Solleva un polverone la proposta del politologo Salvatore
Vassallo, lanciata ieri dalle pagine del Corriere di Bologna, di trasformare
le Feste dell’Unità in Feste dell’Ulivo. Ds da una parte, Margherita
dall’altra, con commenti che arrivano direttamente da Roma e rimbalzano
sulle note di esponenti e segreterie locali. E una «società civile» che chiede
alla politica di cambiare il modello stesso della festa.Ma in principio è il
nome.
Quella di cambiare il «marchio» delle feste è una possibilità «a
portata di mano», secondo il professor Vassallo, necessaria per riunire il
popolo del partitone sotto un simbolo comune. «Per oltre un decennio ?
scriveva ieri Vassallo citando il manifesto di Orvieto ? il progetto del Pd
è stato coltivato all’ombra di un sentimento che ci accomuna e di un simbolo che
ci rappresenta: l’Ulivo. Dopotutto, basta cambiare tre lettere». Da Unità a
Ulivo, appunto. Semplice? A giudicare dai primi fuochi, pare di no. A una
settimana esatta dall’apertura dell’happening nazionale a Bologna, la
proposta suscita reazioni diverse, anche molto accese. Le voci più forti
travalicano gli Appennini e arrivano direttamente dalla capitale. Come
quella di Arturo Parisi, che lanciò la proposta già alcuni mesi or sono.
«Partito nuovo, feste nuove, modi di fare nuovi. L’ho sempre detto», ha
commentato il ministro della Difesa. «Abbiamo perduto molti anni ? prosegue
Parisi, invitato quest’anno per la prima volta alla kermesse diessina ? non
vorrei che ne perdessimo altrettanti per arrivare ad una festa finalmente
unica. Abbiamo fatto le liste unitarie, abbiamo fatto i gruppi parlamentari
unici, stiamo eleggendo un segretario unico, che senso ha continuare a
svolgere feste separate?».
Attacca invece a testa bassa, e in direzione
opposta, il tesoriere della Quercia Ugo Sposetti. «Non so per conto di chi
abbai Vassallo ? tuona ? ma quel qualcuno dovrebbe mettergli la museruola. A
leggere le cose che dice il politologo uno si sente nudo, privo di storia e
di affetti. Passa anche la voglia di essere generosi». Secondo Sposetti le
parole di Vassallo «insultano centinaia di migliaia di persone che lavorano
con generosità perché il 14 ottobre (data delle primarie del Pd, ndr) sia
una giornata importante». Guai dunque, secondo i Ds, ad affacciare l’ipotesi
che il 62? compleanno delle feste coincida con il loro funerale, quand’anche
fosse un sereno passaggio alla miglior vita del Pd. Da Bologna si fa sentire
infatti via della Beverara. Secondo il coordinatore provinciale Raffaele
Donini, le parole di Vassallo sono «poco rispettose del lavoro che in questi
giorni i volontari stanno facendo sotto il sole ». Nel futuro, Donini vede
«le Feste dell’Unità convivere accanto alle Feste dell’Ulivo e alle Feste
del Pd». La soluzione è quindi triplicare le feste? Si vedrà. Ma per il
momento, insiste la Quercia Bolognese, affacciare ipotesi di metamorfosi è
quantomeno «indelicato ». Sul fronte opposto l’opinione di un navigato ex
dirigente comunista poi pidiessino poi diessino come Antonio La Forgia, oggi
esponente della Margherita e deputato ulivista. «È evidente ? osserva ? che
Vassallo ha ragione: con il Pd le Feste dell’Unità devono cambiare nome e
quella che sta per cominciare a Bologna dovrebbe essere l’ultima con questo
marchio».Chiusa la porta della politica, il popolo dei simpatizzanti pare
non voler mettere limiti alla provvidenza. «L’errore fondamentale ? osserva
il docente Paolo Pombeni ? è che si vuole pre-immaginare tutto. Ma Gramsci,
quando creò il Pci, non pensava alle feste. È difficile dire cosa succederà:
queste cose nascono spontaneamente». Non si appassiona al nome nemmeno
l’allenatore Renzo Ulivieri: «Le questioni di fondo sono altre. Guardiamo
alla sostanza». E anche «l’inossidabile » professor Stefano Bonaga vuole che
a cambiare sia soprattutto la struttura. «Trovare un nuovo nome ad una cosa
identica non ha senso ? spiega? Bisogna che diventi un luogo dei giovani, di
competizione tra idee nuove». L’ex sindaco Guido Fanti non ha dubbi:
«Saranno obbligati a cambiare nome, sarà una conseguenza logica del cambio
di partito, anche perchè mi chiedo se l’Unità resterà l’organo ufficiale ».
Contrario invece ad ogni mutazione è Ivano Marescotti. «Non vedo perché ?
osserva l’attore ? È un patrimonio da conservare, tanto più che da sempre ci va
gente di tutti i tipi. La Festa ha tenuto botta quando non c’era più il
giornale, può farlo anche se non c’è più il partito».