ROMA – Incredibile, ma vero. Mentre tutti dichiarano che bisogna essere uniti e far fronte comune contro il terrorismo (che prosegue l’offensiva dei volantini firmati dai «Nipr»), ieri nell’aula di Montecitorio le assenze sono state talmente numerose che per ben due volte è mancato il numero legale sulla conversione del decreto legge sulla custodia cautelare. Un provvedimento che dovrebbe allungare di 6 mesi la durata delle indagini preliminari riguardanti i reati contro la personalità dello Stato, portandole a un massimo di due anni.
Addio inchieste
L’assenteismo di troppi deputati, che sarebbe da addebitare soprattutto agli impegni elettorali, vanificherà inevitabilmente numerose inchieste. Compresa quella sull’omicidio di Massimo D’Antona, assassinato dalle Br-Partito comunista combattente il 20 maggio 1999 a Roma.
Il destino parlamentare del decreto sul terrorismo è dunque formalmente incerto, ma la sua decadenza è di fatto più che certa. Il provvedimento, già approvato dal Senato, scadrà il 3 giugno. I deputati sono convocati per il 7 maggio, però non sono previste votazioni in quanto all’ordine del giorno figura solo la presentazione di decreti legge. E’ esclusa, quindi, qualsiasi attività legislativa. La seduta successiva sarà quella del 30 maggio: la prima della nuova Camera, eletta il 13 dello stesso mese. E per poter esaminare i vari provvedimenti sarà necessario eleggere prima il nuovo presidente e tutto l’ufficio di presidenza, nonchè formare i gruppi. Un iter che richiederà tempo.
Pecoraro Scanio accusa
Ieri alla Camera erano assenti quasi tutti i segretari di partito (impegnatissimi nei tour elettorali), con l’eccezione di Arturo Parisi dei Democratici. Presenti, invece, i capigruppo, anche qui con eccezioni: mancavano il leghista Pagliarini e il presidente dei deputati del Ccd, Marco Follini. La Lega si è astenuta. Contro invece si sono espressi due esponenti dell’Ape.
Per il ministro delle politiche agricole, Alfonso Pecoraro Scanio (nella foto), la Casa delle libertà non è esente da colpe. «La maggioranza ha garantito una notevole presenza, considerando che siamo nel pieno della campagna elettorale, ma i gruppi di An e Forza Italia erano pressochè a banchi vuoti. Ero presente persino io a nome del governo», ha detto.
Immediata la replica di Gustavo Selva, capogruppo di An alla Camera: «Per la verità non erano presenti in gran parte i deputati della maggioranza. Il nostro contributo, compatibile con le esigenze della campagna elettorale, è stato quello di essere presenti per assicurare il numero legale».
E Selva (An) replica
«D’altra parte, se la maggioranza fosse davvero maggioranza, non sarebbe stato necessario nemmeno il nostro consenso, che pure c’è stato, tant’è che abbiamo votato il provvedimento». E comunque, ha aggiunto Selva, «non è pensabile che una maggioranza che ha ostacolato tutto ciò che abbiamo fatto, proposto e chiesto contro il terrorismo e la criminalità, si svegli solo a quindici giorni dalle elezioni per dare la dimostrazione puramente elettorale di voler prendere una posizione dura nei confronti dei terroristi, e noi aggiungiamo anche dei fiancheggiatori dei terroristi».
In campo è sceso pure Giuseppe Pisanu, presidente dei deputati di Forza Italia: «Le assenze si sono verificate in tutti i settori, ma le più pesanti erano proprio quelle della maggioranza».
«Pagina amara»
«Un episodio molto spiacevole, un incidente che non ci voleva», si è rammaricato Pierluigi Castagnetti, segretario del Ppi. Il cui capogruppo alla Camera, Antonello Soro, ha assicurato che «non ci troviamo in una situazione di vuoto legislativo, non siamo in emergenza», mentre per il capogruppo dei Democratici a Montecitorio, Franco Monaco, i cittadini possono stare tranquilli poichè si può rimediare all’«incidente».