BAGDAD – Rimangono increduli gli stessi iracheni. Incapaci di rassegnarsi all´idea che Simona Torretta e Simona Pari siano state rapite. Ancora ieri esponenti locali di alcune associazioni umanitarie dicevano che quando i rapitori si accorgeranno di aver preso «due pacifiste, due persone che aiutavano la gente di Bagdad, le rilasceranno subito». Per questo hanno lanciato appelli, tramite gli esponenti religiosi, per far sapere a tutti chi erano e che cosa facevano le due Simone, come le hanno chiamate, in Iraq. Un appello forte è arrivato anche dalla Lega Araba, che ha chiesto «la loro liberazione in considerazione del ruolo che svolgono in Iraq nel settore degli aiuti umanitari», un appello giunto anche a seguito dell´incontro con il rappresentante per la politica estera della Ue, Javier Solana, che a Bruxelles aveva invitato i governi della Lega a fare il massimo in favore delle due italiane. Appelli e speranza che stridono con la lucida determinazione con cui è stato eseguito il sequestro del quale il ministero dell´Interno ha fornito la sua ricostruzione. «Il commando è andato a colpo sicuro, avendo in mano addirittura una lista con i quattro nomi delle persone da sequestrare», ha riferito Hussain Ali Kamal, vice ministro dell´Interno iracheno e capo dei servizi di intelligence, senza però fare considerazioni più precise sull´identità dei sequestratori. Annunciando, nel contempo, la costituzione di un gruppo speciale misto – polizia e servizi segreti – per risalire alla banda.
Speranza che pure sembrava già azzerata fin dalle prime ore del mattino. Quando, sul sito web islamico “Mimbar”, è comparsa la rivendicazione del sequestro a firma di “Ansar al Zawahri”: in pratica, al Qaeda. Un documento la cui attendibilità è stata giudicata assai dubbia da alcuni esperti cairoti perché il sito è una sorta di chat-line nella quale chiunque può entrare e dire la sua. Val la pena, comunque, di riportarlo per essere consapevoli di quali tetri umori agitino il sottosuolo del terrorismo. Questo, dunque, il comunicato: «I nostri fratelli mujaheddin hanno avvertito a più riprese il governo italiano di ritirare le sue forze dall´Iraq. E noi gli abbiamo detto più volte di smettere di uccidere i musulmani e smettere di cooperare con gli americani e gli assassini di musulmani. Il rapimento di Simona Torretta e di Simona Pari è il primo dei nostri attacchi contro l´Italia. Promettiamo a Berlusconi di bruciargli il cuore insieme a quello del popolo italiano, crociato e criminale, attraverso queste due donne italiane per punirlo di aver usurpato la terra musulmana e di aver ucciso. Berlusconi si aspetti altri attacchi. Allah è grande».
Nel nome dello stesso Allah sono partiti ben altri appelli durante la conferenza stampa tenuta ieri mattina nella sede di “Un ponte per…” nel segno di una grande bandiera della pace e di una fotografia delle due sorridenti Simone. In particolare quello dello sceicco sciita, Anwar al Adari, imam del quartiere periferico dov´è la scuola seguita dalla Ong italiana. «Sequestrando le due italiane, avete sequestrato anche noi, donne, vecchi, bambini… «. E ha assicurato che identici appelli si sarebbe levati anche dagli imam di Sadr City, Kerbala, Kufa, Najaf, dall´intera comunità sciita.
«Le indagini – ha detto il portavoce del ministro – avranno la priorità sulle pur decine di rapimenti che avvengono ogni settimana nella Capitale. Per noi è indifferente che le italiane siano state rapite a scopo di estorsione o per motivi politici: i gruppi sono quasi sempre collegati. Al punto di scambiarsi informazioni, manovalanza e gli stessi ostaggi». Nella sequenza del rapimento è stata notata un´anomalia. In genere – ha spiegato il portavoce – quando l´obiettivo del sequestro è uno straniero gli iracheni vengono liberati o subito uccisi. In questo caso, invece, si sono trascinati via anche Mahnaz Bassam (la donna collaboratrice di “Intersos”) e lo studente in ingegneria Rahad Abdulaziz (di “Un ponte per…”. «E questa circostanza – conclude il portavoce – potrebbe far pensare ad un rapimento per estorsione». In pratica i due iracheni sarebbero stati portati via per alzare il prezzo del riscatto.
Queste valutazioni cozzano però con la rapidità e la precisione con cui ha agito la banda. E con un altro non trascurabile dettaglio emerso nella ricostruzione fatta ieri dal viceministro degli Interni, Hussain Ali Kamal, che è anche capo dei servizi segreti. Kamal ha smentito che i rapitori avessero una foto per individuare le due italiane, ma ha affermato che il gruppo – venti persone su cinque fuoristrada, due Cherokee, due pick-up con doppia cabina e una Toyota – indossavano l´uniforme delle forze speciali, tranne uno, forse il capo, che aveva invece abiti civili, non era armato ma aveva un bastone con il puntale elettrico, arma insolita in genere usata dai servizi segreti. Ufficiosamente è girata voce che fossero uomini dell´ex intelligence irachena, il Muhabarath.