21 Novembre 2005
L’errore di mostrare i muscoli
Autore: Leonardo Zega
Fonte: La Stampa
Tra le molte cose buone dette in questi giorni dal presidente dei vescovi
italiani riuniti ad Assisi, se c’è qualcosa che stride è il lamento, amplificato
da Avvenire e da altri giornali di ispirazione governativa o di tendenza
teo-con, per il trattamento che la grande stampa italiana riserverebbe alla
Chiesa e ai suoi pastori. «Pallottole di carta» le ha ironicamente definite lo
stesso il cardinale Ruini. Ma anche la carta può far male e con le pallottole –
come ha rilevato Pierluigi Battista sul «Corriere della Sera» – è meglio non
scherzare: non si dice che le parole possono essere pietre? Del resto, questa
«sindrome da accerchiamento» è un cavallo di battaglia, più volte messo in campo
negli ultimi tempi, soprattutto dopo l’aspro confronto sul referendum e le
questioni connesse con la procreazione medicalmente assistita.
Non che non siano state dette cose giuste e sagge, né mi pare credibile
attribuire alla sola mobilitazione delle gerarchie ecclesiastiche il merito (o
la colpa) del fallimento di quella consultazione popolare; ma la polemica non è
stata condotta sempre in maniera pacata facendo, come suggerisce san Paolo, «la
verità nella carità». Le provocazioni di una certa area radical-laicista sono
state e sono spesso pesanti, ma la ritorsione, sia pure cartacea, non fa parte
del bagaglio strategico che si presume mutuato dal Vangelo. Il cristiano non ha
“nemici” da combattere in campo aperto, né si vedono eserciti schierati a
battaglia contro la Chiesa nel nostro Paese. Lo hanno sottolineato anche pastori
e intellettuali cattolici di sicura dottrina, in prima linea nella promozione
dei diritti umani, della solidarietà e della giustizia, guardati però con
sospetto per l’audacia delle loro posizioni (un po’ di autocritica su questo
punto non farebbe male). Mostrare i muscoli, convinti di avere dalla propria
parte una forza d’urto capace ormai di resistere ad ogni attacco, non mi sembra
l’ideale da perseguire.
La Chiesa, libera e credibile, dica pure ad alta voce le sue verità e se le
sue parole spiacciono ad alcuni, pazienza. Credo sia però prudente diffidare di
chi si accoda per opportunismo o più semplicemente perché ritiene utile, in
questo confuso passaggio storico, usare delle granitiche certezze della fede per
puntellare le proprie convinzioni o convenienze politiche.