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28 Aprile 2005

La caduta dei tabù

Autore: Curzio Maltese
Fonte: la Repubblica

Il dopo Berlusconi è cominciato anche a destra. Nel giorno che doveva essere della «riscossa», il presidente del consiglio si è sentito annunciare la fine politica in Parlamento e in tv. Aveva appena finito di fantasticare sul partito unico e sull´«immancabile vittoria» contro le solite sinistre illiberali, quando è calato il macigno di Follini: «La leadership della coalizione nel 2006 non è scontata».

Con il minimo di concessione alla retorica democristiana, la frase suona come una condanna definitiva.

Significa che la leadership di Berlusconi semplicemente non esiste più, è finita, archiviata, fallita, almeno per i centristi.


Tanto finita che la si può annunciare al Parlamento e al Paese in diretta, davanti all´opposizione in festa. Ancora l´altro giorno il quotidiano di casa Berlusconi accusava Follini e gli ex dc di tramare nell´ombra contro il premier. Quali trame e quale ombra Questo è un annuncio, una notificazione di sfratto, il licenziamento del padrone.


Più chiaro di così. Proprio nel giorno di nascita del Berlusconi bis, al quale da ieri è invece “scontato” pronosticare vita breve e stentatissima da governicchio balneare o poco più. Si tratta solo di vedere dove e come cadrà, da qui all´inverno. Le occasioni non mancheranno davvero.

Il Berlusconi bis o ter o magari ultimo pullula di trovate incendiarie pronte a trasformarsi all´occasione in formidabili boomerang. Berlusconi ha promesso ancora una volta tutto a tutti.

Quindi può inciampare sulla devolution e poi cadere per gli aiuti al Sud, scivolare sul sostegno alle imprese o franare al prossimo rinnovo dei contratti, morire per Maastricht o suicidarsi in nome della Padania. Certo è solo che prima o poi cadrà, per le leggi fisiche della politica.


Dove non arriva l´ostinazione di Berlusconi nel replicare all´infinito un numero imprecisato d´insuccessi, ci pensa lo slancio creativo dei nuovi ministri. Il governo delle cento poltrone e delle mille pensate somiglia ogni giorno di più alla nave dei folli. Il vicecomandante Tremonti, come ogni volta che si accendono su di lui le fatali telecamere, viene colto da un´idea geniale.

L´altra volta era il “buco” della sinistra, stavolta è il suo buco nella sabbia. Si precipita a Canale5 ad annunciare la vendita delle spiagge per risolvere la questione meridionale. Poi si precipita a smentire d´aver parlato di vendita, quando la cassetta dell´intervista ha già fatto il giro del mondo e raccolto un irridente dissenso bipartisan, dalle battutacce della sinistra sull´”ultima spiaggia” governativa fino all´ironia del collega Pisanu.

Ma il clima da “rompete le righe” è generale. Il fido Gasparri che telefona al Quirinale per minacciare una crisi contro la nomina di Storace è l´episodio più significativo di una maggioranza ormai senza leader e scossa da una catastrofica guerra per bande.


Il declino scomposto del berlusconismo ha trovato nella giornata di ieri la sua rappresentazione spettacolare. Il comizio di Berlusconi è stato una specie di riassunto del repertorio un tempo fortunato e ora insensato.

Come sempre quando si trova spalle a terra, Berlusconi ha cercato di rovesciare la crisi presente con l´utopia d´un futuro radioso. È arrivato al grottesco d´imputare il fallimento economico del governo di destra al pessimismo dell´opposizione, al disfattismo dei nemici del popolo, come si faceva nei regimi. Ha cercato di ribaltare l´immagine di una maggioranza divisa su tutto con la prospettiva incredibile d´un “partito unico” alle porte.

Ma i numeri del mago di Arcore non riescono più, le frasi cadono nel vuoto e l´esibizione di potenza si è infranta contro il gelo di Follini. Con geometrica precisione e calma tutta dorotea, il leader dell´Udc ha dedicato il suo discorso a smontare uno per uno i dogmi del presidente. la sicura vittoria «Una rimonta lunga e difficile».

Il partito unico «Prima viene l´identità e poi la forma, prima i contenuti e poi il contenitore». Un controcanto puntuale e inesorabile che raggiunge la vetta nella descrizione di quella che secondo Follini sarà la destra del futuro, ovvero senza Berlusconi.

«Da parte nostra coltiviamo con tenacia l´idea di un centro moderato, pluralista, popolare ma non populista. Una forza rappresentativa ma non plebiscitaria. Un insieme di opinioni e non un´alleanza presidenziale, un´alleanza che si definisce a partire dalla sua missione, non dalla sua guida».

Dove ogni negazione è sempre riferita al modello berlusconiano, in maniera da suonare tutta insieme come una specie di requiem o una preghiera di liberazione. Alla fine il leader centrista ha concesso un voto che sa di condono a termine, una «fiducia senza illusioni» ancor più minacciosa della proverbiale “non sfiducia” dei vecchi democristiani.


Berlusconi è rimasto tutto il tempo a sorbirsi la lezione, impotente e livoroso, con l´aria sprezzante d´un Gulliver legato da lillipuziani. Eppure costretto a subire tanta umiliazione, pur di guadagnare ancora un annetto di potere.

Si è scatenato solo alla lucida requisitoria di Fassino, rovesciando sull´opposizione gli insulti che, si vedeva benissimo, avrebbe volentieri rivolto all´alleato. Per poi continuare lo sfogo fuori dall´aula, cercando la complicità dei cronisti parlamentari, rivendicando un passato vincente come fanno le vecchie glorie del pallone in sala stampa quando sentono odore di panchina. Finché i portavoce l´hanno trascinato via.