20 Febbraio 2004
L’Europa contro il razzismo
Autore: Marco Marozzi
Fonte: la Repubblica
«Ora non ci sentiamo più soli». Cobi Benatoff sceglie di chiudere così il seminario sull´antisemitismo. Dopo un lungo freddo e le polemiche, la comunità ebraica sancisce la pace con l´Unione europea ma pretende «fatti». Il presidente del Congresso ebraico europeo aveva aperto l´incontro lanciando un vero allarme: «L´antisemitismo è tornato. Il mostro è di nuovo fra noi e quello che si preoccupa è l´indifferenza». Poi ha ascoltato il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, organizzatore del seminario, ha sentito il ministro tedesco degli Esteri, Joschka Fischer. E alla fine ha accettato il disgelo.
Prodi e il suo commissario Antonio Vitorino hanno subito gettato sul tavolo un argomento spinosissimo per i governi: l´invito ad adottare «con urgenza» la direttiva contro il razzismo e la xenofobia proposta, con tanto di pene, dalla Commissione nel novembre 2001. Un disegno di legge finito nei cassetti. Inizialmente per le visioni giuridiche diverse di Inghilterra e Germania, poi per il no politico dell´Italia. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli nella primavera scorsa ha bloccato la normativa e il governo Berlusconi l´ha tolta definitivamente dall´agenda durante la sua presidenza dell´Unione. La nuova presidenza irlandese non ha ancora deciso cosa fare.
Benatoff a Bruxelles si è schierato per l´approvazione immediata, chiedendone un riconoscimento della «particolarità della sofferenza degli ebrei definita da Prodi». «Ci rammarichiamo – ha detto – che la direttiva non porti anche la definizione di antisemitismo, non solo di razzismo e xenofobia». Il ministro leghista italiano però da Roma ha subito insistito che l´antisemitismo va contrastato «innanzitutto sul piano culturale» e non con una direttiva «che presenta il pericolo di coartare la libertà di opinione e che si potrebbe prestare ad essere utilizzata per fini opposti a quelli per cui è stata ufficialmente pensata». Diventare, dice, «uno strumento per combattere chi combatte questo islamismo fanatico e antisemita», come Oriana Fallaci, «processata per il suo libro “La rabbia e l´orgoglio”». Ben diverso il parere di Prodi per cui l´antisemitismo si batte rendendo «razzismo e xenofobia passibili di sanzioni penali efficaci, proporzionate e dissuasive», con la collaborazione giudiziaria fra Stati, colpendo come «delitto» anche «la negazione o la banalizzazione pubblica della Shoah».
L´incontro di Bruxelles è arrivato dopo un percorso molto accidentato: il sondaggio Ue da cui risultava che il 59% degli intervistati consideravano Israele il «maggior pericolo per la pace»; il rapporto sull´antisemitismo in Europa mai diffuso; l´attacco di Benatoff ed Edgard Gronfman, presidente del Congresso ebraico mondiale, alla Commissione e la successiva sospensione da parte di Prodi dei preparativi per il seminario. Alla fine il disgelo di ieri.
Elie Wiesel, premio Nobel per la pace, ha raccontato la «paura» delle comunità ebraiche in Europa: «L´antisemitismo è rimasto incurabile, Auschwitz non è bastato a stroncarlo». «Abbiamo una destra antisemita – ha accusato – e una sinistra anti-israeliana che potrebbe diventare antisemita e poi tante comunità musulmane. Il nostro non è catastrofismo, è realismo». Argomento ripreso da Natan Sharansky, ministro del governo Sharon per la diaspora: bisogna distinguere fra le critiche ad Israele come «dissenso democratico» e quelle «ispirate» dall´odio per gli ebrei. Prodi e Fischer hanno concordato, ma avvisando che la pace in Medio Oriente aiuterebbe a combattere anche un antisemitismo in Europa che non hanno negato, riducendone però la portata. «Non siamo agli anni ?30» ha detto Prodi, mentre Amos Luzzatto, presidente degli ebrei italiani, e il musulmano Dalil Boubaker, rettore della moschea di Parigi, proponevano incontri periodici fra esponenti di religioni diverse per combattere i fanatismi.