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19 Gennaio 2006

Le amnesie del Cavaliere

Autore: Ettore Livini
Fonte: la Repubblica
Uno scivolone sulle presunte pressioni del centro sinistra su Generali,
smentite prima dalle parti in causa e ieri da Tarak Ben Ammar. Più qualche bugia
collaterale («Non sono mai stato socio di Gnutti»), una gaffe giudiziaria («gli
incontri tra esponenti della sinistra e Generali in corso d´Opa sono illegali»)
e alcune forzature temporali. Il forcing mediatico di Silvio Berlusconi sulla
vicenda Unipol-Ds-Generali si è sgonfiato definitivamente ieri. Vittima ­ un po´
a sorpresa ­ del fuoco amico.
A smontare il castello d´accuse del premier infatti è stato il vecchio
alleato Tarak Ben Ammar. Che ha iniziato la sua conferenza stampa di ieri
confermando «tutto quello che ha detto il presidente del Consiglio». Salvo poi
smontare buona parte delle affermazioni ricostruendo nei dettagli il vertice tra
loro due e Antoine Bernheim ­ presidente delle Generali, socie di Unipol con
l´8,7% ­ del 15 giugno scorso.Prima smentita: «Né io né Bernheim abbiamo mai
parlato a Berlusconi di pressioni politiche su Generali sulla quota Unipol», ha
detto l´imprenditore franco tunisino. Solo una settimana prima Berlusconi ­
citando a “Porta a Porta” proprio le informazioni avute da Ben Ammar ­ aveva
sostenuto l´opposto: «Alcuni protagonisti della coalizione di centrosinistra
hanno avuto incontri per cui qualcuno che era azionista Bnl si determinasse a
vendere le sue azioni a Unipol». Pressioni che peraltro avevano già provveduto a
smentire sia le Generali che l´imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone. Tanto
che Berlusconi aveva prudentemente derubricato i vertici carbonari denunciati da
Bruno Vespa a «incontri conviviali penalmente irrilevanti».
Altro problema (al di là dei contenuti dei contatti di Bernheim con Massimo
D´Alema, Walter Veltroni, Romano Prodi, e Francesco Rutelli) sono le date. Il 15
di giugno, tanto per cominciare, il presidente di Generali non aveva ancora
parlato né con Veltroni né con Rutelli. Il cui pressing, dunque, sembra più una
deduzione del premier. L´incontro con Prodi, aggiunge poi Tarak, risale ad
almeno due mesi prima. Quando l´unica offerta per Bnl sul tavolo era quella
degli spagnoli del Bbva e ben tre mesi prima del lancio effettivo di quella di
Unipol. Dunque non «nei giorni caldi dell´offerta pubblica», come ha sostenuto
Berlusconi.
A voler essere pignoli, poi, anche sul presidente del Consiglio in tutta la
vicenda aleggia come un convitato di pietra lo spettro del conflitto di
interessi. Accade nello stesso incontro del 15 giugno a Roma con Bernheim e
Tarak Ben Ammar dove il Cavaliere non è certo uno spettatore sopra le parti. Si
parla di Opa bancarie mentre lui è socio della Hopa di Emilio Gnutti ­ alleata a
Unipol nelle scalate a Bnl ed Antonveneta ­ ed è azionista di riferimento
assieme a Ennio Doris di quella Mediolanum che al Leone di Trieste guarda da
tempo (e spesso proprio con i buoni uffici di Ben Ammar) con un certo interesse.
Non solo: le ultime informazioni sui vertici “calndestini” tra il
centro-sinistra e Bernheim Berlusconi le raccoglie dallo stesso Ben Ammar in un
incontro a Palazzo Grazioli alla vigilia di Natale. Per gli auguri, dicono le
versioni ufficiali, anche se appena due giorni prima Mediaset ha acquistato da
Europa Tv (società dell´imprenditore franco-tunisino) un pacchetto di frequenze,
con Tarak rimasto socio di Cologno Monzese al 20%.
Sul caso Hopa, tra l´altro, il Cavaliere ha mostrato di soffrire d´amnesia
finanziaria: «Non sono socio di Gnutti e Consorte», ha proclamato urbi et orbi
il 10 gennaio a “Porta a Porta” prendendo le distanze dal discusso scalatore di
Antonveneta e Bnl. Salvo poi dover registrare una perdita di 100 milioni in
carico a Fininvest e Mediaset quando due giorni più tardi il Biscione ha venduto
il suo 5,26% di Hopa, tagliando l´imbarazzante cordone ombelicale che lo legava
da almeno tre anni al “parlamentino” dei furbetti del quartierino. Nel cui
consiglio gli uomini Mediaset sedevano fianco a fianco di Consorte, Gnutti,
Stefano Ricucci e Gianpiero Fiorani.
La stanchezza per l´overdose mediatica ha giocato un altro brutto scherzo
al Cavaliere durante la telefonata a “Ballarò” di martedì sera. Appurato che le
pressioni su Generali non c´erano state, spiazzato dal comunicato in cui i
legali di Consorte confermavano che i 50 milioni di presunte consulenze
intascate dal loro assistito («che fine hanno fatto?» era la richiesta pressante
del premier da alcune ore) era ancora «nella piena disponibilità del manager»,
Berlusconi ha rilanciato: «Gli incontri tra gli uomini della sinistra e le
Generali mentre è in corso l´Opa è non solo disdicevole, ma anche proibito dalla
legge», ha sostenuto. Una valutazione sbagliata non solo per le discrepanze
temporali (l´Opa Unipol è stata annunciata un mese d´Opa l´incontro
D´Alema-Bernheim) ma anche perché ­ come hanno confermato ieri fonti della
Consob ­ «non si tratta di incontri illegali visto che il Regolamento Emittenti
vincola alla correttezza informativa solo le società e gli advisor coinvolti
nell´operazione».