16 Settembre 2004
In pericolo le regole democratiche
Autore: Gian Enrico Rusconi
Fonte: La Stampa
NON si tratta di richiami retorici, ma dell’espressione di un sentimento in me fortemente radicato e del dovere di restare fedele alla Costituzione. Su di essa ho giurato».
Sono le parole ben ponderate e impegnative del Presidente della Repubblica, pronunciate ieri. E’ preoccupato del modo in cui la maggioranza sta procedendo alle riforme della Costituzione – nel merito e nel metodo.
Il contesto del discorso è quello consueto dell’unità nazionale, evocata non già come una somma di bei sentimenti, ma come un preciso catalogo di regole di buona amministrazione, centrale e regionale, di «coerenza e funzionalità del quadro costituzionale», di solidarietà nazionale. Regole che ora il Presidente teme che possano essere in pericolo.
A questo punto se la maggioranza di governo si limitasse a fare commenti benevoli di circostanza, non ha capito niente. Le si chiede di chiarire la sua posizione in modo esauriente, davanti all’opinione pubblica, oltre che in Parlamento. Un Capo dello Stato non può dire quanto ha detto – con il coinvolgimento soggettivo che gli fa evocare la «fedeltà alla Costituzione» – nell’indifferenza o nella malcelata irritazione del gruppo dirigente del Paese.
Ma quanti sono i leader del Polo che pensano (e dicono sottovoce) che Ciampi «non vuole le riforme e che difende il vecchio Stato unitario e centralista» – come ha già anticipato ieri un esponente di Forza Italia Certamente lo pensano i leghisti, che sono determinanti nella linea della maggioranza.
Ciampi afferma che è suo dovere schierarsi per la salvaguardia della «funzione fondamentale istituzionale del Parlamento», della «chiara e puntuale ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, al fine di non aggravare ulteriormente il già pesante contenzioso per i conflitti di attribuzione pendenti davanti alla Corte Costituzionale».
Ma se le riforme ora in cantiere vanno in direzione opposta, come si eviterà una collisione tra maggioranza parlamentare e Presidenza della Repubblica
Si aprirà una crisi che potrà non essere formale o istituzionale, ma ha un potenziale politico dirompente senza precedenti in questa legislatura.
Di fronte a questa situazione guai se il centro-sinistra si lascia andare a entusiasmi, facendosi scudo della posizione istituzionale del Presidente della Repubblica. Il centro-sinistra a suo tempo ha sbagliato fortemente nel forzare la mano con il suo frettoloso progetto di riforma federalista. Ha sacrificato ad un miope calcolo politico elettorale la correttezza – anzi il principio fondamentale – che le grandi riforme istituzionali vanno fatte con il massimo del consenso. Non con le «dittature della maggioranza».
Questa del resto è l’indicazione positiva del Presidente della Repubblica. I metodi e le sedi per un lavoro comune in una democrazia funzionante si trovano quando c’è la volontà politica di cercarli.