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7 Aprile 2005

I costi di un’alternanza annunciata

Autore: Tito Boeri
Fonte: lavoce.info

Come cinque anni fa, le elezioni regionali ci hanno restituito un paese al contrario, in cui chi decide perché ha la maggioranza in Parlamento è convinto di perdere le prossime elezioni politiche e chi, invece, siede sui banchi dell’opposizione pensa di avere già vinto. Sono le condizioni peggiori per prepararsi alla prossima legislatura. Perché chi è all’opposizione non ha gli stimoli necessari per accordarsi su di un lungo programma di governo, che regga ben al di là dei primi ostacoli, mentre chi governa ha tutto l’interesse a lasciare al successore un quadro di finanza pubblica fortemente compromesso. Non si tratta di un semplice “ciclo politico”, è un modo di usare il “diritto di prelazione”, il fatto di essere ancora per un po’ il governo in carica, per ostacolare i primi passi del governo successivo, rendendo in questo modo più probabile una nuova alternanza.

Con tre aggravanti



E’ successo cinque anni fa: secondo la ricostruzione offerta recentemente dall’Istat, il disavanzo è aumentato nel 2001 di circa un punto di Pil. Le dichiarazioni del Presidente Berlusconi dopo il voto fanno ritenere che il peggioramento sarà nel 2006 ben più consistente. Con tre aggravanti.
La prima è che lo stato dei nostri conti pubblici è oggi molto peggiore che nel 2000. A bocce ferme, si prospetta per il 2006 un 4,6 per cento di disavanzo (secondo le previsioni della Commissione Europea). Se a questo aggiungiamo la prospettata terza tranche della riforma fiscale, pari a un punto di Pil, si arriva al 5,6 per cento. Basterebbe che Eurostat continuasse a non voler convalidare alcune partite sui conti pubblici del 2004 per trascinarci a un 6 per cento di disavanzo.
Seconda aggravante il fatto che l’avanzo primario (quello al netto della spesa per interessi) in questo scenario è destinato per la prima volta a tornare in territorio negativo dopo il 1991.
La terza aggravante è che il debito pubblico tornerebbe ad aumentare. In televisione il presidente del Consiglio ha parlato di 6 punti di Pil di privatizzazioni che riporterebbero il debito sotto il 100. Ma ha dimenticato di precisare che le previsioni di crescita del debito nel 2006 incorporano già un 2 per cento di privatizzazioni all’anno, peraltro molto difficile da realizzare. Quindi ci vorrebbero ben 10 punti di