1 Febbraio 2006
I pm: nascondere? L’inchiesta l’abbiamo fatta noi
Autore: Paolo Colonnello
Fonte: la Stampa
«Noi insabbiare l’inchiesta su Unipol? Ma se siamo quelli che l’hanno fatta
esplodere. No, non credo che Berlusconi ce l’abbia con noi, forse si riferisce
ai colleghi romani che gli hanno archiviato la famosa denuncia…». Sul filo del
sarcasmo, Francesco Greco, il coordinatore dell’inchiesta Antonveneta e sulla
finanza rossa, liquida con poche battute i fulmini del Presidente del Consiglio
sulle «procure rosse e i procuratori rossi» che insabbierebbero le inchieste sui
«finanzieri rossi».
Il clima
Ancora più stringata la reazione di Edmondo Bruti Liberati, l’ex segretario
di Md ed ex presidente dell’Anm, nominato settimana scorsa dal Csm procuratore
aggiunto a Milano. Incarico di cui prenderà possesso, a dire il vero, forse tra
due o tre mesi: «Dice che sono il magistrato più ideologicizzato d’Italia? In
compenso sono anche il più muto: arrivederci». Il clima è quello che è: da
campagna elettorale. Ed è chiaro che nessuno in Procura si prende la briga di
replicare davvero alle accuse di Silvio Berlusconi che con la magistratura
inquirente milanese non è mai andato d’accordo. Anche se la risposta, si fa
notare negli ambienti di via Freguglia, sta esattamente nella mole di carte,
interrogatori e indagini che l’inchiesta partita dalla scalata Antonveneta e
approdata alle «consulenze» sospette di Consorte e Sacchetti per Gnutti e la
vendita Telecom, ha prodotto finora. Circa la disparità di trattamento lamentata
dal Cavaliere tra Fiorani (in carcere) e l’ex numero uno di Unipol (indagato a
piede libero), il silenzio è assoluto. Non si può mai sapere.
La difesa
E mentre, come di consueto, tenacemente tace il procuratore capo Manlio
Minale, a prendere la parola è l’ex procuratore ormai in pensione Gerardo
D’Ambrosio. Che si spende partendo da una difesa “tecnica” degli ex colleghi:
«Ma come si fa a dire che un’inchiesta può essere insabbiata a Milano? Bisogna
proprio essere in malafede. Ci sono tanti e tali controlli giurisdizionali che
mai un’inchiesta del genere potrebbe finire nel nulla. Perchè l’attività del pm
è controllata dal gip. E se pure i due si mettessero d’accordo, ci sarebbe poi
il vaglio della procura generale e infine, il processo. Se ci sono delle
responsabilità, con tutto l’impegno che ci stanno mettendo magistrati di valore
come Greco, Perrotti e Fusco, state pur tranquilli che verranno fuori. Questa mi
sembra un’inchiesta condotta con estrema serietà e il fatto che i miei ex
colleghi non aprano bocca testimonia che il loro lavoro è serrato. Del resto
ogni loro passo viene monitorato con attenzione: dalla polizia giudiziaria, agli
avvocati, dal gip fino ai giornali. Non capisco in che modo si potrebbe
insabbiare un’inchiesta del genere».
Le insinuazioni
Sul fatto che poi a Milano esista la «procura rossa», D’Ambrosio è
drastico: «Ma perchè, Minale può essere accusato di essere una toga rossa? Ma
su, quelle di Berlusconi sono solo insinuazioni gratuite e per giunta sul piano
personale: se la prende con la nomina di Bruti Liberati come se ora toccasse a
lui decidere i destini di questa inchiesta. Mentre è chiaro che non solo Bruti
Liberati non si occuperà nemmeno lontanamente di queste indagini ma quando
entrerà in ruolo, forse tra o due o tre mesi, può darsi anche che l’indagine sia
già terminata. E poi a Milano ci sono ancora tre posti di procuratori aggiunti
vacanti e Francesco Greco, che ora svolge il ruolo di “facente funzioni”,
potrebbe essere sicuramente il prossimo nominato». Solo strumentali allora le
accuse di Berlusconi? «Sono polemiche che ricorrono, siamo in una campagna
elettorale in cui si usa volentieri l’accetta. Si tenta di delegittimare gli
avversari per non affrontare la situazione del Paese che mi pare invece
estremamente seria».
Durissima la nota dell’ufficio stampa dei Ds: «Al solito, quando va a Porta
a Porta, il presidente del Consiglio perde la testa. Quindici giorni fa si è
inventato rivelazioni sui Ds che si sono dimostrate fasulle e ridicole. Ieri
sera però Berlusconi ha passato il segno del lecito, rivolgendo accuse
gravissime di cui dovrà assumersi la responsabilità. Noi ribadiamo la nostra
scelta di non inseguire il premier nei suoi deliri e consigliamo agli italiani
di non starlo più a sentire».