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24 Febbraio 2004

Federalismo, calano i sì tra chi vota Lega e Forza Italia

Autore: Renato Mannheimer
Fonte: Corriere della Sera

Si sente dire spesso che gli orientamenti della gente non cambiano mai. In molti casi è vero. In altri, come l’atteggiamento sull’autonomia regionale, no. Grossomodo otto anni fa, la maggioranza assoluta della popolazione italiana era favorevole (sia pure con forti differenziazioni di intensità a seconda dell’orientamento politico e, specialmente, della collocazione territoriale) al decentramento di potere alle regioni. Oggi lo ribadisce solo una minoranza, seppure molto consistente. Il mutamento di opinione è legato sia al contesto (oggi la critica verso il decentramento di poteri alle regioni è espressa in modo più diffuso ed evidente di quanto non fosse dieci anni fa), sia al fatto che molta strada in questo senso è gia stata percorsa, sia, in certi casi, ad una sorta di delusione per l’esperienza di questi anni da parte di alcuni governi regionali. Il mutamento di opinione riguarda tutta la popolazione. Ma si manifesta all’interno di quest’ultima in modo significativamente diseguale. Esso tocca un po’ più intensamente proprio gli elettorati che nel 1996 sostenevano maggiormente il decentramento di poteri, quali quelli di Lega e Forza Italia. Che restano, beninteso, più favorevoli di altri: ma con una enfasi minore.

Le variazioni più interessanti sono però quelle relative alla distribuzione territoriale. Che vede una maggiore intensità del mutamento di opinione in senso negativo (o di dubbio) al Centro e al Sud, nelle zone, cioè, che già otto anni fa si esprimevano in modo più critico verso il decentramento di poteri alle regioni. E che oggi lo vedono ancora più sfavorevolmente. Un andamento in parte simile si registra in relazione al cosiddetto «solidarismo regionale», secondo cui, proprio perché più autonome anche finanziariamente, le regioni più ricche dovrebbero aiutare le più povere o arretrate. Da sempre, queste ultime, localizzate nel Centro-Sud, sono più favorevoli al principio in questione, a fronte di un maggiore scetticismo nelle regioni del Nord.

Insomma, il quadro generale è in larga misura lo stesso del 1996: il Centro-Sud è più ostile ad ulteriori passaggi di poteri alle regioni e, se proprio ci deve essere, li vorrebbe più improntati al solidarismo. Al Nord, seppure con minore diffusione del passato, l’opzione di una maggiore autonomia regionale è tuttora espressa dalla maggioranza e c’è, specie nel Nord-Ovest, molto minore disponibilità al solidarismo.

Se dunque da un verso la struttura dello scenario è la medesima, dall’altro si registrano rispetto al 1996 almeno due importanti modificazioni. 1)La «voglia» di autonomia regionale, come si è visto, si è contratta dappertutto. 2) Si è allargata al tempo stesso la frattura tra Nord e Centro-Sud. Con una accentuazione, in misura più o meno intensa, della differenza di opinioni rispetto al decentramento di poteri alle regioni. Oltre che le componenti «strutturali», la spaccatura territoriale sembra progressivamente riguardare anche gli orientamenti dei cittadini.