20 Gennaio 2006
Le sindromi della Sinistra
Autore: Marc Lazar
Fonte: la Repubblica
C´è un virtuosismo della sinistra nell´arte di perdere le elezioni quando la vittoria sembra a portata di mano. Era favorita, in Italia come in Francia, a fronte di governi di destra che sembravano logori fino a mostrare la corda. In Francia, dopo la sconfitta alle presidenziali del 2002, aveva registrato ottimi risultati nel 2004, con le grandi vittorie elettorali alle regionali e alle europee. Inebriata dai successi, sbandierava il suo ottimismo.
Ma nel 2005 è bastato il referendum sull´Europa, voluto dalla stessa sinistra, a precipitarla nella depressione; e oggi è quasi paralizzata di fronte al rullo compressore della destra, sia essa impersonata da Dominique de Villepin o da Nicolas Sarkozy.
In Italia si parlava già di un Silvio Berlusconi politicamente agonizzante, spiegando come in base ai dati dei sondaggi sul suo governo, alle intenzioni di voto per il prossimo 9 aprile e ai risultati delle amministrative parziali del 2002 e 2003, delle europee del 2004 e delle regionali del 2005, il Cavaliere aveva ormai perduto la sua aura e la sua popolarità.
Infine, la straordinaria mobilitazione alle primarie del 16 ottobre scorso ha suscitato l´euforia dei responsabili dell´Unione, convincendoli che la sorte dei loro avversari fosse ormai segnata, mentre già i media davano inizio al toto- ministri.
Oggi però, impegolato nella vicenda Unipol, il centro-sinistra è in stallo; e frattanto il Cavaliere moltiplica le sue iniziative intempestive, e occupa più che mai i teleschermi.
Più di vent´anni fa due saggisti francesi di talento, Frédéric Bon e Michel-Antoine Burnier, pubblicarono un opuscolo graffiante dal titolo: “Perda il migliore!”.
Si erano divertiti a dimostrare che al contrario di quanto comunemente si creda, l´obiettivo perseguito dagli attori politici fosse la sconfitta e non la vittoria elettorale, visto che è tanto più confortevole stare all´opposizione.
Attualmente, sia in Italia che in Francia, la sinistra fa davvero del suo meglio per dar loro ragione. Ha già messo insieme i tre principali ingredienti per riuscire a… perdere: la divisione, il mancato ascolto della società, la debolezza del leader.
A pesare sulla sinistra sono innanzitutto le profonde divisioni interne. Certo, anche a destra le divisioni non mancano; ma nell´Unione assumono un carattere assai più grave, dato che qui l´ideologia e la concezione del mondo sono ancora prese sul serio.
In Francia ad esempio, lo strappo sul Trattato costituzionale europeo è sempre all´ordine del giorno, poiché ha cristallizzato percezioni nettamente contrastanti sul divenire della Francia, della Repubblica, della società, dell´Europa e del mondo.
Anche in Italia, le recenti manifestazioni sui Pacs e le controversie su questo tema danno la misura delle divergenze sui problemi di fondo, di una divaricazione quasi antropologica sulle questioni attinenti alla famiglia e al costume.
E si potrebbero menzionare altri temi cruciali: il mercato, l´impresa, la protezione sociale, le questioni internazionali ecc. Queste controversie mettono a repentaglio l´elaborazione del programma di governo.
La sinistra, checché se ne dica, è tuttora segnata dal peso dell´ideologia, a fronte di una destra assai più pragmatica.
A tutto ciò si aggiunge la complessità dei rapporti tra i partiti e la società civile, di cui la sinistra soffre più della destra.
Storicamente, il Partito è sempre stato sacralizzato dalla sinistra, data soprattutto l´influenza del marxismo, che ne ha fatto il rappresentante, se non addirittura l´incarnazione di una classe sociale.
Lungi dall´essere una semplice aggregazione di individui, o uno strumento per la conquista del potere, il Partito aveva il compito di guidare interi settori della popolazione verso un avvenire radioso.
La dottrina era essenziale, e l´organizzazione una fabbrica di socializzazione e di identità. In qualche modo, era il Partito a dare un senso alla società, in quanto la considerava incapace di esistere di per se stessa.
Per molto tempo, sia in Italia che in Francia i partiti comunisti hanno corrisposto a questo modello, mentre i socialisti si sforzavano di imitarli, pur distanziandosi occasionalmente dalle loro prassi autoritarie.
Ma oramai le mutazioni delle nostre società hanno profondamente modificato questa situazione.
Il partito comunista francese si è ridotto a un gruppuscolo, mentre il Pci si è trasformato in Pds e quindi in Ds, e il Psi ha subito un tracollo; e se il Ps francese è divenuto il principale partito della sinistra, oggi i suoi iscritti sono appena 120.000.
D´altra parte, se tutti i partiti si sono indeboliti e hanno perduto le caratteristiche di partito-società, non per questo sono scomparsi: al contrario, i loro apparati si sono rafforzati, hanno acquistato in professionalità.
E svolgono tuttora un ruolo indispensabile, sia nella competizione politica che al governo. Ma oggi, molto più che in passato, i settori della società legati alla sinistra contestano l´autorità e la legittimità dei partiti: vogliono partecipare alla vita pubblica e controllare le decisioni, chiedono trasparenza e onestà.
E dal canto loro i partiti, sia in Francia che in Italia, hanno grandissime difficoltà a rispondere a queste aspettative. Se l´Unione sembrava aver trovato una soluzione con le primarie, ora i Ds hanno irritato una parte dei loro simpatizzanti con la cattiva gestione della vicenda Unipol.
E al tempo stesso, tutti i partiti cercano di approfittare al massimo delle nuove disposizioni della legge elettorale per difendere i propri spazi, o per allargarli. Con il rischio che la delusione della società sia immensa, e comporti altissimi costi elettorali.
Infine, la sinistra sta affrontando la classica sfida generata dalla guerra suicida tra i suoi leader. In Francia, sono almeno undici le personalità di sinistra (di cui sei del Ps) che si scontrano quotidianamente in vista delle presidenziali del 2007! In Italia, Romano Prodi sembrava aver consolidato la sua autorità grazie alla designazione largamente avallata dal popolo di centrosinistra. Ma ecco che in poche settimane riaffiorano le tensioni e i sospetti tra gli stati maggiori dei partiti della coalizione e il suo leader, col rischio di eroderne la credibilità.
Nelle nostre democrazie contemporanee, ove regna l´indecisione, un risultato elettorale non è mai scontato in partenza. In Francia come in Italia, la sinistra deve decidersi: ha intenzione di vincere, o vuole installarsi stabilmente all´opposizione?
Domanda apparentemente incongrua, ma sollecitata dai suoi attuali comportamenti, che illustrano a meraviglia la tesi ironica formulata a suo tempo dai due politologi francesi.
(traduzione di Elisabetta Horvat)