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26 Gennaio 2006

L’autogol del Cavaliere

Autore: Eugenio Scalfari
Fonte: la Repubblica
Finalmente, con eccessivo ritardo rispetto alla rilevanza dell’episodio, la
Procura di Roma ha dato notizia di aver chiesto l’archiviazione della pratica
“Berlusconi-Unipol” apertasi con le dichiarazioni del presidente del Consiglio
dinanzi alla stessa Procura. Va ricordato che il presidente del Consiglio si era
presentato di sua iniziativa qualificandosi come “persona a conoscenza dei
fatti” e premettendo che le notizie in suo possesso non avevano rilevanza
giudiziaria ma grande rilevanza politica.

Uscito dagli uffici della Procura, Berlusconi aveva poi dichiarato in tutte
le sedi che, dopo l’interrogatorio disposto dal procuratore del presidente delle
Generali, Bernheim, era stata confermata la verità delle sue asserzioni e cioè
che Bernheim aveva effettivamente incontrato Prodi, D’Alema, Veltroni, Rutelli e
che l’oggetto degli incontri era stato la scalata dell’Unipol alla Bnl e la
possibile vendita all’Unipol delle azioni della Bnl possedute dalle Generali
nella misura dell’8 per cento del capitale.

Sull’asserita verità delle dichiarazioni di Berlusconi si è molto discusso
nei giorni scorsi poiché gli interrogatori di Bernheim e di Tarak Ben Ammar
(socio in affari di Berlusconi) sembravano non collimare affatto con quelle del
presidente del Consiglio. Il comunicato emesso ieri dalla Procura chiude questa
discussione affermando sì, che quei quattro incontri ci furono (insieme a
parecchi altri da parte di Bernheim) ma in nessuno di essi si parlò della
questione Unipol, delle azioni in possesso delle Generali e della loro possibile
destinazione. Sicché (concludiamo noi) le dichiarazioni della “persona informata
dei fatti” non avevano né rilevanza giudiziaria né rilevanza politica e
contenevano invece forzatura e falsità.

A nostro avviso esisterebbero tutti gli estremi del reato di calunnia, che
invece la Procura non ravvisa. Ma il testo del suo comunicato fornisce comunque
senza ombra di dubbio la prova che da parte del presidente del Consiglio c’è
stata diffamazione aggravata, compiuta a mezzo della stampa, delle televisioni e
– circostanza di assoluta novità – anche a mezzo della Procura di Roma,
strumento sicuramente inconsapevole della diffusione di una campagna di
denigrazione politica basata su un presupposto rivelatosi inesistente.