Onorevole Fassino, ma è vero quel che Berlusconi ha lasciato trapelare, il centrosinistra ha convinto Ciampi che verrà rieletto al Quirinale? Sandro Bondi sostiene poi che col suo richiamo all’equilibrio nelle presenze politiche alla radio e in tv di fatto Ciampi si è messo a far politica….
«E’ una reazione scomposta, che rischia di ridurre ancora di più la credibilità di Berlusconi. Si tratta di volgarità, offensive in particolar modo per il Capo dello Stato. Ciampi è un uomo il cui rigore morale e la cui coerenza istituzionale non han certo bisogno né di consigli interessati, né di sostegni di questa o quella parte politica. Se il Presidente della Repubblica ha ritenuto di fare quel richiamo è perché è convinto che ci siaun’emergenza alla quale bisogna porre rimedio. Berlusconi dimostra ancora una volta di non avere alcun rispetto per le istituzioni. Ogni leader politico ha il dovere di ascoltare la parola del Presidente della Repubblica, tanto più se si hanno responsabilità di governo».
Quello di Ciampi era il secondo richiamo in pochi giorni sull’equilibrio nell’informazione. Si era appena sopito l’ultimo scontro istituzionale, con Berlusconi che aveva dovuto mettere per iscritto la data delle elezioni.
Adesso, può essere disatteso il monito del Quirinale?
«Ciampi non è persona che parli in modo affrettato o poco meditato. Le sue parole indicano che c’è una vera e propria emergenza democratica nell’informazione: è a repentaglio la possibilità di fare una campagna elettorale civile, pacata, serena. Se il Capo dello Stato ha sentito il bisogno di intervenire, quando già nel 2003 prima dell’approvazione della legge Gasparri aveva indirizzato al Parlamento un messaggio ignorato anche in quell’occasione dal centrodestra, vuol dire che la situazione non è normale, come ogni cittadino del resto può constatare accendendo la tv ogni giorno. Siamo di fronte a una vera e propria invasione da parte di Berlusconi dell’intero sistema radio-televisivo».
Però il centrodestra dice che lei, Fassino, è stato in tv per 14 volte, e Berlusconi in fondo solo 15…
«Già: ma io nell’arco di 4 mesi, e come me tanti altri leader politici, compresi Fini, Casini, Gasparri, Tremonti…. Lui in solo 4 settimane. In 28 giorni è andato ovunque, entrando e uscendo da set televisivi, tracimando in trasmissioni che con la politica non c’entrano affatto, come Isoradio».
So dove vuol andare a parare: Clinton, Bush, Chirac, Kohl, Aznar, Blair non l’hanno mai fatto…
«E sa perché? Non solo per rispetto delle regole, ma anche per una questione di stile, e direi di dignità. Un leader politico deve trasmettere rispetto per gli elettori, non invadere la vita dei cittadini».
Conseguentemente, ritenete che per dribblare la legge sulla par condicio il premier si metterà a vendere tappeti in tv, come dice Prodi. O era solo una battuta?
«Guardi, manca solo che vada alle televendite e a radio Topo Gigio, e poi ha fatto tutto… Purtroppo, c’è poco da scherzare. L’iper-invadenza televisiva fa parte di un’offensiva più ampia, e inquietante. In queste settimane, prima s’è approvata in fretta e furia una legge elettorale il cui obiettivo è solo rendere più difficile a chi deve governare di poterlo fare con stabilità. Poi, il tentativo di spostare la data delle elezioni a maggio.
Adesso, l’invasione mediatica. Senza parlare della vera e propria aggressione lanciata contro me, D’Alema e i Ds con accuse che si sono rivelate infondate e strumentali».
Fassino, ma non sarà che l’Unione teme la capacità di Berlusconi nel catturare l’attenzione del pubblico, magari anche facendo avanspettacolo, per usare le parole di Casini?
«Senta, se Berlusconi vuole continuare con i toni aggressivi e con l’invasione mediatica noi non lo seguiremo nel suo delirio. A noi interessa parlare agli italiani dei loro problemi: il futuro dei figli, la certezza del lavoro, il carovita, il fisco, la scuola, la salute… In democrazia il voto è il momento più importante, i cittadini devono scegliere da chi essere governati: hanno il diritto di farsi un’opinione in un clima pacato, per poter scegliere liberamente, responsabilmente e serenamente. La politica ha il dovere di metterli a loro agio. Sono i cittadini, prima ancora che gli avversari politici, ad essere umiliati e offesi da questa strategia berlusconiana che intossica il clima, avvelena ogni confronto, alza la
tensione. Tutto questo a chi serve?»
A Berlusconi, che infatti pare stia risalendo nei sondaggi.
«Queste sono bugie. Da come si comporta, si capisce che Berlusconi è un uomo che sente avvicinarsi la sconfitta, e cerca di evitarla. Sul piano umano è
comprensibile, ma sul piano politico travolgere ogni equilibrio è sconsiderato. Berlusconi conferma quello che si è visto in questi anni in cui ha governato: questo centrodestra ignora il concetto di interesse generale. Si è visto con le leggi che hanno approvato, specie in materia di giustizia: non c’è un solo loro provvedimento che non confligga con l’interesse di Berlusconi…».
Scusi se la interrompo, ma non è che sta eludendo la domanda sui sondaggi?
«Ci arrivo subito. Stanno accreditando l’idea che con questa campagna mediatica stiano recuperando voti. Non è vero, è una bugia. Noi abbiamo i sondaggi di sei istituti demoscopici, compresi quelli che usa Palazzo Chigi, e tutti dicono che il distacco tra centrodestra e centrosinistra non si è ridotto. Sono sempre sotto di 6 punti: loro sono tra un minimo del 43 per cento e un massimo del 45, noi tra il 49 e il 51».
E’ per questo secondo lei che il «Foglio» lancia la candidatura Gianni Letta?
«Berlusconi che fa un passo indietro? Voglio proprio vederlo… No, non ci credo, non ho mai creduto che ceda la mano a Letta, o a Fini, o a Casini. Sa perché? Perché crede di essere l’unico veramente capace di mobilitare l’elettorato di centrodestra. Un ragionamento, il suo, che non è poi così infondato: se passasse la mano, questo non basterebbe a rovesciare le tendenze dell’elettorato. Pensare che Casini o Letta prenderebbero più voti di Berlusconi è solo una tipica astrazione politologica, non confermata da alcun dato».
Lei attacca Berlusconi per la sua sovraesposizione mediatica. Eppure l’ultima apparizione, sabato sera alla trasmissione di Claudio Martelli, segnala che il premier sta aggiornando il suo profilo: meno invadente, quasi conciliante…
«Segnalo che quella trasmissione ha avuto lo share del 7 per cento, non proprio uno sfondamento di consensi, come del resto per tutte le altre apparizioni del presidente del Consiglio. Il troppo stroppia, e un qualche addolcimento nei toni è proprio il riflesso del logoramento al quale gli italiani sono stati sottoposti. Ma è un’illusione pensare che presentandosi così i cittadini lo votino. Anche perché ha già perso la scommessa su cui si era impegnato 5 anni fa, quando aveva convinto che con lui l’Italia sarebbe stata più ricca, le città più sicure, le imprese più a loro agio, le pensioni minime più alte… Adesso si è dissolta la scommessa di dare tutto di più a tutti, che nel 2001 era stata creduta anche perché il premier
esibiva come una carta di credito i suoi personali successi da imprenditore».
Anche la Quercia è stata oggetto di polemiche. Ce n’è una sul Tg1 che ha contrapposto il vostro Fabrizio Morri a Clemente Mimun, e Mimun al consigliere Rai Carlo Rognoni. C’è il sospetto che se vincerete le elezioni a Saxa Rubra non farete prigionieri.
«Mi rammarico delle espressioni infelici di Morri, così come non mi pare opportuno che un consigliere della Rai disegni le future responsabilità di questo o quel dirigente dell’azienda. In una democrazia forte e sana l’informazione deve essere libera da ogni condizionamento. In questi anni non sono mancati comportamenti del centrodestra che hanno condizionato pesantemente la Rai e il suo pluralismo. Basti pensare che ai tempi del centrosinistra lavoravano Santoro, Biagi, Luttazzi, Freccero e Vespa, nei tempi del centrodestra è rimasto solo Vespa. Se e quando il centrosinistra sarà al governo chi lavora in Rai sarà giudicato esclusivamente per la sua professionalità e competenza. Non troverei opportuno che si cambiassero questo o quel conduttore, questo o quel direttore sulla base delle sue opinioni politiche».