È adesso che arrivano i problemi per
Walter Veltroni. Adesso che dalle Alpi al Lilibeo è tutto un coro, e già le
primarie del 14 ottobre si sono trasformate: non più confronto senza rete
fra generazioni di dirigenti, bensì plebiscito popolare per colui che salverà
il centrosinistra dal disastro.Proprio qui si annida il primo rischio: che
l’investitura per il leader del Partito democratico faccia s v a n i r e
l’elemento della competizione, che avrebbe dato verità alle
primarie.Interesse di Veltroni, adesso, è che questo carattere invece
rimanga. Può darsi che big e semi-big facciano adesso tutti un passo indietro:
dovrebbero avanzare allora figure inedite.
Pur sostenendo da tempo che al
sindaco di Roma, nel Pd, non c’è alternativa, suggeriamo ai competitors
qualche argomento: per esempio, questo Veltroni non è esattamente la nuova
politica, né il ricambio generazionale. Basta, altri consigli non ne
diamo.Il secondo rischio, connesso al primo, s?è materializzato ieri quando il
segretario dei Ds ha annunciato che «tutto il partito» sosterrà Veltroni. È
chiaro che questo è quanto il sindaco gli aveva chiesto di dire. Ma, oltre a
essere un po’ un tradimento dello spirito delle primarie di un partito nuovo
dove non ci sono più Ds e Dl, questa è anche autentica ipocrisia.Sono almeno
sei anni che Veltroni è considerato un alieno, se non peggio, nella Quercia.
La mitologia fassiniana è costruita esattamente sui miracoli di colui che,
succedendo a Veltroni alla guida del partito, ne riparò gli immensi danni.
Per quanto dispersi e acefali, gli ex-dalemiani accorrerebbero tutti a una
ipotetica Woodstock dei nemici di Walter.
«L’appoggio del partito», quindi, è
solo l?eterno ritorno del meccanismo familistico (descritto da Andrea
Romano, dalemiano tradito) per cui i dirigenti ex comunisti si combattono in
silenzio e si sostengono in pubblico. Veltroni sarà bravo se, incassando
come è ovvio «l?appoggio del partito», romperà la liturgia, della quale è
stato anche vittima. Altri rischi si annidano lungo la strada di Veltroni.
Uno rappresenta per lui un autentico assillo: ogni giorno, da adesso in poi,
cercheranno di creare un cortocircuito negativo fra lui e Prodi, anche
sapendo del venir meno della confidenza che c?era fra i due ai tempi del
primo Ulivo.Veltroni è critico con l’operato del governo, e questo farebbe
di lui solo l?iscritto a un club affollato, se come candidato leader del Pd
non gli toccasse prevedibilmente di rispondere a richieste di commenti su
questo o quell?atto di palazzo Chigi.
È la costante di tutte le successioni.
Toccò a Sarkozy con Chirac, a Gore con Clinton, a Rutelli con la legislatura
ulivista, toccherà a Brown con Blair. C’è chi si differenzia
intenzionalmente, per strategia. Veltroni non pare il tipo, poi Prodi non è
caduto né in prossimità di cadere. Non basterà neanche il velluto, però.A
fronte di tanti rischi, l?uomo ha però molte consolazioni.La prima è che è
circondato da autentico consenso e addirittura affetto popolare. La seconda
è che a questo punto la bagarre si sposterà tutta nell?altro campo. I capi
della destra guidati da Berlusconi ieri al Quirinale sembravano già figure
di un?era superata: sono precipitati nel passato, e lo sanno.