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4 Gennaio 2006

La rivincita dei toscani. Mps più vicino a Stalingrado

Autore: Sergio Rizzo
Fonte: Corriere della Sera

Si dice che per far cessare la guerra strisciante fra Giovanni Consorte e Vincenzo De Bustis dovettero intervenire perfino i vertici della Quercia. Ma con l’unico risultato di una tregua all’insegna del quieto vivere fra il Monte dei Paschi di Siena, secondo azionista della Finsoe, la società con cui le cooperative controllano l’Unipol, e la stessa compagnia bolognese, socia dell’istituto toscano. La causa delle frizioni (dopo gli idilli iniziali) fra l’assicuratore di Chieti, già considerato il manager di punta delle Coop rosse, e il banchiere stimato da Massimo D’Alema, allora alla guida del Monte e oggi a capo della Deutsche Bank, è sempre stata un mistero. Fatto sta che il grande progetto di integrazione fra l’Unipol e la banca toscana, del tutto simile a quello che la compagnia di via Stalingrado vorrebbe perseguire con la Banca Nazionale del Lavoro, non è mai partito. In questi anni ognuno è sempre andato avanti per la propria strada, fino alle clamorose divergenze sulla scalata alla Bnl, che hanno causato una frattura anche fra molte coop toscane e quelle emiliane.


L’alleanza era nata con l’acquisizione da parte del Monte della Banca agricola mantovana. Una operazione a cui Consorte diede un sostegno determinante, organizzando la partecipazione massiccia al voto (anche con i pullman) dei piccoli azionisti della Bam. E in seguito alla quale il grande disegno sbocciò quasi naturalmente: costruire intorno alla Unipol e al Monte del Paschi di Siena un blocco di finanza «rossa» alleato dei gruppi che con la scalata a Telecom Italia dicevano di voler portare nuova linfa all’asfittico capitalismo italiano. Magari sotto lo sguardo benevolo della sinistra al governo.


Tecnicamente, il piano presupponeva che banca e assicurazione mettessero insieme le rispettive clientele e integrassero alcune attività, per esempio le polizze vita. Ma si arenò quasi subito. E non soltanto per i momentanei contrasti fra Consorte e De Bustis. Immediate sorsero diffidenze da una parte e dall’altra. A Siena si sospettava che Consorte in realtà volesse mettere le mani sul Monte, facendo quello che non gli era riuscito con la Cassa di risparmio di Bologna, che l’Unipol voleva acquisire ma che era poi finita al SanPaolo-Imi. E a un certo punto si parlò anche di divorzio.


Adesso però è tutto cambiato e quel progetto di bancassurance fra Bologna e Siena, dato per morto e sepolto, sta riprendendo improvvisamente quota.


Consorte è uscito di scena. E questo fa venire meno i timori senesi per le presunte mire egemoniche emiliane. Le dimissioni del presidente dell’Unipol e del suo vice Ivano Sacchetti rappresentano inoltre una vittoria per le cooperative toscane, azioniste della compagnia emiliana, ma anche sensibili ai segnali che arrivano da Siena. In primo luogo la Unicoop Firenze di Turiddo Campaini, che si era opposta tanto duramente alla scalata Bnl da far ammettere a Giovanni Doddoli, il presidente della Legacoop Toscana, l’esistenza di una profonda frattura: «Non c’è una prevenzione della Lega a favore o contro. Ma il dato è che nella Holmo si sono confrontate posizioni diverse. Portarle a sintesi è complicato e forse anche inutile». Se ora le cooperative dell’Emilia-Romagna sono in difficoltà, i toscani appaiono ringalluzziti. Pronti anche a dettare condizioni «manageriali». E il primo nodo da affrontare per il nuovo management dell’Unipol sarà certo quello dei rapporti con Siena. Tutti da ricostruire, ma questa volta su basi diverse.