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6 Maggio 2007

Fassino: Partito democratico Facciamolo nascere il 16 ottobre

Autore: Paolo Conti
Fonte: Corriere della Sera

«Marzo 2008 troppo lontano, così potremo avere un milione di elettori» E sul coordinatore: da D’Alema un tema vero, il nome lo decida Prodi

ROMA — Segretario Fassino: Prodi vuole la Costituente del Partito democratico a ottobre. Per Rutelli ancora cinque mesi di attesa sono troppi. Secondo lei?
«Per la maggioranza degli italiani il Pd già c’è. Nella società della comunicazione l’evento produce il fatto. Quindi c’è bisogno di rapidità: ma che sia sensata. Ormai è assurdo pensare a marzo 2008 come alla data per il congresso di fondazione: troppo lontano. Però un’assemblea a giugno rischierebbe di essere caratterizzata dal semplice accordo tra due partiti. Occorre un itinerario rapido e al tempo stesso partecipativo».

Torniamo ai tempi, segretario…
«Immediata costituzione in tutta Italia di comitati promotori che da qui a ottobre promuovano iniziative di presentazione del Pd, organizzino confronti sul manifesto del partito al fine di arricchirlo e lancino una vasta campagna di adesioni. Contemporaneamente definiamo il regolamento per le elezioni dell’assemblea costituente da tenersi all’inizio di ottobre. E il 16 ottobre, anniversario delle primarie del 2005, teniamo l’assemblea costituente che sia anche il congresso di fondazione del Pd. Così possiamo avere l’ambizione di puntare a un milione di elettori. Se è vero che il Pd non è solo la fusione tra Ds e Margherita, questi sono tempi rapidi ma che consentono un massiccio coinvolgimento dei cittadini. Penso al ruolo che avranno tra maggio e settembre le feste dell’Unità, della Margherita, dell’Ulivo per promuovere il Pd e raccogliere centinaia di migliaia di adesioni… E poi non dimentichiamoci che questo 27 maggio si vota in 34 capoluoghi di Provincia. Le migliori energie dell’Ulivo vanno concentrate adesso lì».

Prodi non vuole quote preordinate nell’assemblea. Lei?
«Sono d’accordo. Anch’io credo che l’assemblea debba essere il più possibile l’espressione diretta dei cittadini che si riconoscono nel Pd».

Lei ha nominato le feste di Ds e Margherita. Con la nascita del nuovo partito le feste dell’Unità spariranno?
«Diventeranno le feste dell’Unità per il Partito democratico. La parola Unità può essere declinata in vari modi, non solo per indicare una testata giornalistica ma anche il valore di un progetto. Non rinunceremo al più largo appuntamento italiano tra politica e cittadini. Le società di pubblicità calcolano che almeno un italiano su due visita almeno una volta una delle 3500 feste dell’Unità. Anzi, le do una notizia: il presidente del Partito democratico Usa, Howard Dean, mi ha annunciato che in estate un suo incaricato studierà le feste dell’Unità per trasferire l’esperienza negli Stati Uniti».

Chi coordinerà il Pd in questa fase transitoria? Massimo D’Alema non nasconde che vedrebbe bene lei in quel ruolo.
«D’Alema pone un problema vero. Un partito non si costruisce senza una struttura e una responsabilità politica che guidi il percorso ogni giorno. Ma ora non apriamo un toto-coordinatore. Prodi è il leader dell’Ulivo e del Pd? Decida chi e in che modo deve governare la delicata transizione. E noi siamo pronti ad accogliere la sua decisione senza aprire negoziati e discussioni».

Lei ironizza sul toto-coordinatore. Ma la questione di fondo, la leadership del Partito democratico? Bersani dice che un leader non si sceglie come se fosse miss Italia.
«Bella e giusta battuta, Bersani ne ha spesso di efficaci. Io non partecipo alla gara quotidiana sulla leadership. La ritengo inutile e deviante. Inutile perché un leader c’è e si chiama Prodi. Il giorno in cui, d’accordo con lui, decideremo di indicare il suo successore lo faremo nel modo più semplice. Chiamando tutti coloro che si riconoscono nel Pd a votare liberamente un nuovo leader. Deviante perché ora la nostra attenzione deve concentrarsi sulla costruzione del partito».

Quindi niente primarie per il leader a ottobre?
«A ottobre dobbiamo eleggere l’assemblea. Non credo che di qui a ottobre ci serva un leader diverso da Prodi».

Ma la politica è fatta di volti, di facce riconoscibili…
«Certo. Ma il rischio è che diventi solo quello».

Walter Veltroni guida tutti i sondaggi per la leadership del Pd. Questo dato le suggerisce qualche riflessione?
«I sondaggi misurano prima di tutto la popolarità. E non è un mistero che Veltroni sia molto popolare e stimato. I sondaggi indicano anche che i Ds sono in grado di mettere in campo un numero significativo di personalità con esperienza, meriti e autorevolezza per concorrere a una futura leadership. Da segretario, lo considero un riconoscimento al lavoro di questi anni».

E lei, Piero Fassino, si candiderà?
«Non è certamente un tema di cui mi occupo oggi…».

Il neonato Pd sabato si ritroverà con i ministri divisi tra Family day e anniversario della vittoria al referendum sul divorzio. Mastella dice alla Bindi: non lasciamo la Chiesa alla destra. Non sono spaccature pericolose?
«Il governo ha compiuto due scelte chiare. Un disegno di legge sui Dico, al quale non solo i Ds ma anche il congresso della Margherita ha ribadito il sostegno. E un piano strategico di interventi sulla famiglia che si discuterà negli Stati generali che il ministro Bindi sta organizzando per giugno. Non c’è conflitto e inconciliabilità tra il ritenere strategica la famiglia e il riconoscere i diritti a chi ha deciso di vivere la propria affettività in una coppia di fatto. I ministri? Non mi scandalizzo se partecipano a una manifestazione a titolo personale, senza per questo impegnare il governo».

E lei cosa farà sabato?
«Non parteciperò a nessuna delle due perché non ritengo opportuno che i leader politici sovrappongano la propria immagine ai contenuti delle manifestazioni. Seguirò con simpatia quella sull’anniversario del divorzio, perché come dirigente politico feci a suo tempo la battaglia per far vincere il no. E guarderò con attenzione al Family day. Penso che ci sarà tantissima gente e che sarebbe un errore considerarla tutta “di destra”. Ci sono per esempio obiettivi e proposte che mi sento di condividere. Non condivido invece l’ostilità ai Dico manifestata da alcuni promotori».

L’Ici, altro tema che divide il governo. Abolirla sulla prima casa, come vorrebbe Rutelli? O dirigere il «tesoretto» verso «altre urgenze», come afferma Prodi?
«Una premessa. Ora si vedono gli effetti positivi di una Finanziaria contestata all’inizio: crescita del Pil verso il 2%, riduzione del deficit al di sotto del 2,5%. Alleggerimento del debito. Cosa fare del surplus…. non mi piace la parola “tesoretto”? Una quota vada alla riduzione del debito. Una seconda aiuti la competitività, ovvero finanziamenti a infrastrutture e ricerca. Una terza sostenga i redditi con due priorità: pensioni più basse e ammortizzatori sociali per ridurre la precarietà del lavoro. Obiettivi coerenti con lo spirito e le finalità della Finanziaria. Abolizione dell’Ici? Se ne può discutere: ricordando però che i Comuni hanno già previsto esenzioni per le fasce sociali più basse».