. Quando Rutelli era sindaco di Roma si sono sposati in chiesa. E’ da lì che Paolo Gentiloni, amico di una vita, fa discendere l’inizio della “conversione di Francesco”. La moglie racconta un’altra storia: “Non c’è mai stata conversione, semmai il riavvicinamento lento di una persona cresciuta in una famiglia cattolica, formata negli studi dai gesuiti. Ne cominciammo a discutere nell’85, quando dovemmo decidere se iscrivere il nostro primo figlio all’ora di religione. E’ stata una scelta di campo, se stare fuori o stare dentro. La chiesa cattolica è la nostra grande famiglia, anche la mia. Una famiglia che ti consente di sbattere la porta e poi tornare. Nel ’93 siamo andati in Ecuador per l’adozione del secondo figlio: vedere l’impegno dei missionari è stata un’esperienza decisiva. Poi, col tempo, il cardinale Silvestrini ci ha aiutati a fare quella che si chiama “sanazione in radice”, e siamo arrivati al matrimonio in chiesa. In tutti questi anni Francesco ha avuto ed ha un padre spirituale, padre Reginaldo, che abbiamo frequentato ininterrottamente. Ha sempre coltivato la spiritualità, anche da radicale”.

Parliamo delle discussioni in famiglia. Lei come ha reagito quando suo marito le ha detto che si sarebbe astenuto?
“Da un punto di vista politico lo trovo giusto: Rutelli ha votato una legge e la difende. Mi sembra più strano il comportamento di Fini che la vota e poi la butta”.

Gli avrà detto che lei non è d’accordo.
“Lui lo sa bene. Può non crederci, ma noi parliamo pochissimo di politica. La sera non c’è tempo, la vita è talmente piena di altre cose. E’ una nostra regola antica: siamo due persone libere che vivono insieme da 25 anni. Io non ero radicale, non sono stata verde, non sono della Margherita. Ho una vita precedente a Rutelli: sono stata nei consultori Aied negli anni 70, ho lavorato con Ida Magli, ho fatto la mia prima inchiesta sulla fecondazione assistita nel
’77 per Radio Due. Quando andavo alle manifestazioni del Pci lui era davanti al muro di Berlino coi radicali, ho le foto in casa: lui e i carri armati. Lo strappo non è ora che dice di astenersi, semmai è stato quando ha votato la legge”.

Nemmeno allora ne avete discusso? E nemmeno quando la settimana scorsa ha chiesto il voto del partito contro la lista unitaria e ha rotto con Prodi?
“Molto poco. Ci conosciamo bene, non c’è bisogno di lunghe spiegazioni”.

Qualcuno sospetta che sia una tattica, questa dell’opposizione domestica. E’ molto diffusa. Copre un ventaglio ampio in famiglia, suscita consensi.
“Non so se susciti consensi. Forse è il contrario. Non c’è nessuna tattica.
Non mi sono mai domandata nella vita se quello che faccio sia utile alla sua
carriera. Non me lo chiedo e non me lo chiede”.

Questa della riproduzione assistita però è una questione che va al di là della politica, riguarda le persone e le famiglie. Siete una coppia, vi riguarda.
“Io condivido totalmente le cose che dice Francesco: sono contraria all’eterologa, alla famiglia in laboratorio, a ogni tipo di manipolazione sull’uomo”.

Ogni tipo, anche su se stessi? Tinture, trapianti di capelli, lifting,
quello che serve – dice Berlusconi – a presentarsi in forma?
“Ogni tipo, sì. Finora non ci siamo trapiantati né liftati ma sono antiproibizionista, ciascuno faccia quello che vuole. Ho un certo rispetto per la natura. Credo che le cose alla fine vadano come devono andare. Nel mio caso se ho avuto un solo figlio, penso, sarà stato per qualche ragione. L’esperienza dell’adozione è stata ricchissima. Sono per l’adozione, ecco: non per i figli in clinica. Però c’è un punto che mi divide da Francesco. Io non credo che le mie convinzioni debbano limitare le possibilità altrui. Ho conosciuto nella vita centinaia di donne che hanno fatto ricorso alla scienza, so la loro sofferenza. Chi sono io per decidere per gli altri? Perché la mia opinione deve diventare legge?”.

Almeno questo glielo avrà detto.
“Ma lo sa benissimo. Le sue scelte politiche mi riguardano fino a un certo
punto. Trovo comunque che abbia fatto un percorso molto lineare”.

Insomma. Viene dal partito radicale, campione delle battaglie civili, il
partito degli anticlericali.
“E degli anticomunisti. Rutelli non entrerà mai nel partito socialdemocratico europeo, la sua storia politica è un’altra. Lui sta in un perimetro molto più moderato, da sempre. E’ estraneo alla storia della sinistra italiana. D’altra parte, quando molti radicali sono passati a destra nessuno si è stupito. Anticlericali, poi, non tutti. Vent’anni fa facevano la battaglia contro la pena di morte e la fame nel mondo insieme a Don Di Liegro e alla comunità di Sant’Egidio, sono sempre stati collaterali ai missionari. Anche Pannella, a suo modo, ha sempre cercato un dialogo spirituale con la Chiesa”.

E lei cosa pensa dei vescovi che invitano all’astensione?
Ho preferito le parole del Papa: “I vescovi devono illuminare le coscienze
dei cristiani”. Questo è importante: illuminare, non imporre. Io mi interrogo tutti i giorni, credo che non ci sia nulla di non cristiano nel votare sì. Ero anche convinta che le radici cristiane dell’Europa non andassero messe nella Costituzione. Ora che Francia e Olanda hanno votato no, cosa avremmo detto: che votavano contro l’Europa cristiana? Le leggi interiori, quelle dello Stato e quelle della Chiesa non vanno mescolate. Bisogna fare molta attenzione a maneggiare Gesù Cristo, molta. Sarei per non chiamarlo mai a fare da sponsor alle nostre piccole faccende politiche terrene”.