13 Febbraio 2006
Ingovernabilità male da evitare
Autore: Andrea Manzella
Fonte: la Repubblica
Ora che il male “sembra” irreparabile, è cominciata la guerra preventiva
delle accuse. Il male è il rischio di ingovernabilità contenuto nella nuova
legge elettorale per il Senato. La “lotteria dei premi di maggioranza regionali”
(secondo l´esatta definizione del professor Roberto D´Alimonte, sul Sole 24 Ore)
altera infatti la naturale base elettorale voluta dalla Costituzione (art.
57).
Da questa incostituzionalità deriva il suo vizio peggiore. Cioè la
possibilità che, con la somma di queste aggiunte illegittime di seggi, possa
vincere artificiosamente la coalizione che, complessivamente, abbia preso meno
voti nel Paese. Il pericolo dunque è quello, estremo, di falsificazione del
risultato elettorale.
La ingovernabilità l´ipotesi del cosiddetto pareggio, con maggioranze
diverse tra le due Camere potrebbe verificarsi infatti con una coalizione che
vinca «pulitamente» alla Camera e con la coalizione opposta che prevalga al
Senato solo per effetto di tale manipolazione ope legis, che capovolga la
volontà popolare….
Mano a mano che si prende coscienza della gravità di quel che può accadere,
le maggiori cariche istituzionali cercano, comprensibilmente, di allontanare,
ciascuna da sé, la responsabilità della legge malfatta. Il primo è stato il
presidente del Senato che, anche in virtù del suo stato, ha subito denunciato il
vizio di impianto legislativo. Un lodevole primato che sarebbe stato ancora più
lodevole se fosse stato conseguito un attimo prima dell´approvazione
parlamentare e non un attimo dopo. Il secondo a parlare è stato il presidente
della Camera che ha scaricato sull´opposizione la «vera» responsabilità della
scelta del «premio regionale». Il terzo, ma volando, come al solito, più in alto
di tutti, è stato il presidente del Consiglio: che si è spinto sino ad accusare
il Quirinale della cattiva decisione legislativa.
È utile andare a vedere, dai resoconti parlamentari, dalla carta stampata,
dalle dichiarazioni alle agenzie, come sono andate veramente le cose? No, è
inutile, per ora. Forse giova solo ricordare, per il peso specifico ed il valore
“istituzionale” delle loro opinioni, le nitide previsioni e l´estrema
contrarietà espresse, ben prima dell´approvazione della legge, contro il
«meccanismo Senato», da tre ex – presidenti della Corte Costituzionale del
prestigio di Leopoldo Elia (su Europa) di Valerio Onida (sul Sole 24 Ore) e di
Gustavo Zagrebelsky (su questo giornale).
Ma, ripetiamo, il punto non è quello di stabilire chi aveva visto prima gli
effetti della irragionevolezza legislativa, e chi se ne accorge solo ora. Il
punto è vedere se un estremo tentativo di correzione della legge sia ancora
possibile: sfuggendo all´eterno fatalismo italiano per cui da un errore debbano
scaturire obbligatoriamente inarrestabili conseguenze.
Se i responsabili istituzionali hanno cominciato un tale scaricabarile,
prima ancora di conoscere il risultato “sul campo” della nuova legge, significa
che il rischio democratico è valutato da tutti assai seriamente. E allora, uno
sforzo finale per evitare al Paese l´azzardo di elezioni dall´esito “truccato”
per effetto di una legge sbagliata, si può fare. Ed è anzi un dovere farlo per
tutti gli attori politici, nessuno escluso.
L´interesse di evitare un “imbroglio legale” è di tutte e due le
coalizioni. Come? Il Parlamento è stato sciolto, ma le Camere stanno ancora
lavorando sui decreti legge. Lo consente esplicitamente la Costituzione. La
campagna elettorale è da tempo iniziata, ma le liste non sono state ancora
presentate.
Che cosa impedisce a governo ed opposizione, con la preziosa mediazione dei
presidenti di Assemblea, e con la garanzia del capo dello Stato, di trovare
subito un accordo unanime su un provvedimento legislativo che elimini la
pericolosità democratica del «premio regionale», così come è stato congegnato
per il Senato? Si tratterebbe di una correzione tecnicamente modesta e assai
circoscritta sul testo, ma preziosa per la pace elettorale del Paese.
L´ingovernabilità è, infatti, il male assoluto che, ovunque, tutte le
Costituzioni e tutti i sistemi elettorali cercano di evitare. Da noi, invece, a
questa assolutezza di male si può arrivare per effetto di norme che rendono
legalmente possibile il ribaltone del voto popolare. È un´ipotesi di “suicidio
democratico”, incomprensibile e inaccettabile per qualsiasi cittadino
consapevole.
Non è allora troppo tardi per evitare tanto danno alla Repubblica. Il male
“sembra” irreparabile, ma, ancora per qualche giorno, non lo è. Se però anche
questo eccezionale, ultimo tentativo di rimediare sarà rifiutato, sarà bene
smetterla con il gioco delle recriminazioni. Chi ha festosamente approvato la
legge dovrà anche assumersi la responsabilità di averne rifiutato la correzione,
pur dopo l´ammissione della sua micidiale stortura. Rimarrà solo la speranza che
la saggezza degli elettori prevalga persino sulla irrazionalità della norma.