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28 Ottobre 2005

L’appuntamento dei riformisti

Autore: Piero Fassino
Fonte: la Repubblica

Caro direttore, dopo il 16 ottobre nulla può restare come prima. Quei 4 milioni e 300 mila cittadini, infatti, ci consegnano due domande non eludibili.

La prima è una domanda di partecipazione.


Le primarie dimostrano che quando i partiti e la politica si aprono alla società, i cittadini rispondono. Adesso, di fronte ad una legge elettorale a liste bloccate che non consentirà agli elettori di scegliere gli eletti, è tanto più necessario individuare forme ­ dalle primarie a grandi assemblee di eletti e elettori ­ che consentano ai cittadini di concorrere alla scelta dei candidati a incarichi istituzionali e politici. E sarebbe una buona cosa se l´Unione adottasse criteri e regole in vista delle elezioni del 2006.


La seconda è una forte domanda di unità. E la risposta è non solo consolidare sempre di più l´Unione intorno a un programma di governo, ma soprattutto rimettere in moto il progetto dell´Ulivo per dare al centrosinistra quella forte guida riformista necessaria non solo a vincere le elezioni, ma a governare. Se questo è l´obiettivo, risulta evidente che l´Ulivo non può essere solo un accordo elettorale.

L´Ulivo deve essere un progetto politico: la costruzione di un soggetto ­ lo si chiami pure “Partito Democratico” purché sia riformista e progressista ­ che crei anche in Italia una forza che per ruolo politico, radicamento sociale e consenso elettorale assolva alla stessa funzione assolta da tempo in Europa da altri grandi partiti riformisti e progressisti.


D´altra parte così fu concepito l´Ulivo già nel ´96.Così furono pensate la Lista Uniti nell´Ulivo del 2004 e del 2005 e la Federazione dell´Ulivo. Oggi, sulla spinta forte delle primarie, quel progetto può riprendere con la scelta che sta maturando di presentare la Lista dell´Ulivo alla Camera dei Deputati, affiancata dalle liste di partito al Senato. Una lista dell´Ulivo, certo fondata sull´intesa tra Prodi, i DS e la Margherita, ma aperta ad altre forze politiche, a soggetti sociali e culturali e ai cittadini interessati al progetto riformista.


Ma per essere credibile occorre fin da ora indicare anche passi successivi. In primo luogo i gruppi parlamentari unici dell´Ulivo alla Camera e anche al Senato. Poi l´avvio di un “processo costituente” che potrebbe avere tre punti di innesco: una Fondazione culturale dell´Ulivo che metta insieme l´esperienza e l´attività dei centri studi e di ricerca dei partiti; una Rivista dell´Ulivo, come strumento di confronto e di socializzazione politica e culturale; un´attività di formazione politica comune.

Tutte scelte che consentirebbero di far crescere valori, progetti, obiettivi comuni. E che si dovranno rivolgere non solo a coloro che già militano nei partiti, ma anche a quell´ampio “popolo delle primarie” del 16 ottobre.


In questo scenario si può anche affrontare con equilibrio il rapporto tra Ulivo e appartenenze europee dei partiti tenendo conto di almeno tre fatti:
1) dopo che il Ppe si è trasformato da partito dei democristiani a partito dei conservatori, forze riformiste di ispirazione cristiana sono in via di riposizionamento;
2) il Pse e tutti i suoi partiti hanno avviato riflessioni coraggiose su come rinnovare il modello sociale europeo e l´esperienza del welfare socialdemocratico;
3) sempre più spesso si realizzano ­ sia nel Parlamento europeo, sia in coalizioni di governo ­ convergenze tra socialisti, liberaldemocratici, popolari progressisti, verdi che iniziano a configurare anche in Europa un campo di centrosinistra. Se è così, la scelta dei partiti dell´Ulivo non è quella di abbandonare ciascuno i rispettivi campi, ma al contrario ciascuno di operare nella propria famiglia politica perché ­ così come in Italia con l´Ulivo ­ anche in Europa i riformisti si incontrino e realizzino una crescente convergenza e un´azione comune.


Per realizzare l´insieme di questi obiettivi è necessaria una grande convinzione e determinazione. E l´abbandono di ogni furbizia come, ad esempio, l´accreditare un presunto atteggiamento di “freno” dei Ds.


Vale la pena di ricordare che quando Prodi nel 2003 propose la Lista dell´Ulivo per le elezioni europee, i Ds dissero subito sì. Nonostante che se si fosse votato con lista di partito i Ds sarebbero risultati il primo partito italiano, visto che in quella stessa domenica del 2004 nelle elezioni provinciali i Ds ottennero oltre il 20%.

Non solo, ma i Ds si batterono con Prodi perché la Lista Uniti nell´Ulivo fosse riproposta alle Regionali. E se si riuscì a presentare quella lista in 9 regioni su 14 fu grazie alla disponibilità dei Ds che accettarono che si facesse la Lista Unitaria in tutte le regioni “rosse” e invece si presentassero liste di partito là dove altri ritenevano di avere maggiori consensi.

Non solo, ma all´indomani dello straordinario successo delle Regionali fummo i primi a dire “andiamo con la Lista dell´Ulivo anche nel 2006”. Ci fu chiesto di non insistere. E, infine, anche nelle Primarie l´impegno dei Ds è stato totale e generoso, come si può facilmente evincere dal fatto che ovunque i Ds hanno la maggiore forza elettorale lì ci sono state le più alte percentuali di partecipazione e i più alti consensi per Prodi.

Tutto questo l´abbiamo fatto con assoluta convinzione. E oggi siamo pronti a camminare con Prodi, con la Margherita e con quanti vorranno misurarsi con questa appassionante sfida. Ai nostri amici chiediamo soltanto di avere la nostra stessa determinazione e generosità.