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21 Febbraio 2005

La carica dei giornali dei vescovi un milione di no al referendum

Autore: Orazio La Rocca
Fonte: la Repubblica

ROMA – Ogni settimana, oltre un milione di inviti all´astensione o a votare «no» ai quattro quesiti referendari sulla procreazione entrano nelle case dei cattolici italiani attraverso una fitta rete di periodici locali dai nomi a volte strani, a volte curiosi – L´Eco del Ghisone, il Nuovo Torrazzo, Verona Fedele, la Difesa del Popolo, Cammino, Frontiera, Vita Nuova -, nomi quasi sconosciuti a livello nazionale, ben noti e seguitissimi, però, nelle rispettive diocesi di appartenenza. Si tratta dei 150 settimanali diocesani, il nocciolo duro dell´informazione di base cattolica, una task-force di gazzette e periodici locali – tra le quali anche testate ultra centenarie – che tirano oltre un milione di copie, secondo i dati della Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici.
Oltre un milione di copie, dunque, tutte compatte in difesa dell´attuale legge sulla procreazione assistita, giudicata «non cattolica, non perfetta, ma almeno in grado di porre fine al Far West di provetta selvaggia». Ma non tutti finora si sono lanciati in indicazioni di voto inappellabili. Come già successo con i vescovi, ci sono testate che hanno già indicato nell´astensione la scelta più sicura per difendere la legge. Altre invece, temporeggiano, preferendo dare all´elettore cattolico, e non, il tempo di riflettere. «Hanno voluto il referendum? Che referendum sia! – scrive Bologna7, settimanale della diocesi di Bologna – che si decida di andare o non andare ai seggi, questa volta il peggio non passerà. Ma si dia il via ad una impegnativa campagna di informazione che sveli le troppe ambiguità e menzogne degli oppositori. Prima di votare la gente ha il diritto di conoscere la realtà oggettiva del problema». E´ la conoscenza dei problemi legati alla procreazione il tema più dibattuto. Agire, periodico della diocesi di Salerno, risolve tutto alla radice con un commento che non lascia spazio a dubbi: «L´embrione non è un ammasso di cellule, ma vita all´inizio della sua formazione. Per cui grazie a tutti coloro che, nonostante il vento contrario, non hanno ammainato le vele…». Più ragionata l´opposizione al referendum che emerge dal Corriere di Saluzzo (Cuneo): «Si vuole aprire (con i quesiti referendari) una porta inquietante sulla possibilità che l´uomo sia sacrificato alla ricerca scientifica, in qualsiasi momento. E´ giusto? La prossima tornata referendaria su temi così determinanti per la natura e la sopravvivenza stessa dell´umanità, non venga ridotta a mere appartenenze politiche o a goffe accuse di “oscurantismo” cattolico». La scelta de Il Nuovo Giornale – diocesi di Piacenza – è «prima informare e poi parlare di voto». E infatti nell´ultimo numero pubblica ampi servizi sulle tesi dei sì e dei no. «Come ha affermato nei giorni scorsi il nostro vescovo (Luciano Monari)- si legge in un commento -, serve ancora prima di decidere quale posizione tenere – votare no, non votare – far capire il problema alla gente e avviare nel Paese una informazione seria e non di parte». Analoga la posizione de L´Araldo Abbruzzese (diocesi di Teramo-Atri): «La sfida per i cattolici, e per tutti i sostenitori della legge 40, di conseguenza, è quella dell´informazione per consentire una scelta consapevole. L´Araldo sarà uno dei tanti strumenti possibili per portare nelle case le ragioni di un “No” forte, convinto e consapevole». L´Amico del Popolo, diocesi Belluno-Feltre, si appella alle coscienze: «La consapevolezza che la posta in gioco è importante, decisiva, che tocca un ambito estremamente delicato, chiama in causa la coscienza di ciascuno. E ciascuno, in coscienza, dovrà esprimere un giudizio meditato e responsabile». «E´ nostro compito come Chiesa – si legge su Il Ponte, diocesi di Rimini – proporre i motivi per ragionare e scegliere. Il problema non è andare a votare o andare al mare, ma aiutare a far capire le ragioni di ciò che è in discussione e poi operare una scelta».
Capofila dei settimanali già saldamente schierati sulla linea astensionista, ovviamente, RomaSette, della diocesi di Roma, retta dal cardinale vicario Camillo Ruini. In un editoriale il genetista Giovanni Neri vi scrive che «a proposito della legge sulla procreazione assistita, la legge 40, benché non sia il massimo, può essere cambiata solo in senso peggiorativo…». Affermazione che apre, di conseguenza, le porte all´astensione. Toscanaoggi, settimanale dei vescovi di tutte le diocesi della Toscana, in un editoriale di Carlo Casini (presidente del Movimento per la Vita), sostiene che «questi referendum intendono violare quel diritto alla vita, alla famiglia ed alla identità degli esseri umani nella fase più giovane della loro esistenza», per cui «l´eventuale astensione dovrebbe esprimere un doppio no all´abrogazione della legge ed all´uso distorto del referendum, e un grande sì proprio alla vita». Netta l´adesione alla linea Ruini anche in Frontiera, di Rieti, dove il vescovo Delio Lucarelli sostiene che «aspettando il referendum, la Chiesa può e deve dire la sua sulla legge 40» e definisce «legittima l´astensione, non l´ignoranza». Il Cittadino, diocesi di Monza, oltre ad una serie di servizi sui 4 quesiti, ricorda che «Ruini ha indicato la via dell´astensione». Analoga la posizione di Gente Veneta, di Venezia, che definisce «giusto avvalersi di tutte le possibilità previste in questo ambito dal legislatore, compresa, dunque, l´ipotesi dell´astensione». Sì convinto all´astensione, «come mezzo democratico per non peggiorare la legge», anche da Cammino, di Siracusa, il cui direttore don Alfio Inserra bacchetta sonoramente quanti hanno criticato l´intervento del cardinale Ruini vedendoci una indebita intromissione: «Scandalo perché il cardinale Ruini ha parlato di referendum! – lamenta don Inserra – in Italia possono parlare tutti, anche i più imbecilli. Ma vescovi e preti non devono parlare. Zitti, come pesci!».