23 Novembre 2006
La posta in gioco della partita turca
Fonte: la Repubblica
Si annuncia sempre più difficile il viaggio di Benedetto XVI in Turchia.
Prima Erdogan fa sapere che non incontrerà il Papa perché ufficialmente impegnato nel vertice Nato di Riga. Poi il gesto dimostrativo, ma non meno inquietante, di un giovane che spara in aria davanti al consolato italiano a Istanbul per protestare contro la visita di Ratzinger e dichiara di volerlo uccidere con le proprie mani.
Ora, ed è il segnale che più preoccupa, l´esplodere plateale del dissenso, annunciato, dei Lupi Grigi, che occupano Santa Sofia, edificio di culto un tempo cristiano. E domenica la manifestazione contro l´arrivo del Papa organizzata da Saadet, formazione islamista turca, che vorrebbe portare in piazza un milione di persone.
Segnali che preoccupano: perché saldano insieme la polemica contro il Papa e quella contro l´Europa e, soprattutto, rilanciano la competizione per l´egemonia nel campo islamista che ormai ha nella protesta contro la visita papale il suo principale banco di prova. I famigerati Lupi Grigi, sigla che evoca immediatamente Alì Agca e l´attentato a Giovanni Paolo II, tornata clamorosamente alla ribalta, prima di Santa Sofia, con l´attentato contro i giudici del Consiglio di Stato turco che hanno vietato a un insegnante di portare il velo in classe, sono una formazione di estrema destra che ha nel suo dna ideologico, oltre che il culto della nazione e il panturchismo, l´insofferenza verso la democrazia e le minoranze etniche e religiose.
A queste caratteristiche i loro militanti, i cosiddetti Ulkuculer, gli Idealisti, hanno aggiunto la difesa dell´identità islamica. Un´istanza non nuova, ma che a partire dagli anni ´80, era entrata in un cono d´ombra; costretta dall´emergere di un movimento islamista che aveva provocato l´oscuramento dell´elemento “religioso” nei Lupi Grigi. Questioni di mercato elettorale ma non solo. L´Islam politico non sembrava troppo interessato a vicende, decisive invece per i nazionalisti, come la questione curda. Inoltre gli apparati militari e polizieschi forgiatisi nella “Guerra fredda”, tra le cui file i Lupi Grigi godono ancora oggi di simpatie, tanto da far parte di quello “Stato profondo” che secondo alcuni costituirebbe il vero, unico, occulto, trasversale partito di potere in Turchia, non guardavano con favore a una politicizzazione della religione.
L´abbandono al riferimento islamico non è però stato accettato da alcuni settori del partito che, approfittando del vuoto politico lasciato dalla trasformazione “moderata” dell´islamista Akp, sono tornati oggi a riproporlo. Ma il viaggio del Papa è guardato con ostilità anche dalle fazioni minoritarie e islamiste dell´Akp, contrarie a ogni forma di dialogo che comporti l´attenuazione delle caratteristiche identitarie di un paese ritenuto, religiosamente e culturalmente, erede della Sublime Porta, e sempre più sconcertate dalla volontà di Erdogan di condurre la Turchia in Europa nonostante gli sbarramenti che l´Unione ha innalzato in questi ultimi mesi.
La clamorosa protesta di Istanbul dimostra quanto sia stato irrilevante, per alcune forze estreme, il discorso riparatore di Ratzinger a Castelgandolfo, così come la tenace azione diplomatica del Vaticano, dopo Ratisbona, in riva al Bosforo. Nessuna autorità politica di governo, tanto meno Erdogan, pressato dalla sua fazione radicale, è disposto a sacrificare la propria immagine, comparendo in pubblico accanto a Benedetto XVI. Non solo perché, nonostante le ufficiali rassicurazioni contrarie, il premier e il suo partito non hanno dimenticato né la contrarietà all´ingresso della Turchia nell´Unione dell´allora cardinale Ratzinger, né il discorso tedesco che avrebbe confermato, ai loro occhi, l´orientamento antislamico del Papa; ma anche perché, preoccupato della concorrenza islamista, Erdogan vuole dare al mancato incontro un evidente significato politico e limitare le contestazioni che, altrimenti, potrebbero investirlo.
Quanto accadrà nei prossimi giorni, nel vuoto politico simbolico in cui Erdogan costringe il Papa, rischia di avere gravi conseguenze non solo nei rapporti interreligiosi ma anche nelle relazioni internazionali. I rapporti tra Turchia e Europa volgono rapidamente al peggio, come dimostra la stessa risposta anticipata chiesta da Bruxelles a Ankara sulla questione di Cipro e le crescenti perplessità in merito all´ingresso di governi come quello francese e tedesco. Atteggiamento che rischia di irrigidirsi ulteriormente da ambo le parti se la visita di Benedetto XVI si trasformasse in dura contestazione.
Tra pochi giorni a Istanbul si gioca, dunque, una partita in cui la posta in gioco è molto alta. Tutti lo sanno e attendono gli eventi: alcuni, come si visto, non certo passivamente.