15 Novembre 2004
Giustizia, l’Anm all’attacco “Basta insulti ai magistrati”
ROMA – Non sono tollerabili “insulti” e “delegittimazioni” della magistratura perché in questo modo, soprattutto se le offese provengono da altri poteri dello Stato, si mina “la credibilità delle istituzioni”. L’Associazione nazionale magistrati scende in campo a difesa di giudici e Pm che in questo ultimo periodo sono stati attaccati per le loro iniziative giudiziarie, esprimendo loro “stima e solidarietà”.
La presa di posizione è contenuta in un documento approvato dal parlamentino della Anm riunito per decidere le iniziative con cui affiancare lo sciopero del 24 novembre contro la riforma dell’ordinamento giudiziario. E si riferisce ai casi del Pm di Milano Ilda Boccassini, del Pm di Reggio Calabria e di quelli di Aosta che indagano sul delitto di Cogne e dei magistrati di sorveglianza di Roma che hanno concesso benefici a Giovanni Brusca.
“Il controllo della pubblica opinione sull’operato della magistratura è elemento stesso della democrazia. Ma campagne di delegittimazioni e insulti nei confronti dei magistrati, soprattutto se provengono da esponenti delle istituzioni – avverte l’Anm – danneggiano la giustizia e minano la credibilità delle istituzioni”.
Il sindacato delle toghe elenca quindi puntigliosamente i casi ai quali si riferisce: “In questi ultimi giorni un pubblico ministero di Milano è stato accusato di golpismo ed accanimento giudiziario solo per avere nella funzione di pubblica accusa presentato le sue motivate richieste al giudice. Nella trasmissione televisiva del servizio pubblico ‘Porta a porta’ sul caso Cogne è stato consentito di accusare, senza replica, i magistrati che hanno condotto le indagini di coprire i veri responsabili dell’ omicidio. In Calabria un’indagine giudiziaria ha fatto emergere un quadro di delegittimazione orchestrata ai danni di magistrati impegnati nei confronti della criminalità organizzata. I magistrati di sorveglianza di Roma sono stati oggetto di aggressioni solo per aver applicato dei benefici previsti dall’ ordinamento penitenziario e dalle leggi collegate”.
Nel solidarizzare con i colleghi l’Anm sottolinea che “un corretto sistema istituzionale non può tollerare l’offesa e la delegittimazione della funzione giurisdizionale”.