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20 Maggio 2005

La contromossa dei prodiani: in piazza a Roma in giugno

Autore: Marco Marozzi
Fonte: La Repubblica

ROMA – Arturo Parisi a letto in una stanza di sopra.Un’influenza e il presidente

dell’assemblea federale diventa accidentato testimonial di febbri e tensioni

dabbasso. I prodiani si trovano davanti a una svolta. Prodiani? Adesso chiedono di essere chiamati altrimenti. «Ulivisti». E anche questo è un segnale. «Dobbiamo saper dimostrare di essere adulti. Definirci ulivisti vuol dire questo. Rivendicare un progetto in prima persona. Fino in fondo». Con già un appuntamento per le linee di azione: il 17 giugno a Roma, magari in piazza. Valzer sintattici della politica, ma dietro c’è una strategia. La scelta

di tener fuori (per quanto possibile…) il leader dallo scontro. «E’ una

partita interna». E insieme la volontà – spiegata da Parisi ieri mattina

in un incontro riservato – di bloccare sul nascere eventuali tentativi di

rimettere in discussione la leadership del Professore.

Il Romano Prodi "cinese" mentre la Margherita ribolle è un’altra foto di

un puzzle complicatissimo. Il leader lontano racconta che lui detta le linee

alte, poi sta agli «ulivisti» doc applicarle. Non è lui a gestire la battaglia nella Margherita, sono gli «ulivisti» (non i prodiani) contro chi – Rutelli e Marini – ulivista non è o rischia di non esserlo più. Mani libere. Per Prodi. Per i suoi. Gioco di squadra.

E fra gli «ulivisti» ieri qualcuno faceva balenare informalmente la possibilità

di una rottura nella Margherita, girando attorno alla impronunciabile parola

«scissione». Intanto ufficialmente tutti ripetevano che l’unità è nel nostro Dna, per questo combatteremo». Sventolando le bandiere dell’Ulivo. Con ipotesi di liste uliviste alle elezioni del 2006, di nuovo con Prodi sopra ma non dentro: a federare, unire non dividere. «Nuclei ulivisti» all’interno della Federazione per far da collante fra una Margherita e i Ds che da ieri minacciano di guardarci sempre più in cagnesco. Dice Giulio Santagata, l’ideatore della prodiana Fabbrica del Programma e nel cui studio romano si è tenuto l’incontro per studiare tutte le strategie possibili: «Mettere in discussione il futuro dell’Ulivo in nome di una competizione assurda con i Ds è incomprensibile proprio nel momento in cui la Margherita rivendica un successo che è figlio dell’Ulivo. E che rischia di frastornarla e farle cambiare il suo Dna».

Salvare l’Ulivo, salvare la Federazione che – accusano – sono ora in grande

pericolo. Preparare il terreno a Prodi. Ecco il compito che si sono dati Parisi e i suoi. A quelli che considerano gli stop and go degli avversari interni sull’Ulivo, rispondono con un tentativo di go and stop. Dopo le sparatorie, dopo la risposta durissima di Rutelli, ecco l’attenzione per la linea di mediazione di Rosy Bindi ed Enrico Letta.

Prodi in questa ottica ha tempo per starsene lontano, tornare e il 25, al summit dell’Unione del centrosinistra, mettere sul tavolo le proprie proposte. Si cerca tempo per la mediazione, si preparano le truppe per un eventuale resa dei conti definitiva. «Aspettiamo gli sviluppi», dicono nello staff del Professore. Lui a Rutelli non risponde. Nemmeno a chi come Enrico Letta chiede che i due si parlino per il bene di tutti. Ai suoi Prodi ripete una linea. «Io non sono l’uomo per tutte le stagioni. L’Ulivo è il progetto che ha contribuito a cambiare questo Paese e che i nostri elettori hanno dimostrato di amare. Tutti ci chiedono unità. Io per questo ho dato il mio impegno. Il mio progetto presuppone l’Ulivo e l’Unione: senza di loro, senza una unità vera fra di noi non si può governare».

Non un vero aut aut verso gli avversari interni, ma richiama il ritorno a Bologna in dicembre, quando il suo progetto unionista pareva arenato. E’ una partita a scacchi. Attende il referendum sulla fecondazione, con altre divisioni. Passarlo e poi fissare nuove mosse: il 17 giugno, a un incontro nazionale convocato dagli ulivisti-prodiani.