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4 Aprile 2006

Il declino televisivo del grande seduttore

Autore: Curzio Maltese
Fonte: la Repubblica
Una volta può essere un caso, due no. Il secondo duello televisivo ha
confermato che Berlusconi è un grande comunicatore da Far West. Bastano un paio
di regole da Paese e da televisione civili per metterlo in gravi difficoltà, far
svanire l´aura di grande seduttore del piccolo schermo e ridimensionarlo alla
figura di padroncino arrogante e a volte sconclusionato. Dopo una partenza
incerta, il diesel Prodi ha vinto il secondo faccia a faccia a mani basse, più
nettamente del primo. Soltanto la furbissima trovata finale del taglio dell´Ici,
infilata a sorpresa nell´appello conclusivo per evitare il contraddittorio e
l´ovvia domanda conseguente («dove prende i soldi») ha offerto un lampo
berlusconiano nel buio assoluto di un´altra serata da dimenticare per il
Cavaliere.
Stavolta non soltanto ha ignorato i consigli della moglie, che Prodi ha
astutamente citato, ma non ha seguito neppure quelli del fido Confalonieri, che
l´aveva invitato a «fare il Berlusconi e non il piangina». Ha fatto il
Berlusconi per due minuti, nell´appello finale. Per il resto si è lagnato per
un´ora e mezza di tutto e tutti, alleati e avversari, congiunture economiche e
fato maligno. Soprattutto ha fallito l´obiettivo di fondo, quello di trasformare
il duello in una rissa. Coerente del resto con l´impostazione di tutta la
campagna elettorale. Ma un conto è dare ordini a giornalisti non
coraggiosissimi, come Berlusconi ha provato anche a fare con Vespa, apostrofato
con un padronale «Faccia il moderatore e moderi il mio avversario!». Altro è
voler trascinare alla rissa un interlocutore che non ci sta. In un duello
televisivo per fare una rissa bisogna essere in due e Prodi ha evitato con cura
tutte le trappole.
Innervosito dalla calma dell´avversario, Berlusconi ha cercato di rivalersi
sugli altri presenti, incolpevoli. S´è detto dello stizzoso richiamo a Vespa.
Ancora più cafone è parso l´atteggiamento nei confronti dei due intervistatori,
Sorgi e Napoletano. Quelli facevano domande su un argomento, l´aborto o la
condizione delle donne oppure la copertura finanziaria delle sue promesse, e il
premier le ignorava per usare il tempo della risposta in una nuova polemica
personale con Prodi, il suo rapporto con gli alleati “comunisti”. Un concetto
ripetuto una ventina di volte, fino all´estenuazione. I sondaggi devono avergli
rivelato che l´elettorato incerto considera questo un punto debole del rivale.
Ma alla fine tanta insistenza rischiava di risultare molesta perfino al più
convinto dei berluscones.
Soltanto nell´appello finale Berlusconi ha ritrovato se stesso. Quando cioè
ha abbattuto le regole civili, con un colpo basso ben studiato e ben recitato. È
stata una furbata al quadrato. Primo perché il premier ha ribadito le accuse
fantasiose alla sinistra sulle tasse che erano appena state smentite, con molta
chiarezza, da Romano Prodi. Secondo perché il colpo di teatro dell´abolizione
dell´Ici sulla prima casa, l´ultima promessa di tante, non lasciava alcuno
spazio alla discussione. La mancanza di rispetto nei confronti del pubblico a
casa è assoluta. Così com´era stata totale nella risposta a Prodi, che gli
chiedeva dove avrebbe trovato i 35 miliardi di euro necessari al suo programma
di tagli fiscali. «Dopo il dibattito, se ha tempo, glielo spiego». Dopo il
dibattito? Al solo Prodi? E gli italiani chi sono, deficienti senza diritto di
sapere o incapaci di capire?
Ma questo è un genere di argomenti che di solito non sfiora neppure
l´elettorato di Berlusconi. L´abolizione dell´Ici è un ritorno nostalgico al
berlusconismo sognante del 2001, una specie di postilla al famoso «contratto con
gli italiani», il rilancio disperato del giocatore che sente di perdere la
partita.
Ma nel confronto fra il Berlusconi di oggi e quello d´allora, complice
anche la presenza del “notaio” Vespa, si misura la fine di una stagione. Non
soltanto di una stagione politica ma anche televisiva. Pensate a che cos´era la
scena di allora, la scrivania lucida, l´accoglienza da ciambellano di Vespa,
l´ilare collaborazione dei due giornalisti alla sceneggiata della firma,
l´atmosfera da festa della vittoria anticipata, salutata dagli applausi del
pubblico. E ora comparatela con la scena finale di ieri. Berlusconi che infila
una promessa clandestina negli ultimi secondi, davanti a un Vespa davvero notaio
e distante, nell´algido teatro di uno studio spoglio, nel silenzio perplesso dei
pochi presenti in studio. Sono passati soltanto cinque anni e un secolo di
delusioni. Il tempo dell´avventura sembra scaduto.