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4 Dicembre 2006

Il partito del “giù le tasse”

Autore: Tito Boeri
Fonte: la Stampa

Erano in tanti sabato a sfilare per le vie di Roma contro le tasse. Di Prodi, ma non solo: le proteste fiscali a cavallo fra due legislature non chiamano mai in causa un solo governo.
Come Tremonti e Visco si contendono il merito del boom delle entrate, dunque dell’incremento della pressione fiscale, nel 2006, così la rivolta contro le tasse non può che scaturire anche dalle leggi di bilancio della passata legislatura. Le Finanziarie tra il 2002 e il 2005 ci hanno lasciato in eredità una crescita di due punti, dal 42 al 44 per cento, del rapporto fra spesa pubblica primaria e prodotto interno lordo.
Il governo Berlusconi, in quegli anni solidamente al potere, ha obbligato tutti gli italiani, inconsapevolmente, a firmare una cambiale esigibile dal primo governo fiscalmente responsabile. A differenza del suo predecessore, chi oggi siede al tavolo di Quintino Sella è abituato a onorare i debiti e, a parte l’operazione Tfr, evita di ricorrere a una tantum creative.
Ma la Finanziaria 2007 non si limita a coprire i pagamenti lasciati in sospeso dal governo precedente. Fa lievitare la spesa pubblica e la pressione fiscale ben oltre quanto sarebbe necessario per riportare il disavanzo in linea con gli impegni presi a livello europeo. Questo significa che la spesa rischia ora di assestarsi a livelli più alti in modo permanente, secondo un consolidato meccanismo di tax push per cui le spese si adeguano rapidamente alle maggiori entrate. Sarà ancora più difficile, dopo questa Finanziaria, invertire la rotta.