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19 Aprile 2005

Il coraggio che manca

Autore: Francesco Giavazzi
Fonte: Il Corriere della Sera

Nel settembre del 1992 l’Italia fu a un passo dalla crisi finanziaria. Dopo la svalutazione della lira due aste di titoli pubblici andarono praticamente deserte e il default sul debito fu un rischio concreto. Eppure, in quei giorni difficili, mentre Tangentopoli travolgeva la Prima Repubblica, vi fu uno scatto d’orgoglio. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, e il governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, in pochi giorni vararono misure importanti, alcune impopolari, recuperando una situazione che a molti osservatori internazionali pareva irrimediabilmente compromessa. Quell’episodio mi è ritornato alla mente domenica, leggendo il titolo che ci dedicava il Financial Times : «La farsa italiana».
C’è, nel commento del quotidiano più influente d’Europa, un senso di profonda sfiducia verso il nostro Paese: conti pubblici di nuovo in peggioramento, un debito che rimane tra i più elevati al mondo, ma soprattutto «un Paese in ansia, rimasto gravemente indietro nella crescita, nella competitività, nel suo sistema educativo, persino nel tasso di fertilità, con un quinto delle esportazioni concentrate in settori che ricordano più Cina e Polonia che una moderna economia occidentale».
L’orgoglio di cui fummo capaci nel 1992 sembra lontano. Eppure la situazione è forse ancor più grave che in quel settembre. Si ha l’impressione, come ha denunciato con coraggio venerdì scorso il direttore del Sole-24 Ore , Ferruccio de Bortoli, che le regole del mercato siano state sospese, non solo dalla prepotenza di affaristi spregiudicati, ma per l’inerzia delle istituzioni di garanzia, Consob e Banca d’Italia.
Di fronte al sospetto che alcuni azionisti della Banca Popolare di Lodi agiscano di nascosto (per non correre il rischio di dover lanciare su Antonveneta un’Opa che non sarebbero in grado di pagare), la Consob ha il potere di effettuare ispezioni, aprire i computer, verificare le email. Se non lo fa con tempestività e si limita a scrivere lettere e chiedere documenti, essa favorisce di fatto uno dei giocatori in campo. Infatti, trascorsi 30 giorni dal presunto patto segreto, l’eventuale sanzione non sarà più il dovere di lanciare l’Opa, bensì un obbligo molto meno oneroso, la sterilizzazione dei diritti di voto. Se ai commissari Consob manca il coraggio, anche i nuovi poteri che la Legge sul risparmio attribuisce alla Commissione serviranno a ben poco.
Ma è possibile che il Governatore della Banca d’Italia non faccia nulla per dissipare l’impressione di prediligere coloro che de Bortoli giustamente definisce «imprenditori più pronti a mostrare se stessi che i loro bilanci» E perché dai partiti della sinistra non si leva una voce autorevole in difesa delle regole del mercato Non posso credere che essi appoggino i brasseurs d’affaires .
Se le istituzioni tentennano, o peggio ancora si schierano, solo una stampa libera può difendere il mercato. Molti, tra essi il direttore del Messaggero , quotidiano di proprietà di uno dei soggetti impegnati in queste battaglie, evidentemente non sanno distinguere tra gli interessi dei loro editori e le regole della trasparenza.
Per la stessa ragione, da alcune settimane, anche quote importanti della Rcs, l’azienda che possiede questo giornale, sono passate di mano, evidentemente alla ricerca di un supporto che non riusciranno a ottenere.