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24 Settembre 2004

Il Listone va all’indietro, così si rischia

Autore: Monica Guerzoni
Fonte: Corriere della Sera

Presidente Enrico Boselli, a 14 mesi dalla proposta di Romano Prodi il partito unico è una chimera e la federazione parte a sovranità limitata. Non si è pentito di aver portato lo Sdi a bordo del «triciclo»?

«Non mi pento affatto, però dobbiamo essere sinceri. Il nostro obiettivo era più ambizioso, costruire una nuova, moderna forza che dia al riformismo quella vocazione maggioritaria che non ha mai avuto nella sinistra italiana. Siamo di fronte a due impostazioni strategiche diverse. Da una parte c’è chi ritiene si debba costruire un soggetto politico federato, che non dissolve i partiti ma si presenta come una forza riformista coesa e diretta da Romano Prodi».


Cioè lo Sdi, i Ds e i Repubblicani di Luciana Sbarbati
.

«Dall’altra parte c’è chi invece interpreta questo processo come una cooperazione rafforzata e la federazione come una sorta di forum, in cui ciascun partito rappresenta le proprie posizioni attraverso delegazioni ufficiali».


E questa è la Margherita di Francesco Rutelli.

«Non voglio entrare nei problemi interni a un partito di cui rispetto le deliberazioni. Ma se la lista unitaria non andrà alle Regionali con un proprio simbolo è perché, già all’indomani del voto, la Margherita ha scelto di tornare a liste separate. È un grave errore. Non credo che la lista unitaria dopo aver preso più di 10 milioni di voti possa essere un trofeo da appendere alla parete».

Eppure Fassino e Rutelli si mostrano soddisfatti per come è andato il vertice di lunedì».

«Il clima era buono, non nego ci siano stati piccoli passi avanti. La decisione di costituire la federazione è stata presa, Fassino e Rutelli hanno rilasciato interviste costruttive, apprezzo l’intento di rasserenare il clima dopo dure polemiche. Ma i problemi ci sono ancora tutti, irrisolti, rinviati o ancor peggio accantonati. Il primo è la decisione di non andare uniti alle Regionali. Nel progetto di Prodi, raccogliere le forze riformiste, la Margherita è indispensabile, ma questo non deve impedirci di dire la verità».


La verità è che Rutelli frena.

«In questi anni abbiamo fatto il gioco dell’oca. A inizio legislatura ci eravamo impegnati a eleggere un portavoce unico dell’Ulivo, ma un regolamento diabolico fatto con l’unico scopo di non concludere nulla ha impedito che la cosa si realizzasse. Lo stesso è accaduto con la lista unitaria. Ci sono volute lunghe discussioni per farla partire, poi dopo tre mesi di silenzi si è deciso di varare la federazione e improvvisamente eccoci al punto di partenza. È come avere un buon prodotto fresco e decidere di surgelarlo per scongelarlo poco prima delle Politiche».


E le primarie? È vero che Fassino e Prodi hanno siglato un patto sottobanco per rinviarle a novembre del 2005?

«Non credo ci sia nessun patto, ma mi basta il clima, l’insieme di decisioni. Senza lista alle Regionali e con una federazione impostata come un forum, annunciare le primarie a ridosso del 2006 e la stesura del programma pochi mesi prima del voto può dare l’impressione di un passo indietro».

Non a caso, Prodi fa sapere che non farà il leader «ad ogni costo».

«Non raccolgo le voci, a me Prodi non ha mai detto nulla del genere. Penso però che una coalizione che comprende Rifondazione deve avere una forza riformista federata che dia l’impronta all’alleanza».


Arrivare alla sintesi tra le diverse istanze non sarà facile. Prendiamo la fecondazione, con lei e Fassino favorevoli al referendum e Rutelli che bolla come “rozzi” i quesiti.

«Non sono rozzi i quesiti, ma la legge, una legge rozzissima che senza referendum nessuno metterebbe in discussione. Condivido la preoccupazione di Prodi di evitare una spaccatura tra laici e cattolici, mentre non concordo con chi dice che questo referendum fa tornare indietro l’Italia».


All’indomani del voto europeo eravate molto ottimisti, e oggi?

«La vittoria nel 2006 è possibile, soprattutto per i gravi errori di un centrodestra che non ha mantenuto nessuna promessa, ma non è scontata».